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Giacomo Agostini festeggia 80 anni: “Ho avuto più di quello che sognavo”

Il 16 giugno 1942 nasceva a Brescia Giacomo Agostini. Il campionissimo compie oggi 80 anni e ha festeggiato facendo il bilancio della sua esperienza: "Mi guardo e dico che è impossibile che siano così tanti. Vado ancora in moto, e l’altro giorno al Paul Ricard ho toccato i 250 all’ora, mi sento bene, faccio tante cose come prima, ma non più con la stessa intensità"
Buon compleanno Ago!
I compleanni portano con sé tante emozioni diverse, a volte contrastanti e succede anche a Giacomo Agostini, la leggenda del motociclismo oggi compie 80 anni, raggiungendo un traguardo importantissimo. “Ago” si è raccontato così a La Gazzetta dello Sport: “Da un lato mi vergogno. E da una parte mi mette anche un po’ di tristezza. Perché mi guardo e dico che è impossibile che siano così tanti. Vado ancora in moto, e l’altro giorno al Paul Ricard ho toccato i 250 all’ora, mi sento bene, faccio tante cose come prima, non più con la stessa intensità, ovvio, ma non mi sono mai fermato. Salto, corro, vado in piscina, prendo il badile, zappo...
Eppure ad un traguardo non per tutti raggiungibile ci è arrivato in grande forma: “Dico sempre che il corpo è come un motore. Se tu lo tratti bene fai 200mila chilometri, se lo tratti male magari solo 100mila. E lascia stare le eccezioni. Da ragazzo qualche sigaretta la fumavo, finché un dottore che seguiva anche l’Inter mi disse, “Giacomo tu vuoi fare sport e fumi? Non va bene”. Perfetto, smisi immediatamente. Sono sempre stato attento a non andare mai fuori giri. Poi ho sempre frequentato un ambiente giovanile, le piste...Paura della morte? Sì. Quando correvo non ci pensavo, a quell’età sei un po’ incosciente”.

Il momento da ricordare e da dimenticare
La sua vita è stata senza dubbio ricca di grandi successo: “Sono onesto, sogni da realizzare non ne ho, perché sono convinto di avere avuto molto dalla vita. Questa mia grande passione, questo grande amore che è la moto mi ha dato tutto. Pensa a quanti come me che amavano le corse, hanno cominciato e poi non sono riusciti a fare niente. Io invece ho avuto più di quello che sognavo, non sarei onesto ma un vigliacco se mi lamentassi. Invece sono un uomo felice. Anche se sì, ogni tanto me lo dico che mi piacerebbe correre ancora in moto”. Pensando alla sua carriera non ha dubbi su quale sia stato il momento che vorrebbe rivivere: “Non ne ho solo uno. Ma se proprio devo, l’11 settembre 1966, il giorno del mio primo Mondiale in 500, a Monza”.
Così come ha chiaro qual è stato un suo rammarico: “Quando ho perso il primo Mondiale a Suzuka nel 1965. Sono stato campione del mondo della 350 fino a pochi giri dalla fine, prima che un filo elettrico saldato male si staccasse per le vibrazioni. È una delusione che non mi è mai passata, ogni tanto ci penso ancora”. Nonostante gli anni che passano attorno a lui c’è sempre un grande affetto: “Al TT, al Paul Ricard e la settimana prima a Digione, c’era tanta di quella gente, e tanti ragazzi. Non so quanti autografi ho firmato. È perché ho dato qualcosa a questo mondo, c’è chi ancora oggi mi ringrazia delle emozioni che ho regalato. Io ho avuto tanto, ma ho anche dato tanto”. Se dovesse scegliere tre aggettivi, si descriverebbe così: “Serietà, per la grande passione che avevo. La consapevolezza, che ho sempre avuto di me stesso. E la grande meticolosità che ho messo in tutto, mi ha aiutato a evitare tanti incidenti, come a vincere di più”.

Agostini, Rossi, Marquez, Luchinelli...
La differenza più grande dei piloti attuali, la sottolinea chiaramente: “Io ho avuto nel paddock la mia famiglia, nel senso che stavamo tutti assieme, eravamo un gruppo, anche se ovviamente c’erano le rivalità. Oggi hanno mille cose, i motorhome, l’aereo privato, il cuoco, noi ci arrangiavamo. Ma era bellissimo. Non invidio nulla ai piloti di oggi, i sacrifici fatti, correre una seconda gara con la tuta bagnata perché non ne avevo una di riserva, non avere nessuno che si occupasse di me, del casco... Quando sono passato alle auto, mi sono trovato a cucinare io per la squadra, mi piaceva stare coi meccanici, vedere come si occupavano della mia moto, portar loro da mangiare la sera...” Sogniamo ad occhi aperti e Agostini ha ammesso quale sarebbe per lui la griglia di partenza con cui gli piacerebbe correre: “Vorrei avere vicino a me Mike Hailwood, Kenny Roberts, Jarno Saarinen, Valentino Rossi e Marc Marquez. Ma due file non bastano, nella terza metto Phil Read, Jim Redman e... Marco Lucchinelli. Con una griglia così arrivano 400mila persone a vederci”. Ad oggi i suoi record di 15 titoli e 122 vittorie nessuno li ha battuti: “Penso che sia possibile, ma per il momento no, non vedo nessuno. L’unico è Marc Marquez, se tornasse come prima. Spero guarisca, ma ha perso tre anni, l’età avanza e sarà dura arrivare a 15”.

Come iniziò
15 titoli mondiali, vinti con MV Agusta e Yamaha, 122 Gran Premi e 10 Tourist Trophy, questo è il "bottino" conquistato da Giacomo Agostini tra il 1965 e il 1977 anni in cui il motociclismo era uno sport molto più pericoloso di oggi. La sua passione nacque dal nulla: in famiglia il motociclismo non era affatto apprezzato, ma il giovane "Ago" voleva correre e dopo l'esperienza in Moto Morini fu reclutato dal mitico conte Domenico Agusta nel 1965, affiancando un campione già affermato, Mike Hailwood. Schierato nelle classi 350 e 500 l’italiano chiuse secondo per poi iniziare a vincere dall’anno successivo. 

Una favola nelle moto
Da lì in avanti sono iniziati i successi a raffica. Nel 1966 ha conquistato il titolo nella categoria regina, l’allora 500, vincendone poi altri sei di fila e collezionando anche doppiette nella classe 350 il tutto sempre alla guida della MV Agusta. L’ultimo titolo lo vinse nel 1975, dopo esser passato in Yamaha 8e al motore a 2 tempi) l’anno precedente. Oltre a tutto questo fu il primo pilota non britannico a vincere sia la gara Junior che quella Senior sull'isola di Man, in sella alla MV Agusta, nel Tourist Trophy. Finita la carriera motociclistica seguì una parentesi con le auto che durò pochi anni e dopo la quale decretò conclusa la sua carriera sportiva. Unica nel suo genere, e ad oggi con record imbattuti per quando riguarda i titoli mondiali vinti.
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