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MotoGP 2018, intervista esclusiva a Guido Meda: “Le conseguenze mediatiche sul caso Fenati sono state eccessive"

MotoGP news – Durante il Gran Premio d'Aragon abbiamo potuto fare una chiacchierata con il telecronista della top class Guido Meda, che ci ha raccontato la stagione dal suo punto di vista. Il giornalista milanese ci ha parlato della sorpresa e della delusione di questo 2018, del caso Fenati e dei suoi (tanti) ricordi  da quando è telecronista della MotoGP
"Se dovessi lasciare le moto, passerei alla Formula 1"
Vice Direttore di Sky Sport e responsabile della redazione motori, Guido Meda è anche la "voce" della MotoGP per eccellenza e al MotorLand Aragon la nostra Serena Zunino ha potuto fare una chiacchierata con lui. Il giornalista milanese ha commentato la stagione in corso, quando ormai mancano sei gare alla fine del 2018, delle sorprese e delle delusioni e del rapporto che ha con Valentino Rossi. 

Mancano sei gare alla fine della stagione, come la commenti?
Per me è volata, e quando capita così vuol dire che ha un significato intenso. Non è stata difficile da portare avanti. A dispetto del fatto che Marquez sia leader con un grande margine, è stata una stagione interessante e importante. Si è riconfermata una tendenza che era già emersa l’anno scorso: con Dovizioso, con una Ducati che riempie quel vuoto generato nell’interesse nazionalpopolare dalle difficoltà di Valentino. Avere qualcosa o qualcuno di italiano che trascinaa, rende la stagione più stuzzicante. Valentino è un asset, anche per noi della televisione.

Qual è stata la sorpresa del 2018? E la delusione?
La vera sorpresa è stata l’efficacia di Jorge Lorenzo. È finita su tutti i giornali come la rivelazione, la magia che, purtroppo tardivamente, è scattata nel rapporto tra lui e quella moto. Ha smentito tutti noi giornalisti. Credo che il 90% della stampa che si occupa di moto fosse arrivata alla conclusione che Lorenzo non ce l’avrebbe fatta. Forse Sanchini era uno che ci credeva ancora, dà fiducia ai piloti. Bisogna anche ammettere che le circostanze in cui Lorenzo ha risolto i suoi problemi sono state strane, improvvise e impreviste. È stato difficile spiegare che un pezzo di plastica che cambia forma può trasformare completamente il feeling con questa moto, però è successo.
La delusione è stata la Yamaha che, dopo esser stata la moto di riferimento per anni, si è fatta prendere in contropiede da Honda e Ducati. Tranne l’anno che non ho commentato il Motomondiale, ho sempre raccontato almeno una vittoria di Valentino. Essere qui a bocca asciutta, mi fa un po’ effetto. Ho solo l’impressione che Yamaha abbia fatto passi indietro. Ho elaborato tutta una mia teoria: è cambiata la piramide di comando in Giappone, e probabilmente si è spostato qualcuno e chi ha preso quel posto non aveva gli stessi strumenti.

Completa la frase: “Per me Valentino Rossi è…”
Una leggenda, e questo lo può dire chiunque, e un riferimento. Non avrebbe senso nascondermi dietro ad una finta prudenza per non sembrare troppo valentiniano. È stato un riferimento nella comunicazione, nella quantità di vittorie, nel modo di vincere, nel modo di analizzare le cose e anche nel modo di sbagliare. Se è vero che è arrivato a 25 anni di carriera, a me ne ha regalati 18 da commentatore. Non sono mai entrato, e lui non l’ha fatto con me, in un’intimità che invece sui social sospettano. Questa è stata una cosa positiva, abbiamo mantenuto quel distacco che ti rende curioso. All’anno facciamo due interviste one-to-one e dopo ci ringraziamo per aver passato dei bei 20 minuti insieme. È un po’ come se ci sentissimo una garanzia. Non credo di averlo mai difeso più del dovuto, ma se devo muovere un dito per difenderlo lo faccio volentieri, come con tutti gli altri italiani.

