Honda VFR400R: la V4 che dominava il Giappone ma da noi non è mai arrivata
In Giappone sulla fine degli anni 80 la VFR400R s’è ritagliata un posto d’onore grazie ad un V4 dalle prestazioni incredibili. Magari fosse arrivato anche da noi…
La nascita della VFR400R NC21
In Giappone le moto di piccola cilindrata (fino a 400) sono da sempre le più vendute perché ottenere patenti per modelli di maggiore cilindrata e difficile , soprattutto, costoso. Anche se le moto sono picocle le richiesta degli appassionati non cambiano e così a fine anni 80 tutti sognavano le sportive e Honda seppe più di altre case accontentare le richiesta con un modello che entrò subito nella leggenda.
Tutto ebbe inizio nel 1986, quando Honda lanciò la VFR400R (NC21) con lo slogan ForceV4, simbolo di sicurezza e potenza. Il V4 adottava un albero a 180°, derivato dalle corse, con risposta immediata della trazione. L’impianto di distribuzione, supportato da punterie a perno con fine corsa regolabile e bilancieri a pallina, riduceva le masse in movimento e ottimizzava il flusso dei condotti.
Il vero colpo da maestro fu però la distribuzione ad ingranaggi, capace raggiungere regimi elevatissimi pe rl'epoca. Con 399 cm³, 59 CV a 12.500 giri e 4 kgm di coppia a 10.000 giri, la VFR400R mostrava una potenza e una coppia tali da far impallidire molte 600 della stessa epoca.
Telaio e sospensioni da corsa
Il telaio, derivato dalla RVF da gara, era in alluminio perimetrale, con sezione centrale 28×60 mm rinforzata da costolature interne che aumentavano torsione e rigidità laterale. Rispetto alla VF400F del 1982, la rigidità torsionale era raddoppiata e quella laterale quadruplicata, con 4 kg di peso risparmiati. Honda completò la trasformazione con la sospensione Pro-Arm monobraccio, novità assoluta che posizionava la VFR400R ben oltre le concorrenti della categoria, lasciando stupiti gli appassionati.
Evoluzione e versioni speciali
Dalla NC21, Honda sviluppò quindi la VFR400R NC24, introducendo modifiche direttamente derivanti dalle moto da corsa: scarichi più performanti, serbatoio ottimizzato per l’uso stradale, nuove ruote e una livrea più aggressiva. Non mancò poi la versione speciale in colori Rothmans, fedele alle HRC da gara, che accendeva la fantasia dei fan giapponesi. Il V4 migliorava la coppia in piega, la velocità di percorrenza delle curve e la maneggevolezza, confermandosi il 400 cm³ più performante dell’epoca. Negli anni successivi, Honda sfidò le in-line 4 cilindri dei competitor, continuando a sviluppare la linea NC30, praticamente un mini-RC30, con doppio faro e design quasi identico alla VFR750R da competizione.
Peccato che da noi non sia mai arrivata. Chissà come avrebbe conquistato gli appassionati italiani con motore V4, trazione eccezionale e design da gara…
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