Gli sconosciuti cinquantini giapponesi che erano miti degli anni 80
Dal boom degli anni '70 fino agli '80: ecco i cinquantini che incarnarono lo spirito dei ragazzi giapponesi di fine millennio
Nella seconda metà del periodo Showa in Giappone, l'era della storia giapponese che corrisponde al regno dell'Imperatore Hirohito, dal 1926 al 1989, il "cinquantino" divenne più che una cilindrata: fu un universo in cui tanti giovani motociclisti trovarono accesso alla passione delle due ruote. In un contesto sociale ed economico in cui le moto di grande cilindrata restavano spesso fuori portata, queste piccole sportive o cittadine si trasformarono in oggetti di desiderio e in icone di stile. Ecco 15 modelli che nel sol Levante fecero la storia, inutile dire che alcuni di loro sarebbero stati più che bene anche da noi ma a causa delle barriere doganali non sono mai arrivati.
Honda Benly CB50 (1971)
Prima che le mini-sportive diventassero una moda, c'era lei: la Honda Benly CB50. Nata nel 1971, era una dichiarazione d'intenti. Il suo cuore era un raffinato monocilindrico a 4 tempi da 49 cm³, capace di urlare fino a 10.500 giri/min per sprigionare 6 cavalli. Con un peso piuma di 74 kg (a secco), un telaio in acciaio e un contagiri in bella vista — una rarità per la classe — la CB50 non era fatta per il solo tragitto casa-scuola. Anticipava il desiderio di "piccole moto da veri motociclisti".
Honda MB50 (1979)
Alla fine del decennio, nel 1979, Honda cambia musica con la MB50. Si affida a un vivace monocilindrico 2 tempi da 49 cm³, che erogava 7 cavalli con una spinta decisa. Il telaio a trave centrale "tipo X", un motore con bilanciere di equilibratura e le iconiche ruote Comstar la collegavano direttamente alle sorelle maggiori. La MB50 era la prova che i "cinquantini" non erano più solo ciclomotori, ma vere e proprie moto in scala ridotta.
Honda MBX50 (1982)
Con la MBX50 del 1982, l'evoluzione diventa rivoluzione. Arriva il raffreddamento a liquido per il suo motore 2 tempi da 49 cm³, che ora tocca i 7,2 cavalli, il massimo consentito dall'autoregolamentazione. Ma il vero salto di qualità era nella ciclistica: una solida forcella da 29 mm e la sospensione posteriore Pro-Link. La MBX50 inaugurava il concetto di sportiva da 50 cm³ adatta anche al turismo, unendo agilità e prestazioni a un comfort e una posizione di guida più rilassata.
Yamaha RZ50 (1981)
Yamaha non stette a guardare e, nel 1981, lanciò la sua RZ50. Il suo motore 2 tempi da 49 cm³, raffreddato a liquido, erogava 7,2 cavalli ed era incastonato in un solido telaio a doppia culla in acciaio, proprio come le sorelle maggiori. Fu la prima ad adottare il sistema YEIS per ottimizzare l'aspirazione. In un'epoca in cui le mini-sportive stavano esplodendo, la RZ50 era la risposta perfetta per chi voleva sentirsi un vero pilota.
Kawasaki AR50 (1981)
Nello stesso anno, Kawasaki giocò una carta diversa con la AR50. Mentre la concorrenza puntava sul raffreddamento a liquido, la casa di Akashi rimase fedele alla sua filosofia "dura e pura", proponendo un grintoso 2 tempi da 49 cm³ raffreddato ad aria. Con 7,2 cavalli e un peso di soli 72 kg (a secco), era una delle più leggere. L'AR50 rappresentava una scelta più classica ma non meno aggressiva: una moto compatta ed essenziale..
Suzuki RG50 (Gamma) (1982)
Nel 1982, Suzuki alzò l'asticella con la RG50Γ, portando la tecnologia della moto campione del mondo direttamente sulla strada. Il suo motore 2 tempi da 49 cm³ raffreddato a liquido, con cilindro in alluminio e valvola lamellare (power reed valve), erogava 7,2 cavalli. La ciclistica era da prima della classe: telaio a doppia culla e sospensioni con sistema anti-affondamento ANDF. Con i suoi 69 kg (a secco), era la più leggera del segmento.
