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Suzuki Hayabusa usata: quale comprare?

Tre generazioni di un mito da 300 all'ora. Affidabile e comoda, ma occhio ai costi di manutenzione e alle modifiche non omologate. Ecco quale scegliere

Un mito in tre atti

Quando Suzuki lanciò la prima Hayabusa nel 1999, il mondo delle due ruote iniziò a fare i conti con velocità prima di allora inimmaginabili. Non era solo una questione di tachimetro che sfiorava i 300 km/h o di un’estetica studiata in galleria del vento che divideva le opinioni: era nata una "iper-tourer" capace di macinare chilometri con una facilità disarmante. Oggi, sul mercato dell'usato, ci troviamo di fronte a tre generazioni ben distinte, ognuna con il suo carattere.

La prima Busa

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La prima serie (1999-2007) è quella "dura e pura". Con il suo 4 cilindri da 1.299 cm³ e 175 CV, è un pezzo di storia privo di controlli elettronici. È una moto maschia, scorbutica se paragonata agli standard odierni, e spesso si trova con molti chilometri sulle spalle. Va considerata più come un oggetto da collezione che come una moto da usare tutti i giorni. 

La seconda serie

La vera regina del mercato dell'usato è però la seconda generazione (2008-2016). Qui la cilindrata sale a 1.340 cm³, i cavalli toccano quota 197 e la coppia diventa quella di un rimorchiatore (155 Nm). Suzuki ha lavorato di fino su telaio e raffreddamento, rendendola più guidabile e "matura". Il consiglio per chi cerca la sostanza? Puntate dritti ai modelli dal 2013 in poi: hanno ricevuto l'ABS di serie e pinze freno monoblocco Brembo.

La nuova Hayabusa

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Infine, c'è la terza generazione (dal 2021). Rientrata in listino dopo una pausa dovuta alle normative Euro 4, è un concentrato di tecnologia moderna con piattaforma inerziale, controllo di trazione evoluto e cambio elettronico, pur "fermando" la potenza a 190 CV. È la migliore e, ovviamente, la più moderna da guidare, ma visto l'interesse, i prezzi dell'usato sono ancora piuttosto alti.

Cosa controllare prima di staccare l'assegno

La buona notizia è che il motore della Hayabusa è un vero mulo: se trattato bene, è praticamente indistruttibile. Tuttavia, ci sono dei punti deboli da verificare con attenzione. Sulle prime serie bisogna accertarsi che sia stato eseguito il richiamo al tendicatena della distribuzione (fondamentale per non distruggere il motore) e controllare lo stato del cambio e della frizione che tendeva a strappare. Per tutte le generazioni, un occhio di riguardo va al mono posteriore: dopo i 40.000 km l'unità originale tende a "sedersi" e perdere efficacia, quindi mettete in conto una revisione o una sostituzione, magari con un componente aftermarket di qualità (spesso si trovano usate già dotate di Öhlins).

Inutile dire che parecchie Hayabusa, per via delle performance "di base", sono state utilizzate per elaborazioni e gare di ogni tipo. Ecco, forse questo tipo di esemplari andrebbe evitato in fase di valutazione dell'usato

Occhio ai tagliandi...

Attenzione poi al portafogli quando si parla di tagliandi: la manutenzione ordinaria è robusta. Il controllo gioco valvole previsto ogni 24.000 km richiede parecchia manodopera (Suzuki stima circa 3,7 ore solo per l'ispezione), il che si traduce in fatture "belle cariche". Se la moto che state puntando è vicina a questo chilometraggio e il lavoro non è documentato, trattate sul prezzo. 

... e ai prezzi

Si parte dai circa 3.000 euro per una prima serie molto vissuta, ma per un esemplare sano della seconda generazione (2008-2012) servono almeno 8.000 euro. Le più ambite restano le "Gen 2" successive al 2013 con ABS: per portarsene a casa una con meno di 30.000 km servono tra i 9.500 e i 12.500 euro. La terza serie viaggia ancora su cifre importanti, sopra i 15.000 euro. In definitiva, il miglior compromesso tra prezzo, prestazioni e sicurezza è la Hayabusa prodotta tra il 2013 e il 2016: moderna quanto basta, sicura grazie all'ABS e con quel motore infinito che ha fatto la storia, senza dover spendere una fortuna.

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