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Intervista a Fabio Di Giannantonio: "In Speed Up ho trovato il giusto ambiente"

Moto 2 news - L'ultimo Gran Premio di Valencia decreterà il miglior debuttante della classe di mezzo e tra i favoriti c'è Fabio Di Giannantonio. Pilota del team Speed Up, il romano ci ha raccontato com'è andata questa sua prima stagione in Moto2, quali sono i suoi obiettivi futuri e cosa significa lavorare nel team factory di Luca Boscoscuro
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Due secondi posti nel suo anno da debuttante in Moto2. Così si presenta Fabio Di Giannantonio all'ultima gara stagionale, a Valencia, dove è in piena lotta per il titolo di "rookie of the year", ovvero di migliore debuttante nella classe di mezzo. La nostra Serena Zunino ha potuto fare una bella chiacchierata con lui prima che iniziasse il GP parlando del rapporto che ha con il proprietario del team Speed Up , delle differenze tra Moto3 e Moto2 e del suo sogno nel cassetto.

Qui a Valencia ti giochi il titolo “rookie” dell’anno, come la vivi?
Molte persone me lo dicono, ma per me non è una priorità. Sarebbe una cosa in più, ma in ogni caso voglio fare il massimo come sempre.
Questa è una pista che mi piace, sono sempre andato piuttosto bene e si può fare bene. La nostra moto potrebbe funzionare in modo particolare bene.

Non senti una pressione particolare?
La pressione c’è sempre. Tutti i fine settimana c’è da vincere la gara e voglio vincere. È sempre il mio obiettivo

Come giudichi questo 2019?
Sono molto contento delle prestazioni che ho avuto quest’anno, fin dall’inizio. Peccato non aver raccolto quello che ci spettava, in molte occasioni. Non parlo di sfortuna, ma semplici coincidenze o fatti che sono successi. In classifica ci troviamo in nona posizione e non è proprio il posto dove pensavo di essere. Ci sta perché è il mio primo anno, devo crescere e fare esperienza, mi serve da adattamento per il 2020. Nel complesso sono abbastanza contento.

Com’è questa Moto2?
Bella! È una moto vera. A confronto la Moto3 era un po’ un giocattolino, con cui ti divertivi. La Moto2 vuol dire guidare davvero, inizi a impegnarti sulla guida. È fondamentale il tuo stile, come usi la moto, c’è tanta potenza. Ogni volta che entro in pista dà gusto.

Che paragone fai con la Moto3?
È un grande cambiamento. Ovviamente anche il modo di lavorare cambia. In Moto3 c’era molta strategia, ci sono le scie, era importante anche il peso, e io in questo ero penalizzato. Qui invece si tratta soltanto di impostare la moto per farti sentire comodo, per avere un passo migliore. Sei soltanto tu, con la tua moto e la tua squadra che lavorate per dare il massimo e poi esprimerlo in gara. È bello perché fai la gara che puoi fare. Non come in Moto3 che se parti ultimo e trovi qualche scia sei subito davanti, non è molto meritevole. Qui devi lavorare sodo per cercare di migliorare.

Come ti trovi nel team?
La squadra sembra un po’ una famiglia. Sono tutti molto alla mano. Ho sempre cercato un ambiente così, perché se sto bene poi i risultati vengono da soli. È tutto più semplice. Con Luca vado molto d'accordo, condividiamo il pensiero su molte cose. Il prossimo anno puntiamo a migliorare i progressi fatti quest’anno. Essere nello stesso team è un vantaggio perché ci conosciamo tutti, e lo sviluppo della moto che abbiamo fatto quest’anno ce lo portiamo dietro.

Che consigli ti ha dato Luca?
In generale di adattarmi a qualsiasi tipo di condizione. Alla fine un pilota cerca sempre un aiuto da parte della moto, spesso questo può aiutare, ma il tuo modo di usare la moto può fare la differenza su certe condizioni, in alcuni momenti della gara. Devo fare io un passo verso di lei.

Qual è un aspetto positivo e uno negativo della tua moto?
Quello positivo è che riesco a salvare tanto le gomme, soprattutto nel tratto guidato è una moto che ti permette tanto sull’anteriore. Quello negativo è  un po' il boomerang, ovvero se esageri con l’anteriore rischi di metterlo in crisi e ti rovina la prestazione in gara. Bisogna lavorare poi sull’aerodinamica e la velocità sul dritto. Sono fiducioso, il team ci sta lavorando.

Stai lottando con Enea Bastianini, per il rookie of the year…
Anche lui si è adattato velocemente alla nuova classe, e in generale è sempre stato un pilota veloce. Ci conosciamo fin dalle minimoto ed ero sicuro andasse subito forte. Ha fatto anche lui una grande stagione.

Come sei cambiato in questi quattro anni di Motomondiale?
Sono arrivato qui che ero un ragazzino, dovevo scoprire tutto e conoscere anche me stesso all’interno di questo mondo. Ho dovuto anche capire cosa fosse la cosa giusta per me e anche il mio allenamento. Ora ho molta più consapevolezza, anche grazie ai risultati che ho ottenuto, e riesco a capire di cosa ho più bisogno in certi momenti.

Cosa vuol dire essere un pilota del Motomondiale?
E' un sogno. Corri veloce su delle moto fantastiche, in tutto il mondo.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Vincere un mondiale e arrivare in MotoGP. Se poi mi dovesse arrivare prima un’offerta dalla top class, che fai non lo prendi quel treno?

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