È una supermotard stradale monocilindrica tecnicamente molto raffinata, pensata per emozionare sulle strade di montagna, fra i cordoli di una pista e anche per muoversi in città.
Debutta il "mono"
L'estetica della Hypermotard è caratterizzata da linee spigolose, sella alta e piatta e il motore monocilindrico in evidenza. Contribuiscono alla grinta doppi silenziatori montati in alto, cerchi in lega a cinque razze e proiettore a LED con la luce diurna DRL che disegna una doppia “C”. Il nuovo motore è un monocilindrico verticale di 659 cm³ (derivato dal Superquadro di 1285 cm³ della 1299 Panigale) con distribuzione desmodromica, 116 mm di alesaggio abbinati a una corsa di 62,4 mm. Vanta soluzioni all’avanguardia come il pistone Box-in-Box, le valvole di aspirazione in titanio, la camicia cilindro in alluminio, lo spinotto dotato di riporto DLC. Viene dichiarata una potenza massima di 77,5 CV a 9750 giri/minuto mentre la coppia massima è di 6,4 kgm a 8000 giri/minuto.
Ciclistica a punto
La Hypermotard 698 Mono pesa solo 151 kg senza benzina ed è costruita intorno a un telaio a traliccio del peso di soli 7,2 kg. All’anteriore c’è una forcella Marzocchi a steli rovesciati di 45 mm Ø completamente regolabile e dotata di registri esterni, che assicura 215 mm di escursione; dietro c’è un forcellone a due bracci con leveraggi progressivi controllato da un ammortizzatore Sachs completamente regolabile, la corsa ruota è di 240 mm. I cerchi in lega ospitano un disco freno di 330 mm Ø e pinza radiale a quattro pistoncini Brembo M4.32 all'anteriore e un disco di 240 mm Ø al posteriore.
l'ABS per guidare "di traverso"
Completissima la gestione elettronica: ABS Cornering (con 4 livelli di intervento per permettere gli ingressi in curva in derapata), Ducati Traction Control, Ducati Wheelie Control, Engine Brake Control, Ducati Power Launch e Ducati Quick Shift (DQS) Up/Down, acquistabile come accessorio per la versione standard e di serie sulla versione RVE. Quattro i riding mode (Sport, Road, Urban e Wet) abbinati a tre mappature di motore, con DTC, EBC e ABS modificabili dal pilota.
Efficace anche tra i cordoli
La posizione di guida è eretta e d’attacco, ma tutto sommato comoda: manubrio largo e pedane centrate la rendono piuttosto confortevole, anche se la sella (alta e ben imbottita) è stretta per favorire i movimenti nella guida sportiva. Il monocilindrico spinge forte già ai bassi regimi ed è velocissimo nel salire di giri, con l’avantreno che punterebbe verso il cielo se non fosse tenuto a bada dal sistema antiwheeling ben tarato. Ai medi l’erogazione è corposa e sostenuta, ma l’allungo è impressionante, considerato che si tratta di un “mono”. Tra le curve è disarmante per leggerezza e precisione dell’avantreno e più in generale per il comportamento della ciclistica, rigorosa sul veloce, reattiva nello stretto. La frenata, potente e modulabile, diventa esaltante grazie all’elettronica: i comandi si possono azionare con decisione, senza riguardi nelle staccate più violente, dove si attiva al posteriore il sistema Slide by Brake in grado di gestire la derapata in sicurezza.
Perché sì
Le prestazioni del monocilindrico. La dotazione tecnica di alto livello e quella elettronica completissima. La ciclistica rigorosa la rende rapida e reattiva tra le curve.
Perché no
Il comfort di marcia limitato nella guida su strada, la sella è stretta, il riparo dall'aria nullo e il monocilindrico scalda. Il prezzo, allineato alla concorrenza ma comunque alto. Il passeggero (molto) poco considerato.