La storia sconosciuta di Brian Crighton e l’idea folle di battere le 500 2T con una moto rotativa
Negli anni 90 il Motomondiale delle 500 ha vissuto un capitolo insolito e poco conosciuto: la breve apparizione della Roton RGP‑588 con motore rotativo. Un progetto unico non solo per l’architettura del motore, ma anche per essere stata l’unica moto “oversize” ammessa nella classe regina dei due tempi
Chi davvero ci credette
Concepito dal dottor Felix Wankel - da cui deriva l’appellativo con cui è comunemente ricordato - il motore rotativo apparve fin dagli anni Sessanta come una soluzione innovativa e ricca di prospettive. Numerosi costruttori, dalla General Motors alla Rolls-Royce investirono parecchie risorse nel progetto, scontrandosi però con le tante difficoltà incontrate sia nello sviluppo che nell’impiego pratico di questo “strano” propulsore. Tra le moto in molti ci provarono, tra le case che cicredettero di più ci fu Norton che, grazie al progetto portato avanti dall’ingegnere Brian Crighton diede sul finire degli anni Ottanta nuova vita ad un motore che sembrava ormai dimenticato
Come funziona il motore Wankel
Prima di passare alla storia di Norton, conviene forse ripassare alcune delle caratteristiche principali che distinguono i motori rotativi da tutti gli altri. Il principio di funzionamento del motore Wankel è sostanzialmente diverso da quello dei motori a pistoni. Invece di avere cilindri con pistoni che si muovono su e giù, il motore Wankel utilizza un rotore triangolare che ruota all’interno di una camera di forma appositamente sagomata. Durante ogni rotazione, il motore compie le quattro fasi del ciclo termodinamico (aspirazione, compressione, combustione e scarico) in maniera continua e fluida. L’assenza di movimenti alternati consente di ottenere vibrazioni ridotte e un funzionamento estremamente regolare, mentre la struttura compatta e leggera permette al motore di raggiungere elevati regimi di rotazione. Inoltre, il design riduce il numero di componenti in movimento, semplificando in parte la costruzione.
Per approfondire: Il motore rotativo Wankel: storia di un'illusione che non ha funzionato
Un progetto “autonomo”
Torniamo ora a Norton ed al progetto che portò alla nascita della RC588.
Negli anni ’80, l’ingegnere Brian Crighton cominciò a sviluppare, quasi in segreto, quella che sarebbe diventata la prima moto da corsa Norton spinta da un motore rotativo. Crighton lavorava in autonomia, nel tempo libero, mentre era ancora impiegato da Norton ed il prototipo, chiamato RC588, si basava sul motore bicilindrico rotativo da 588 cm3 raffreddato ad aria, già utilizzato sulle moto della polizia Interpol. Norton non mostrò grande entusiasmo verso l’idea di Crighton, almeno fino al passaggio di proprietà a LC Roux quando, finalmente, il progetto ricevette via libera. La moto fece le prime apparizioni in gare club nel 1987, finchèéla FIM classificò formalmente i motori rotativi nel 1990.
Il nuovo motore
Le principali modifiche rispetto al motore da polizia includevano alette ridotte, aspirazione ram-air tramite le prese sul cupolino e condotti di aspirazione più lunghi. Il sistema di flusso d’aria veniva inoltre semplificato sfruttando i gas di scarico per creare un effetto venturi a bassa pressione, che attirava l’aria attraverso il motore. Non potendo ricorrere a metodi classici come pistoni maggiorati o alzate delle camme, la messa a punto della Roton si basava quasi principalmente sul flusso dei gas di scarico. I carburatori SU furono sostituiti con Amal, e la potenza passò dai 79 CV del motore standard a 130 CV, raggiungendo i 140 CV in circuito ad alta velocità con effetto ram-air al massimo. Il telaio era invece un monobraccio Spondon in lega, abbinato a forcelle anteriori Kayaba e monoammortizzatore posteriore. I risultati non si fecero attendere: con la nuova RCW588, nel 1988 il team di gara schierava Trevor Nation e Simon Buckmaster, mentre Steve Spray vinse la gara finale del British Formula One Championship a Brands Hatch, pur non avendo mai guidato un rotativo prima.
L’anno successivo, l’RCW588 adottò il raffreddamento a liquido e la livrea classica JPS F‑1 nero/argento/oro. Spray e Nation furono ancora i piloti, con Chris Collis a dirigere il team, liberando Crighton per lo sviluppo. La moto sviluppava ormai 145 - 148 CV a 10.000 giri con carburante normale. Con lei Spray vinse sia il 750 cc TT Formula One sia i campionati britannici MCN/ACU. Nel frattempo, Norton introduceva il modello Commander a raffreddamento liquido, seguito dalla F1 sportiva basata sullo stesso motore.
La Roton RGP‑588: tecnica e caratteristiche
La RGP588 utilizzava lo stesso motore bicilindrico rotativo raffreddato a liquido della RCW588, ma abbinato in questo caso ad un cambio Yamaha a sei marce (invece di quello Triumph). Altra particolarità era l’albero motore che ruotava all’indietro, riducendo il sollevamento della ruota anteriore in accelerazione. Il telaio, sempre Spondon, era a tre sezioni abbinato a sospensioni WP davanti ed al mono posteriore al posto del doppio trave della RCW. Inoltre, i carburatori Mikuni CV rendevano la guida più fluida, con una potenza che raggiungeva sulla RGP588 i 135 CV a 10.750 rpm. Il tutto per un peso, a secco, di 135 kg.
I successi (e gli insuccessi) della RGP‑588
La moto partecipò al GP d’Australia 1991 a Eastern Creek con Spray alla guida, grazie all’interesse dell’imprenditore Chris Oldfield per una produzione destinata ai privati. La FIM autorizzò la partecipazione dopo pressioni di Crighton e Spray chiuse 15°, ottenendo 1 punto. Poco dopo, Grant Hodson vinse su Roton in un evento Formula One, con tempi superiori di 1,5 secondi rispetto a Spray ma l’accordo commerciale non si concretizzò: le Roton tornarono così nel Regno Unito, gareggiando sotto il nome Crighton Norton con sponsor Duckhams. Intanto, Ron Haslam portò uno dei Norton rotativi al 12° posto nel British GP di Donington ’91 mentre Ian Simpson vinceva qualche anno più tardi il British Superbike Championship 1994.
Il futuro CR700P e CR700W
La storia però non si interrompe qui: Brian Crighton ha continuato il progetto prima con la CR700P, moto birotore da 700 cm³ con una potenza massima di 200 CV per un peso di soli 135 kg derivata dalla NRV 588 del 2007 e, a fine 2021, con la Crighton CR700W da pista, “mostro” con sistema di raffreddamento a gas pressurizzato e intercooler nella coda da 220 CV e soli 129 kg di peso.