Sui social invece si pensa che questa intimità esista davvero.
Aldilà di quello che si vede sui social, secondo me Sky negli approfondimenti, nei pre e nei post non è in preda a isterismi, follie, fanatismi nei confronti di qualcuno. Ci tengo personalmente perché associano me a Valentino, e il sillogismo dice: “Quindi è tutto pro Valentino”. No. È tutto: pro tutti o contro tutti. Con questo gruppo di lavoro siamo riusciti a trovare un modo per trattare tutto con carineria o durezza se serve – senza dimenticare il buonsenso - , l’ultimo caso di Fenati ne è l’esempio.

Parlando appunto del caso Fenati, a freddo come lo commenti?
Non ho cambiato di una virgola la mia posizione. Il gesto è stato osceno, la penalità non è stata congrua all’entità del gesto. Le conseguenze mediatiche sono state eccessive. È brutto vedere quotidiani e telegiornali generalisti che l’hanno sbattuto in prima pagina come il mostro. Dico che se non avessero sanzionato Fenati con un buonismo da due soldi, avrebbero evitato che gli sponsor scappassero, che il team lo scaricasse come la MV. Si sapeva che fino a fine stagione Fenati era a riabilitarsi, a pensarci su.
Secondo me non tornerà quest’anno. Il team Snipers non può rimangiarsi un comunicato con quella durezza che è uscito lunedì dopo il Gran Premio.

Se potessi effettuare una modifica al campionato, cosa faresti?
Una è ironica: toglierei un paio di gare nel mese di agosto, per fare le vacanze con la mia famiglia. Mia moglie e i miei figli sono liberi ad agosto, io a luglio e mi sento un disadattato! (ride)
Quella realistica invece riguarda il mio “odio” personale per il discorso delle gomme. È un tema molto ingombrante, ma mi piacerebbe che se ne parlasse meno, anche se questa condizione delle gomme ci ha portato ad avere gare più combattute.
Quest’ambiente a volte viene accusato di essere gestito alla “carlona” e in maniera un po’ dilettantesca. È anche vero che se diventa come la Formula 1 si toglie una parte importante. Un po’ di provincialismo è un po’ il sale nella minestra.

Se chiudi gli occhi, nella tua carriera da telecronista nel motociclismo, qual è il ricordo più bello?
Una delle gare a cui sono più affezionato, che mi ha divertito di più, è stata senza dubbio quella di Barcellona nel 2009, con il duello tra Rossi e Lorenzo.
Un momento molto bello riguarda una dichiarazione di Valentino. In una trasmissione calcistica gli venne chiesto quale fosse stata la novità più bella dell’anno e lui rispose: “Guido Meda alla telecronaca”. Per me quella fu straordinaria, io ero da poco entrato in un terreno che la gente non considerava mio, ed ero arrivato con un modo di commentare e un linguaggio che era un po’ di rottura rispetto a quello di prima.
Poi un altro ricordo personalissimo, riguarda la vittoria di Valentino in Brasile. Io ero appena diventato papà per la prima volta. Mia figlia era nata il giovedì e il giorno dopo sono partito. Quando lui è passato sul traguardo io ho urlato “Grazie Dottor Rossi, il Dottor Rossi c’è!” In realtà stavo mandando un ringraziamento al Dottor Gabriele Rossi che era stato il ginecologo di mia moglie.

Se dovessi scegliere di commentare un altro sport, cosa sceglieresti?
La Formula 1, mi sentirei in un terreno amico. Anche se questa è solo una suggestione: il telecronista più bravo della F1 ce l'abbiamo già, è del mio team ed è Carlo Vanzini. Mi sono affezionato al mio ruolo di telecronista con le moto. Se invece mi chiedi cosa vorresti fare da grande: ti dico che vorrei tornare a fare Top Gear e farlo per altri 30 anni, e mi piacerebbe occuparmi di prodotto auto e moto e raccontare come le vivo.

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