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Storie di campioni - Mick Doohan, dall’inferno ai 5 mondiali consecutivi

Mick Doohan è stato protagonista di un'epoca, quella dei piloti americani e australiani, ha vinto 5 titoli mondiali consecutivi in classe 500 e dominato tutta la seconda metà degli anni '90. Ecco la sua storia

Gli inizi

Michael Doohan nasce a Brisbane il 4 giugno 1965, e infatti, molti anni più tardi tra i suoi soprannomi ci sarà Thunder from Down Under, il tuono australiano. Mick è l'ultimo di tre fratelli – tutti con qualche trascorso nelle moto – e mostra subito un carattere e una capacità non indifferenti sulle due ruote. Suo padre ha un concessionario Honda, i figli crescono scorrazzando su un ovale costruito per farli divertire e imparare il dirt track. Mick, che vincerà tutto, ma proprio tutto con la casa dell'ala dorata, in realtà nel suo esordio mondiale corre per Yamaha, in superbike. Dopo qualche stagione nei trofei nazionali, a 23 anni ottiene infatti due wild card. Le sfrutta al meglio con la moto di Iwata in Giappone e nella gara di casa: tre successi in quattro manche. Le selle di Yamaha nel motomondiale in vista del 1989 però sono già tutte occupate e a quel punto Honda decide di non farselo sfuggire.

 

 

Dall'esordio all'incidente

Per Doohan l'esordio non è semplicissimo: la NSR 500 è una belva intrattabile, almeno per Mick che è un rookie. Mentre Eddie Lawson e Wayne Gardner volano, lui fatica, ma il debuttante non ci mette moltissimo a capire la categoria: ottiene un terzo posto in Germania, a metà campionato. Poi non sale più sul podio, ma fa più punti del compagno di squadra, che si infortuna.

Il 1990 non inizia tanto meglio, ma nel corso della stagione Mick inizia a ingranare e nelle ultime due gare dell'anno centra un primo e un secondo posto. Ancora una volta la sua classifica è migliore di quella di Gardner, che fa fatica a difendere il ruolo di capo squadra. L'anno successivo è quello della consacrazione ad alti livelli: lui, Rainey e Schwantz danno vita a un campionato bellissimo, che Mick perde per soli 9 punti (sarebbe addirittura appena uno senza gli scarti).

 

Il 1992 sembra l'anno giusto: Rainey è in crisi con il telaio della Yamaha, La NSR invece è una arma formidabile nelle mani di Mick. L'australiano vince le prime 4 gare consecutive, poi arrivano due secondi posti e un altro successo. Niente sembra poterlo fermare, ma nelle prove di Assen, Doohan patisce un terribile incidente. Ricoverato in loco, viene “rapito” nottetempo dal dottor Costa, che gli evita una possibile amputazione della gamba destra e si prende cura del suo recupero. Le immagini della fuga – a cui si unisce anche Kevin Schwantz, pure lui infortunato – e dell'ingessatura delle due gambe insieme, fanno il giro del mondo e diventano storia. Mick lotta contro il tempo e a nemmeno due mesi dall'incidente torna in sella per difendere l'esiguo vantaggio su Rainey. Conclude al dodicesimo posto in Brasile, al sesto in Sudafrica, perde il titolo per appena 4 punti.

Per evitare l'amputazione delal gambe, il Dottor Costa fa portare Mick Doohan in Italia prendendosi cura della sua riabilitazione

 

Rinascita e dominio

Il 1993 è un anno difficile, ma prima della fine dell'anno Mick riesce a tornare al successo. Oltre al classico stile di guida “di traverso”, con il busto spostato verso l'interno della moto, Doohan sviluppa un'altra peculiarità: frena con un comando al manubrio, posto sulla sinistra, che può azionare con il pollice. Il piede destro infatti non è più in condizione di esercitare una corretta pressione sul pedale.

La classica posizione di guida di Doohan, con il pollice sinistro ad azionare il preno posteriore

 

Il 1994 segna l'addio dello sponsor Rothmans, ma nella livrea HRC Doohan finalmente vincerà il primo titolo. Senza più Rainey, ritiratosi per l'incidente che lo ha lasciato sulla sedia a rotelle, e con un Kevin Schwantz acciaccato per i molti infortuni della sua carriera, l'australiano è un vero rullo compressore: 9 vittorie e altri 5 podi su 14 gare, vittoria del mondiale con 143 punti di vantaggio su Luca Cadalora. Gli anni successivi non sono molto differenti. Nel 1996 solo Alex Criville riesce a infastidirlo in qualche occasione: come a Jerez, gara incredibilmente terminata con l'invasione di pista da parte del pubblico e la caduta dello stesso spagnolo, o a Eastern Creek, dove i due arrivano ai ferri corti e vanno entrambi a terra. Nel 1997 Doohan vince addirittura 12 gare su 15, record che rimarrà imbattuto fino al 2014, quando sarà Marc Marquez a riscriverlo. Nel 1998 è Max Biaggi a dargli filo da torcere, ma al termine del campionato arriva il quinto titolo consecutivo in classe regina. Non è un record, ma poco ci manca perché solo Valentino Rossi lo eguaglierà e solo Giacomo Agostini lo aveva battuto.

 

Il nuovo incidente e il ritiro

Nel 1999, ancora una volta durante le prove, ma in questa occasione a Jerez de la Frontera, terzo gp stagionale, cade e si frattura nuovamente la gamba, in una caduta a 180 chilometri orari. Alla veloce curva 4 si teme il peggio, con il pilota che per qualche momento perde anche conoscenza. A quasi 34 anni (per l'epoca non pochissimi), e con un infortunio patito dove si era fatto molto male già 7 anni prima, per Mick arriva il momento di dire basta: anche perché la moglie Seline aspetta un figlio. Jack diventerà poi pilota di automobilismo, rimanendo nel motorsport ma in un contesto più sicuro rispetto alle due ruote. Attualmente il figlio ventenne di Mick è pilota di riserva della Alpine F1, sempre seguito attentamente dal padre.

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