Lo scooter iper sportivo del marchio bolognese raccoglie l’eredità dei Dragster anni 90, una linea di modelli che fece storia per le sue soluzione tecniche avanzate che nulla avevano a che vedere con quanto proposto allora (e a dire il vero anche oggi…) dai concorrenti diretti, ma anche dai modelli di cilindrata superiore. Questo nuovo Dragster è stato riprogettato da capo a piedi naturalmente, ma ne conserva le linee guida e il fascino assolutamente unico. La ciclistica avveniristica è il suo punto forte: il telaio è a traliccio in tubi di acciaio integrato da piastre di alluminio pressofuso, la sospensione anteriore è dotata di un sistema indipendente di sterzo (I.S.S.) brevettato, e un inedito monobraccio in alluminio forgiato (niente forcella), al posteriore, il movimento del motore oscillante è controllato da un ammortizzatore sistemato in posizione orizzontale sopra la pedana.
Motori 125 e 200
I motori sono monocilindrici a quattro tempi raffreddati a liquido con distribuzione bialbero a quattro valvole, il 125 cm³ dispone di 12,5 CV e il 200 cm³ di 17,5 CV, ma per chi vuole di più c’è anche una linea Power Parts della quale fanno parte componenti studiati da Akrapovic, Malossi, Brembo e Öhlins. La carrozzeria è ridotta all’osso ed ha linee spigolose e aggressive che non passano inosservate perché è uno scooter fatto per richiamare l’attenzione. Hanno lo stesso carattere vistoso le tre livree disponibili: rossa, gialla o nera.
Perché sì
Design: estremo e aggressivo, non passa inosservato ed è degno di una SBK sportiva.
Ciclistica: al top, con soluzioni estreme in genere appannaggio di prototipi da fiera, qui invece è su uno scooterino...
Freno anteriore: deciso ed efficace, anche l'impianto frenante è uno dei fiori all'occhiello di questo modello.
Perché no
Passeggero: siede sulla coda del Dragster, le pedane alte costringono a piegare molto le ginocchia
Accelerazione: il 125 non è un fulmine in partenza e in salita
Protezione: il disegno dello scudo lascia passare l'aria