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Intervista a Matteo Orazi: “Guidare sopra i problemi, la filosofia di vita di mio papà Vittoriano”

Nel docufilm “Minimoto Revolution – La Genesi dei campioni”, su Sky Documentaries e On Demand viene raccontata la nascita della minimoto in Italia, portata da Vittoriano Orazi. Alla base del docufilm c’è la volontà del figlio Matteo di far conoscere questa storia, ma non solo…
Un docufilm da non perdere
Era la vigilia del Gran Premio di San Marino e della Riviera di Rimini quando abbiamo partecipato all’anteprima del docufilm “Minimoto Revolution – La Genesi dei campioni” che da domenica 4 settembre potete trovare su Sky Documentaries, Now e On Demand. Un docufilm in cui viene raccontata la nascita delle minimoto, che ha dato i natali a grandi campioni quali Valentino Rossi, Marco Melandri e Manuel Poggiali tra gli altri. A presentare questo progetto, con la  la regia di Manuele Mandolesi, è stato Matteo Orazi, circondato dagli ex piloti che sono cresciuti con le minimoto e al termine della giornata la nostra Serena Zunino ha potuto fare una chiacchierata con lui.

Cosa ha rappresentato per te questo docufilm?
Una sfida, un traguardo difficile da ottenere perché sapevo che c’erano davanti tante complicazioni. Ma anche emozioni, belle, a volte anche totalmente forti per me e la famiglia che hanno rappresentato un dolore e quindi un ostacolo. Essere qui significa far rivivere la figura di Vittoriano e quello che ho visto è stata tanta gioia. Tante persone si sono riviste dopo anni. Mio papà era il domatore di queste bestie, ma tutti hanno dato un contributo e li ringrazio per quello che è stata la minimoto all’inizio e per quello che è ancora oggi.

Da cosa nasce questa idea?
Da un bisogno, quello di raccontare la storia di mio padre. Da piccolino non mi ero reso conto, per me era solo mio papà, crescendo poi ho capito quello che aveva cambiato nel mondo del motociclismo. Me lo hanno fatto notare le altre persone in termini di cambiamento, genialità o situazioni che si erano create grazie a lui. Mi sono detto che qualcuno doveva raccontarla questa storia. Ho fatto ricerche approfondite perché non c’era quasi niente e quindi stava finendo nel dimenticatoio. Così è partita la scintilla.

Cos’è per te la parte più emozionante del docufilm?
Sentire mio papà quando fa quelle interviste e soprattutto quando dice che qualcuno un giorno forse diventerà campione del mondo e dirà che veniva dalle minimoto.

Le minimoto cos’hanno rappresentato nella tua vita? Anche tu eri in sella.
Inizialmente divertimento, poi il saper affrontare la vita sopra i problemi. Perché quando sei sulla moto i problemi ci sono e bisogna correrci sopra. Me lo diceva mio papà, e crescendo ho capito questo significato anche nella vita di tutti i giorni. Poi ha rappresentato gioia, dolori, crescita anche a livello sportivo. Ci sono delle regole, degli avversari, è uno sport individuale, di rischio. Ora sto continuando a fare uno sport di rischio, come il parapendio, con la nostra azienda Vittorazi. Quindi mi ha portato nel tempo a conservare sia la parte agonistica, sia quella del voler vivere quell’adrenalina.

In che rapporti sei con gli ex piloti?
Non abbiamo un rapporto stretto, anche se mi piacerebbe frequentarli di più, perché siamo cresciuti insieme e siamo della stessa pasta. Quell’esperienza ci ha fuso insieme. Quei momenti sono indelebili e oggi quando uno li va a toccare sono esattamente come allora, i sentimenti sono belli e puliti, genuini. Sono convinto che nel mondo dove girano tanti interessi, corrotto, che ti stanca e ti logora, tante volte c’è bisogno di affetti quali la casa, la moglie, i figli, che danno quella linfa pulita.

Perché una persona dovrebbe guardare questo docufilm?
È molto interessante perché parla di tante vite, tante situazioni che si sono create. Non è solo dedicato a persone che sono nel mondo dei motori e delle minimoto. E poi ha tante chiavi di letture, riesco a leggerlo da diversi punti di vista. Oltre a essere emozionante è ben fatto a livello di cinematografia.

Proprio qui è esposta la prima minimoto.
Sì, è un oggetto storico, affettivo, scolpito dalle mani di mio papà. È un oggetto molto prezioso. Sono un tecnico e capisco la difficoltà nel poterla realizzare. Non bisogna ragionare con le disponibilità tecniche di oggi.

Che ruolo ha oggi il motociclismo nella tua vita?
Sono appassionato. Seguo le gare, anche in prima persona quando riesco tra MotoGP, SBK e CIV, sto cercando di portare anche le mie due bambine. Io continuo ad andare in moto, faccio qualche gara di enduro da appassionato, significa rimanere allenato dal punto di vista agonistico. Andando in moto vivo una realtà che mi piace tanto.

Quindi te lo chiedo, che pronostico fai in MotoGP?
Punto tutto su Francesco Bagnaia, perché trasmette qualcosa di sereno e pulito. Mi rivedo in lui per la sua determinazione, e mi piace come guida, è pazzesco. E poi sarebbe il trionfo del made in Italy, cosa su cui punto molto anche con la mia azienda.

Foto: Alessandro Palombini
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