La Ducati più bella è del 1959. Storia della (dimenticata) Elite 200
Alla fine degli anni ’50, Ducati presentò al mondo la Elite 200, motoleggera in stile gran fondo pensata per chi cercava stile e prestazioni. Il design raffinato, le generose cromature e i tanti dettagli curati ben si sposavano col nome scelto da Borgo Panigale. Peccato solo che le prestazioni non fossero all’altezza
Ducati Elite 200
Alla fine del 1959, Ducati decise di arricchire la propria gamma con la Elite 200, una motoleggera pensata per coniugare sportività ed eleganza. Il “contesto storico” in cui fu presentata è importante: sono gli anni in cui le 175 italiane dominano ancora il mercato, con le gare di gran fondo che ancora catturano l’immaginazione degli appassionatila. È qui che la Elite (il nome non fu scelto a caso) si distingueva dalla concorrenza: il suo design era più “raffinato”, con forme eleganti e tondeggianti, per non parlare delle cromature e del bellissimo serbatoio rosso ciliegia metallizzato. La cilindrata inoltre era maggiore, come a promettere maggior potenza e prestazioni ben superiori. Un modello insomma che incarnava lo spirito di un tempo in cui la moto non era più soltanto un mezzo di trasporto, ma anche e forse sopratutto un oggetto di divertimento e status. Tuttavia, come vedremo, questo fascino non si tradusse in vendite eccezionali. A differenza di molte 175 dell’epoca, la Elite 200 non brillava infatti sul piano delle prestazioni reali: i depliant dichiaravano 140 km/h, mentre sul libretto erano riportati 135 km/h con scarico libero, ma diverse 175 con distribuzione ad aste e bilancieri riuscivano a raggiungere velocità ben superiori. Fu un flop? Forse non del tutto ma, certo, le cose andarono diversamente da quanto sperato in Ducati…
Pregi e limiti

Negli anni ’50, Ducati non aveva ancora consolidato una reputazione di affidabilità e durata: i motori tendevano a diventare rumorosi dopo pochi mesi, probabilmente a causa di cuscinetti sottodimensionati. Inoltre, i meccanici dell’epoca, spesso “generalisti”, non erano abituati al sofisticato monoalbero Taglioni, raffinato ma complesso da gestire. La Elite 200 non sfuggiva a questi limiti, che ne attenuavano in parte il fascino. Tuttavia, motore e cambio restavano di buon livello: coppia generosa, erogazione regolare, cambio e frizione tra i migliori disponibili all’epoca. La ciclistica era eccellente: stabile, maneggevole e dotata di freni a tamburo, l’Elite assicurava una guida piacevole e sicura. Come accennato, il motore monocilindrico da 200 cm3, con coppie coniche, era raffinato e delicato, croce e delizia per gli appassionati Ducati. La potenza era di 18 CV a 7.500 giri, sufficiente a spingerla fino a 140 km/h, con un peso a secco di 106 kg.
I dettagli
La Ducati Elite 200 incarnava il meglio delle moto leggere italiane. Era bella e, almeno su questo, non c’erano dubbi. Il design originale e curato rimase non per nulla difficile da eguagliare negli anni successivi. Il serbatoio, derivato dalla 175 Sport, aveva forme anatomiche e un’identità immediatamente riconoscibile, con ganci per fissare mappe, plaid o borse, come nelle gran fondo dell’epoca. Cromature abbondanti, doppio scarico laterale destro e dettagli in alluminio lucidato la distinguevano dalle concorrenti. I semimanubri avevano leve dritte, con quello di destra dotato di manettino per l’arricchitore; la strumentazione comprendeva solo tachimetro e contachilometri. Il faro Aprilia, verniciato in tinta con serbatoio e parafanghi, era generoso nelle dimensioni, mentre il telaio giallo ocra evidenziava la bellezza insita del progetto. Anche la sella, con il rialzo posteriore per il passeggero, era decisamente originale. Sicuramente, che la vedeva passare si voltava a per guardarla.