Honda NSR50 (1987)
Arrivata nel 1987, la Honda NSR50 era la replica in scala perfetta. Il suo motore 2 tempi da 49 cm³, capace di 7,2 cavalli a 10.000 giri/min, era alloggiato in un moderno telaio a tubi gemelli (twin tube). Ruote da 12 pollici, freni a disco anteriori e posteriori e cambio a 6 marce completavano un pacchetto senza compromessi. Salirci sopra significava sentirsi subito Freddie Spencer. Il peso a secco corretto è 76 kg.
Suzuki GAG (1986)
Con un colpo di genio, nel 1986 Suzuki inventò le mini-moto carenate con la GAG. Invece di un rabbioso 2 tempi, montava un docile monocilindrico 4 tempi da 49 cm³ e 5,2 cavalli. Con ruote da 10 pollici e un telaio a doppio trave posteriore (double backbone), la GAG era puro divertimento. Aprì una strada diversa, dimostrando che un "cinquantino" poteva essere un oggetto di stile urbano, simpatico e accessibile.
Yamaha TDR50 (1988)
La Yamaha TDR50 del 1988 era la "regina urbana" nascosta. Equipaggiata con un brillante motore 2 tempi da 49 cm³ raffreddato a liquido da 7,2 cavalli, aveva un'impostazione da "dual-purpose" in miniatura. Grazie alla sua agilità e al motore scattante, era imbattibile nel traffico cittadino stop-and-go, unendo il divertimento sportivo alla mobilità intelligente.
Yamaha YSR50 (1986)
Presentata poco dopo la Suzuki GAG, la Yamaha YSR50 consolidò il fenomeno delle "mini-repliche". Yamaha scelse un motore 2 tempi da 49 cm³ raffreddato ad aria, capace di 7 cavalli. Il design era un omaggio in scala alla mitica YZR500 da Gran Premio, con ruote da 12 pollici e una carenatura aggressiva. La YSR50 divenne l'emblema di un'intera generazione che sognava la pista.
Suzuki Hustler 50 (1971)
Mentre molti pensavano all'asfalto, nel 1971 Suzuki guardava oltre con la Hustler 50. Questa moto rappresentava l'anima off-road del segmento, spinta da un motore 2 tempi da 49 cm³ con ammissione a valvola rotativa, una soluzione tecnica che garantiva 6 cavalli. Con ruote da 17 pollici e una ciclistica da "full-size", era perfetta come moto d'ingresso al mondo del fuoristrada.
Honda CT110 (1981)
Sebbene con i suoi 105 cm³ esca dalla categoria, la Honda CT110 del 1981 ne incarna lo spirito. Basata sull'affidabilissimo Super Cub, era una moto da trekking inarrestabile. Il suo motore 4 tempi da 7,6 cavalli, le ruote tassellate, i portapacchi e lo scarico alto la rendevano famosa in tutto il mondo come "Hunter Cub", un simbolo di avventura leggera e affidabilità totale.
Yamaha RX50 Special (1980)
Nel 1980, la Yamaha RX50 Special mostrò un'altra faccia della categoria. Fu la prima "American" da 50cc di Yamaha, ma sotto le vesti da cruiser nascondeva un cuore grintoso: un motore 2 tempi da 49 cm³ raffreddato ad aria da 7 cavalli. Era una "dragster tascabile", un ibrido affascinante che univa prestazioni brillanti a uno stile più rilassato.
Honda Racoon 50 (1980)
In un mondo di piccole sportive, la Honda Racoon del 1980 scelse il relax. Era una mini-cruiser spinta dal motore della MB50, qui in versione 2 tempi raffreddato ad aria da 6 cavalli. Con il suo telaio basso, la sella ampia e comoda e il portapacchi di serie, dimostrava che la piccola cilindrata poteva essere un'espressione di lifestyle e di un motociclismo più calmo.
Kawasaki AV50 (1983)
Kawasaki, nel 1983, interpretò il tema della "moto da svago" con la sua AV50, una piccola e sbarazzina chopper. A spingerla c'era un motore 4 tempi da 49 cm³, che erogava 5 cavalli a 9.500 giri/min. Il manubrio alto, la sella che imitava una doppia seduta e uno stile inconfondibile la rendevano un puro oggetto di stile, ideale per chi voleva muoversi con originalità.
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