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Quella volta che Valentino Rossi non aveva né casco né tuta per provare la Honda 500

Arrivato a Jerez per i primi test con la Honda 500, Rossi si accorge di non avere con sé l'attrezzatura.  Trovata una  - divertente -  soluzione, monta finalmente in sella: “Uno di quei momenti nella carriera che un pilota non può dimenticare!”

Le disavventure del Dottore

Valentino Rossi ha un repertorio di storie da raccontare pressoché infinito, una delle più divertenti riguarda sla sua prima esperienza con la Honda 500. Ecco come l'ha ricostruita in un recente podcast.

Il primo test della 500 è bellissimo - racconta il Dottore - sono arrivato a Jerez alla fine del ’99  con due tute della Honda perché avevo fatto fare tutte le tute da Aldo (Aldo Drudi, il suo designer di fiducia ndr), però il mio manager si era messo d'accordo con l'Aprilia che avrei dovuto usare le tute Aprilia. Quindi sono arrivato a Jerez con due tute Honda nuove di pacca e non le potevo usare. Quindi  - ribadisce Valentino - senza tuta perché quella Aprilia l'avevo lasciata a casa”. 
Rossi racconta quindi di essere andato da Marcellino Lucchi (storico collaudatore Aprilia) che in quel momento stava facendo i test con Aprilia per farsi prestare la tuta e di aver chiamato l’amico Filippo Palazzi, a Tavuglia, per chiedergli di prendere un aereo portare a Jerez la tuta: “La roba più bella - racconta - è stata che sono andato per aprire la mia borsa del casco e invece di prendere quella col casco ho preso quella con le visiere. Quindi sono arrivato lì e ho aperto la borsa e dentro c'erano otto visiere ma nessun casco!”. Quindi, come racconta lo stesso Valentino, il colpo di genio: “No! Mi hanno rubato il casco! (perché arrivavano da Malpensa), bastardi! mi hanno aperto la borsa mi hanno lasciato solo le visiere!” 
Fattosi prestare la tuta da Lucchi ed il casco dal pilota Kawasaki della Superbike Gregorio Lavilla, Rossi è finalmente montato in sella alla 500: “uno di quei momenti nella carriera di un pilota che non ti dimentichi perché, quando gli dai il gas, quella lì proprio ti lanciava nella stratosfera. Mi ricordo la sensazione della pista che si stringeva.  Bella, una bella sensazione. Poi però alla velocità ci fai l'abitudine e il giorno dopo, il secondo giorno quando mi è arrivata anche la mia tuta - perché quella di Lucchi mi arrivava a mezzo polpaccio -  sono andato anche forte, subito veloce.” 
Velocissimo anche a Phillip Island, nel suo racconto Rossi accenna anche al primo (tralasciando quello delle tute e dei caschi) “inconveniente: “Poi è arrivata la prima sassata vera della 500, che è stata la Siberia, che è la 6. Lì arrivi da destra, in accelerazione, freni sinistra. L'ho buttata dentro troppo forte, mi è partita in ingresso e mi ricordo proprio come se fosse l'ammortizzatore. L'ho sentito comprimersi tutto e mi ha lanciato a casa di Dio. Ho fatto 1, 2, 3 e sbadabam!”.  

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