Come si guidava
Come tutte le sportive dell’epoca, la posizione in sella era imposta da un manubrio basso in due pezzi e da pedane avanzate. Se questo favoriva il comfort del passeggero, obbligava il pilota a una postura poco naturale per il controllo ottimale della moto. Nonostante ciò, compattezza, peso contenuto, ciclistica di qualità e motore ben erogante rendevano la Elite 200 docile e sicura. Cambio e frizione si apprezzavano soprattutto sui percorsi tortuosi, mentre sui rettilinei la conformazione del serbatoio permetteva una posizione aerodinamica simile a quella dei piloti delle gare di gran fondo. Inoltre, altra particlarità era data dal frenasterzo regolabile, che fungeva da ammortizzatore di sterzo ante litteram, utile su percorsi sconnessi. Per lei, l’ideale era un percorso misto e un’andatura moderata.
Prestazioni e caratteristiche tecniche
Alimentazione: serbatoio 17 litri, riserva 0,8 l; carburatore Dell’Orto UB 24 BS, diffusore 24 mm, getti 98/50, spillo 2ª tacca, presa d’aria tipo 3100, vite aria aperta 1,5 giri.
Cambio: 4 marce, comando pedale a bilanciere lato destro; rapporti interni 1ª 2,75, 2ª 1,65, 3ª 1,18, 4ª 0,97:1.
Frizione: multidisco in bagno d’olio.
Trasmissione: primaria a ingranaggi elicoidali lato sinistro 2,500:1; finale a catena lato destro 2,812:1.
Telaio: monoculla aperta in tubi di acciaio trafilato.
Sospensioni: anteriore teleidraulica Marzocchi/Ducati; posteriore forcellone oscillante con due ammortizzatori teleidraulici Marzocchi, molla regolabile su tre valori.
Ruote: cerchi in acciaio cromato 18"x2"1/4; pneumatici anteriore 2,75–18 rigato, posteriore 3,00–18 scolpito; pressioni 2/2,25 bar.
Freni: tamburo centrale, diametro 180 mm anteriore (con presa d’aria per raffreddamento), 160 mm posteriore.
Impianto elettrico: alternatore 6V–40W a volano, batteria 6V–13,5 Ah; faro a tre luci bilux 6V–25/25W, posizione 6V–3W, posteriore 6V–3/15W; avvisatore acustico con pulsante sul manubrio.
Dimensioni e peso: lunghezza 1.990 mm; larghezza manubrio 580 mm; altezza massima 965 mm; altezza sella 800 mm; altezza minima da terra 130 mm; interasse 1.320 mm; peso a vuoto 111 kg.
Prestazioni dichiarate: velocità massima 135 km/h (senza silenziatore e con pilota abbassato); pendenza massima superabile 27%; consumo 1 litro/29 km; autonomia circa 490 km.
Longevità e diffusione
Nonostante la meccanica delicata, il rapporto tra prezzo di listino, 248.000 lire, e qualità percepita era alto. La Elite 200 restò in produzione praticamente invariata per oltre sette anni, resistendo a un periodo complesso per il mercato motociclistico italiano. Determinante fu però il successo all’estero, in particolare negli Stati Uniti, dove la moto trovava maggiore diffusione. Per i clienti d’oltreoceano fu presentata anche la versione Supersport, con camma più spinta e carburatore Dell’Orto SS 27, riservata per le gare locali delle derivate di serie. La produzione proseguì fino al 1966, quando la Elite 200 fu sostituita dalla Diana (portata fino a 250 cm3) e successivamente dalla versione supersportiva Mach 1.
Quotazioni e mercato usato
Complici i quasi sessant’anni trascorsi dalla fine della produzione, in vendita di Ducati Elite non se ne trovano molte. Tuttavia, i prezzi non sono proibitivi: fermo restando che molto di pende dallo stato della moto, dai km percorsi e, sopratutto, da livello e dalla qualità dell’eventuale restauro, una fascia di prezzo cui si può sperare di accedere è compresa tra i 6 e i 10mila euro. Chiaro, in questi casi servono buone doti di contrattazione…
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