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Davide Brivio, il manager delle scommesse impossibili

Negli ultimi 20 anni è stato capace di portare Rossi in Yamaha, di vincere un mondiale con la Suzuki e ora di tirare fuori il meglio dal team clienti Aprilia, vittorioso a Phillip Island con Raul Fernandez

Davide Brivio ne ha combinata un'altra: sicuramente non eclatante come in occasione del passaggio di Valentino Rossi in Yamaha da Honda, o come nel 2020, quando ha conquistato il titolo della MotoGP con Suzuki e Joan Mir, ma vincere una gara con l'Aprilia del team clienti e un pilota come Raul Fernandez non è certo imputabile solo alla fortuna o all'allineamento di una serie di coincidenze benevole.

Lavoro di fino

A inizio stagione, gli ingredienti per un campionato di estremo rincalzo c'erano tutti. La RS-GP era una moto con buone potenzialità, ma da sviluppare e lo sviluppo si fa nel team ufficiale. Trackhouse invece è apparantemente clienti a tal punto che il team di Justin Marks non ha nemmeno un vero e proprio sponsor. In più, la batteria piloti offriva più incognite che certezze, con un rookie tutto da scoprire e un ex prodigio finito nell'anonimato. La prima gara ha regalato l'illusione di un Ogura da copertina, ma poi l'inesperienza e gli infortuni si sono fatti sentire, mentre Fernandez continuava a faticare.

Brivio però ha continuato a lavorare con pazienza sul materiale tecnico e umano a disposizione, cercando di ricostruire l'autostima del suo pilota più esperto. Piano piano i risultati hanno iniziato ad arrivare: un settimo, un quinto posto, fino al podio Sprint di Mandalika e alla vittoria di Phillip Island.

La testa sulle spalle

Più che uno scopritore di talenti, Brivio è abile a fare sbocciare e maturare i piloti a disposizione. Le sue capacità di costruire un ambiente sano e stimolante per chi deve guidare le sue moto sono state evidenti fin dai tempi del passaggio di Rossi in Yamaha, ma è stato in Suzuki che Davide ha fatto capire davvero a tutti il proprio valore.

Il manager brianzolo ha lanciato in orbita un carattere difficile come Maverick Vinales, ha rivalutato Aleix Espargarò, ha dato fiducia ad Alex Rins e ha fatto di Joan Mir un campione del mondo. In Suzuki ha fatto vedere a tutti che si poteva vincere anche senza il budget più importante e con quel motore 4 in linea da tutti vituperato. In Aprilia Trackhouse ha trasformato un potenziale fallimento in un progetto che ora luccica. Dove potrà arrivare questa scommessa? Molto dipenderà da come evolverà la RS-GP, ma una cosa è certa: un manager così è un valore aggiunto, averlo in un team privato un lusso.

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