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Malanca OB One 125, storia della bicilindrica 2T che segnò una generazione

Una raffinata bicilindrica due tempi che faceva sognare i ragazzi. Ecco la storia della Malanca OB One 125 che osò sfidare i colossi dell’industria motociclistica 

Una bicilindrica “fuori schema”

Nei primi anni Ottanta, in un panorama delle 125 stradali dominato da monocilindrici raffreddati ad aria, la Malanca OB One rappresentò fin da subito un qualcosa di totalmente nuovo. Prima e unica bicilindrica a due tempi di 125cm3 prodotta in serie, progettata per omaggiare il pilota della Casa Otello Buscherini, tragicamente scomparso nel 1976, l’OB One univa prestazioni da vertice e soluzioni tecniche innovative, pur restando opera di un produttore di dimensioni ridotte che presto avrebbe purtroppo incontrato limiti insormontabili…

Breve ritratto di Malanca

Fondata nel 1956 a Pontecchio Marconi da Mario Malanca, la Casa iniziò con piccoli ciclomotori da 50cm3, per poi evolvere verso motori propri nel 1970/71 con il “Testa Rossa”. Negli anni Settanta concentrò gran parte della produzione sulla 125 cm3 bicilindrica, guadagnandosi un solido palmarès in pista grazie ai successi di Otello Buscherini. Ma, dopo un incendio nel 1974 e la tragedia del ritiro dalle corse nel 1976, la gamma stradale divenne l’ultimo baluardo dell’azienda, in un settore sempre più esigente e concorrenziale. 

Il prototipo “a termosifone” 

La storia dell’OB One iniziò nel dicembre 1981 al Salone di Milano con un prototipo che condivideva telaio e componenti della SS5M, da cui si distingueva però per il nuovo motore bicilindrico raffreddato a liquido. La prima versione adottava un sistema di circolazione “a termosifone” (cioè senza pompa), mutuato dal motore Zündapp delle Laverda 125, e montava terminali di scarico Sebring prodotti in Austria. Dotata di cambio a sei marce, la versione di serie non raggiunse mai la produzione effettiva, ma offrì un’anticipazione dell’innovazione tecnica firmata Malanca.

Motore, trasmissione e ciclistica

Il motore era un bicilindrico a due tempi raffreddato a liquido da 125 cm3. Teste e carter erano in lega leggera e la potenza dichiarata di 22 CV a 7.500giri/min. La trasmissione primaria si affidava a  ingranaggi a denti elicoidali, mentre la frizione era multidisco in bagno d’olio con cambio a sei marce (sulla 6M e sulla Racing) in presa diretta. Dal punto di vista della ciclistica, il telaio doppia culla in acciaio di derivazione racing sfruttava il motore come elemento portante ed era abbinato ad una forcella telescopica Marzocchi da 35mm e ad un monoammortizzatore posteriore Sachs con regolazione del precarico molla su 5 posizioni. L’impianto frenante si affidava invece ad un singolo disco anteriore da 260mm con pinza a doppio pistoncino Sherco e ad un tamburo posteriore da 130mm integrato nel mozzo.Infine le ruote, con cerchi in lega Akron da 17”calzati da  pneumatici 110/70-17 e 130/70-17. Il tutto per un peso a secco di 125 kg.

Le versioni “5M”, “6M” e “Racing”

La ciclistica della OB One si basava su un telaio tradizionale di derivazione racing, con sospensioni raffinate e freni a disco all’anteriore. Già nelle versioni ”5M” (quella a 5 marce) del 1984 si notava il singolo disco anteriore e l’assenza del puntale sotto il radiatore, nonché ammortizzatori posteriori non a gas. In queste versioni non verrà più riproposto il parafango anteriore (quello visto a Milano) dotato di un piccolo spoiler con la funzione di convogliare l'aria sul radiatore. Il prezzo era di 2.950.000 lire.  
Nello stesso 1984 la gamma si ampliò però con l’OB One “6M”, che dalla 5 si distingueva per i cerchi Akron, il telaio dotato di monoammortizzatore posteriore con forcellone studiato ad hoc, per la strumentazione arricchita e la ruota anteriore, che poteva essere da 18” o, su richiesta, da 16”. Il prezzo saliva a 3.625.000 lire.  Poco dopo fu la volta della versione “Rancing”, con carenatura integrale e ruota da 16”: nel 1984 è 125stradale più potente e rapida disponibile, staccando le rivali di circa 10km/h. Il prezzo era di 3.780.000lire.

Un sogno più grande della realtà

Nonostante il fascino d’avanguardia, l’OB One rimase un prodotto di nicchia. La Malanca, alle prese con le economie di scala limitate e una rete di vendita ridotta, non riuscì a sostenere lo sviluppo di una moto che doveva vedersela con realtà ben più grandi come Aprilia, Gilera e Honda. Con la chiusura definitiva dell’azienda nel 1987, la OB One divenne l’ultimo atto del marchio. 

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