Yamaha XJ 650 Turbo, il flop sovralimentato di Iwata
Nel 1981 nacque la XJ 650 Turbo, un modello prodotto da Yamaha con motore sovralimentato il cui scopo era sfidare ad armi pari la Honda CX500 Turbo. Ma era una moto tecnicamente avanzata e fin troppo futuristica nell’estetica, che non venne capita

All’inizio degli anni ’80, nel pieno di un entusiasmo tecnologico senza precedenti, le grandi case motociclistiche giapponesi si tuffarono nel mondo dei motori sovralimentati, lanciando una sorta di sfida le une alle altre. Forti del proprio ego, in particolare Honda e Yamaha condensarono il ciclo produttivo di diversi modelli mettendo in secondo piano ogni logica razionale dal punto di vista economico/imprenditoriale pur di ottenere un primato. Ne è un esempio di questa “guerra” la nascita della Yamaha XJ 650 Turbo, modello che venne alla luce con lo scopo di contrastare l’avvento sul mercato della Honda CX500 Turbo.

Yamaha non era nuova al tema della sovralimentazione, già nel 1970 aveva sviluppato un V8 biturbo per un prototipo da corsa in collaborazione con Toyota. Ma nel mondo delle due ruote, l’idea di portare il turbo su strada divenne concreta solo nel 1980, quando l’azienda ordinò al reparto R&D di Iwata di sviluppare una moto turbo in tempi record.
Si tenta la "maxi", ma arriva la media

Dopo un primo esperimento basato sulla XS1100, i tecnici di Iwata si resero conto che la soluzione migliore era utilizzare una base tecnica più rodata ed affidabile, per questo motivo scelsero la XJ 650.
Era una quattro cilindri in linea leggera, affidabile e molto apprezzata per compattezza e maneggevolezza. Per adattarla al turbo, Yamaha fece scelte precise: niente iniezione elettronica (troppo complessa all’epoca), perciò ripiegò su una più tradizionale iniezione a carburatore, con elementi Mikuni da 30 mm.
Il motore, con distribuzione a due valvole per cilindro e raffreddamento ad aria, ricevette aggiornamenti nei materiali per reggere meglio le sollecitazioni, e il turbo Mitsubishi fu posizionato in basso, tra il basamento e la ruota posteriore, per tenere sotto controllo le alte temperature. Dal punto di vista tecnico, la moto era un piccolo capolavoro. Aveva una potenza di 90 CV a 9.000 giri/min., (70 CV a 9.400 giri/min. la versione aspirata), una coppia di 8,33 kgm a 7.000 giri/min. e una velocità massima di 210 km/h. Grazie a un sistema di lamelle che escludeva il turbo ai bassi regimi, Yamaha riuscì anche a ridurre il fastidioso turbo-lag, migliorando l’erogazione.
Presentata al Salone di Tokyo del 1981

Tuttavia, la tecnica avveneristica del propulsore sovralimentato non fù sufficiente a conquistare il pubblico, che puntò il dito contro il design; futuristico ma troppo spigoloso e sgraziato. La carenatura in plastica, il cupolino pronunciato e una linea poco armoniosa richiamavano ad un film di fantascienza più che ad una moto sportiva. In Italia, la XJ 650 Turbo arrivò con un prezzo di 8.800.000 lire, non esagerato se confrontato con i 9.750.000 lire richiesti per la Honda Turbo, ma molto distante dai modelli aspirati più accessibili.
La più venduta fra le sovralimentate
Nonostante l’interesse iniziale, le vendite si rivelarono modeste. In totale vennero prodotti circa 8.000 esemplari. La XJ 650 Turbo uscì di scena già nel 1983, a meno di due anni dopo il debutto, magra consolazione risulta il modello sovralimentato più venduto dell'epoca.
Il fiasco però non fu solo di Yamaha. Anche Honda, Suzuki (con la XN85 Turbo) e Kawasaki (con la GPz 750 Turbo) provarono la via della sovralimentazione, ma tutte finirono per abbandonarla. Troppo costosa, troppo complicata e, soprattutto, non abbastanza amata dal mercato di allora.
Oggi la XJ 650 Turbo è una testimonianza di un’epoca coraggiosa, in cui l’innovazione correva più veloce del gusto e della logica commerciale. Inoltre, le prestazioni erano paragonabili a quelle dei modelli di 750 cc dell’epoca, che essendo aspirate eliminavano alcuni inconvenienti del turbo quali l’elevato calore trasmesso e un comunque riscontrabile ritardo nella risposta al comando del gas.
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