Pinstriping e airbursh, l'arte povera (e dimenticata) nata per moto e serbatoi
Dalle prime filettature colorate applicate a pennello sulle moto degli anni ’20, fino alle grafiche totali di oggi. Così l'evoluzione della personalizzazione racconta la parabola, tecnica e culturale del motociclismo
Quando si tratta di due ruote, la decorazione a mano libera è spesso derubricata a mero vezzo estetico che riflette il gusto e lo stile - più o meno apprezzabili - del rider di turno. Una connotazione poco generosa per quella che in fin dei conti è una forma d'arte come altre. L'unica bizzarria è che qui, per trasmettere un messaggio, troviamo un serbatoio o un telaio anziché una tela di cotone e lino.
Scopriamone insieme le origini...
Gli albori: pinstriping e filettature
La storia del pinstriping moderno affonda le radici in un'epoca pre-motorizzata. Già nel XIX secolo, infatti, era uso comune personalizzare le carrozze più eleganti con tocchi che ne valorizzassero le forme. Tradizione che all'inizio del Novecento è traslata - pari pari - al nascente settore automobilistico e che ha trovato il massimo della fioritura nella cultura hot rod in voga negli anni 50 sulla costa ovest degli Stati Uniti. Dalle quattro alle due ruote, il passo fu brevissimo...
Qui, artisti come come Kenny "Von Dutch" Howard, Dean Jeffries e Ed "Big Daddy" Roth gettarono le basi per quella che possiamo considerare la "scuola contemporanea" del pinstriping, trasformando una semplice tecnica in un linguaggio estetico distintivo, fatto di simmetrie imperfette, dinamismo e iconografie.

Kenny "Von Dutch" Howard

Dean Jeffries

Ed "Big Daddy" Roth
Nel frattempo, in Europa, la tradizione delle filettature si mantenne più sobria e vincolata a un'idea di eleganza; ma altrettanto apprezzabile per raffinatezza, soprattutto nel mondo delle moto inglesi e tedesche.
L’era dell’aerografo
Negli anni 70 e 80 la personalizzazione moto trovò nell’airbrush - già impiegato in altri settori quali il cinema - la tecnica ideale per sviluppare vere e proprie narrative. Grazie al controllo millimetrico del getto, l’aerografo permetteva sfumature, effetti tridimensionali e di conseguenza la produzione di veri e propri dipinti su ruote. Figure come Dave Mann, illustratore simbolo della cultura biker, portarono l’aerografia verso soggetti più complessi: teschi, paesaggi onirici, fiamme iperrealistiche.

Dave Mann

Le opere di Dave Mann, pubblicate sul magazine Easyriders a partire dal 1973, incarnano l'anima della custom culture statunitense
In questo scenario fu invece la scuola europea a dare ulteriore impulso alla tecnica, introducendo un approccio più grafico e pittorico, capace di fondere elementi fantasy, tribal e biomeccanici.
Oggi: vernici speciali e tecniche miste
L’evoluzione industriale delle vernici diede ulteriore linfa alla fantasia dei customizer: dalle cromature liquide ai candy colors, passando per le tinte perlate multistrato, il ventaglio delle possibilità si aprì in modo prima impensabile. In questo scenario variegato, molti artisti iniziarono a sperimentare combinazioni di pinstriping e aerografia creando superfici stratificate, composte da linee pulite che incorniciavano mondi dipinti, oppure texture inedite che servono da sfondo per lettering tradizionali.

Finitura impreziosita con "metal flakes" e abbinata a un classico della decorazione: le fiamme stilizzate
Escludendo dal novero delle arti il sempre più diffuso vinile e la più complessa cubicatura, entrambe tecniche che hanno rivoluzionato il settore, consentendo grafiche replicabili e più accessibili, possiamo affermare senza dubbio che il fascino del “fatto a mano” è - ancora oggi - più saldo che mai.
Il valore di una pennellata o di una sfumatura irripetibile rimane impareggiabile e, ancor più su una moto, rappresenta un’estensione della propria storia e contiene il fascino di un gesto di libertà.
Foto e immagini