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Punti patente, incolpare la nonna è reato

Comunicare alle forze dell’ordine dati o nominativi falsi è reato. Il vecchio trucchetto di “incolpare” un parente che ormai non guida più, per salvaguardare i punti sulla patente è molto rischioso

Entrato in vigore nel luglio del 2003, il sistema della patente a punti prevede, in caso di un’infrazione del Codice, oltre alla sanzione economica anche la decurtazione di un numero di punti  a seconda della gravità della “manovra”. Del suo funzionamento e soprattutto delle procedure necessarie al recupero dei punti persi, ne avevamo già parlato: una volta terminati i punti rimasti sulla patente, il titolare è infatti costretto a “recuperarli” attraverso esami pratici o teorici. 

Trucchetto all'italiana

Un iter piuttosto lungo e dispendioso, che molti  preferiscono evitare  “aggirando” il problema, fornendo cioè nominativi di altre (quello della nonna o della zia che ormai non tocca più l’auto da anni) alle forze dell’ordine. Un trucchetto disonesto e rischioso: la polizia può incrociare informazioni e dati per effettuare controlli più capillari, arrivando anche alla contestazione del reato di sostituzione di persona. 

È un reato grave

Un reato grave, procedibile d’ufficio e punibile con una pena che prevede fino ad un anno di reclusione: recentemente, la Cassazione ha condannato penalmente un uomo che, proprio per evitare la decurtazione dei punti, ha consegnato alla polizia locale, a seguito di alcune multe per violazioni al codice della strada, documentazione falsa attestante che, al momento dell’infrazione, alla guida del veicolo si trovava un'altra persona.

La scappatoia legale

Va tuttavia ricordato che la legge prevede una sorta di “scappatoia”:  in caso di omessa comunicazione dei dati dell’effettivo conducente, scatta infatti in automatico una ulteriore sanzione amministrativa di tipo pecuniario che non intacca i punti della patente. lo prevede l'Articolo 126-bis, comma 2, del Codice della Strada. L'importo di questa sanzione pecuniaria varia dai 291 e ai 1.166 euro.
Una soluzione legale, in grado di salvaguardare l’automobilista da una pesante accusa penale: piuttosto che comunicare nominativi falsi, è dunque meglio tacerli del tutto (e pagare di più).
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