Suzuki DR-Z 400: il giallo che non passa mai di moda
La piccola di Hamamatsu è più apprezzata oggi che un tempo: ottima per l'enduro facile grazie alla sua agilità, ha componentistica di qualità nelle versioni marchiate Valenti
Suzuki ha recentemente ripreso la sigla DR-Z per una nuova enduro e una supermotard di cilindrata medio-piccola. Colori, forme, impostazione generale e cubatura del propulsore vanno a riprendere un modello mitico della casa di Hamamatsu: la DR-Z 400 di inizio millennio. Ripercorriamone la storia.
Origini umili
La DRZ 400 viene presentata nel 1999, ma non suona come una novità nel panorama dual sport, perché sostituisce la precedente DR 350. La tre e mezzo giapponese era arrivata sul mercato nel 1990, in un momento in cui la facevano da padrona le grosse twin da 750 cm3 e oltre, possibilmente con parafango basso e cupolino. Era fuori moda già in partenza, ma il monocilindrico di 349 cm3 (79x71,2mm) SOHC raffreddato ad aria e olio da 30 cavalli, il telaio monotrave con doppia semiculla in acciaio e un peso contenuto, intorno ai 130 kg, la rendevano una compagna ideale per l'uso quotidiano, tanto in città quanto in fuoristrada. Tutti erano in grado di usarla, era affidabile e con bassi costi di gestione. Rispetto alla sorella più grande, da 650cc, aveva meno ambizioni rallistiche, ma in fondo si comportava anche meglio, soprattutto dove servivano leggerezza e maneggevolezza.

Salto in avanti
Dopo quasi un decennio di onorata carriera e piccoli miglioramenti, Suzuki decide di mettere le mani sul progetto e dargli nuova forma. Innanzitutto viene rivista profondamente la meccanica: il monocilindrico passa a 398 cm3 (90x62,6mm) e guadagna il raffreddamento a liquido, la distribuzione è bialbero DOHC, mentre l'alimentazione rimane a carburatore. La potenza si attesta sui 30/40 cavalli a seconda delle versioni, cavalli decisamente sfruttabili lungo tutto l'arco di utilizzo. La ciclistica vanta una moderna forcella Showa a steli rovesciati da 49mm di diametro e un monoammortizzatore regolabile per le versioni più “racing”. Il peso rimane contenuto, ma l'altezza sella non è per tutti.

La moto che vuoi
La gamma viene differenziata in tre varianti. La DR-Z 400 S è la più stradale ed è anche la più pesante, oltre a essere equipaggiata con sospensioni più morbide e un mono non regolabile. L'altezza sella è fissata a 890 millimetri, la massa arriva a 144 chilogrammi. Il rapporto di compressione è meno spinto (11,3:1) rispetto alla DR-Z 400 (12,2:1) e il motore ha una trentina di cavalli.
La 400 “pura” invece è senza avviamento elettrico e più vicina a una enduro specialistica: il motore arriva a erogare circa 38 cavalli, il peso scende a 132 chilogrammi, il carburatore è un Keihin da 39 millimetri di diametro invece del Mikuni da 36. La sella è più alta rispetto alla S, siamo a 945 millimetri, le sospensioni sono regolabili. In Italia è importata da Valenti. Infine c'è la DR-Z 400 E, uguale a quest’ultima ma dotata del provvidenziale avviamento elettrico.
Dal 2002, sull’onda del successo globale delle supermotard, la E viene venduta con doppia omologazione: ruote 21-18 e 17-17, l'anno successivo viene rivista la testa e la potenza supera i 41 cavalli. Altre evoluzioni di non poco conto che si aggiungono sono la diversa inclinazione del cannotto di sterzo, la forcella da 49 millimetri, il serbatoio in plastica. Nel 2005 arriva il vero e proprio allestimento SM, con ruote da 17”, ma senza doppia omologazione. L'impianto frenante è più potente, con dischi freno a margherita.

Poche vendite, tanti rimpianti
La DR-Z è stata una moto non troppo apprezzata all'epoca: le enduro specialistiche da 450cc in quel periodo offrivano prestazioni superiori e le moto “dual” erano ormai passate di moda. La versione S è addirittura scomparsa dai listini nel 2001-2002, per poi tornare fino al 2008, quando è rimasta disponibile solo negli USA, in Australia e Brasile. Più fortuna ha avuto la versione SM: aggressiva fin dalla colorazione e divertente, aveva un motore apprezzabile e meno difficile rispetto ad altre motard di derivazione enduro, come la Honda XR.
La DR-Z oggi
Questa piccola Suzuki è sempre stata una moto che ha richiesto poca manutenzione e non ha mai dato grossi problemi. Le prestazioni sono valide ancora oggi, più di diverse moto contemporanee, i consumi ottimi. Le noie più comuni possono venire dal tendicatena o dal carburatore, ma sono affrontabili. La DR-Z 400 tra l'altro conta diversi estimatori e un forum dedicato dove gli appassionati sono pronti a fornire consigli basati su larga esperienza.
Per quanto riguarda le quotazioni invece, la questione si fa un po' più delicata: pochi sono gli esemplari in giro (soprattutto della E), diversi sono “pasticciati” e non è raro dovere spendere più di 3.500-4.000 euro per portarsi a casa l'oggetto del desiderio.
