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Kawasaki Z H2, la supernaked più "super"

Come accadde nel 1972 con la progenitrice 900 Z1, Kawasaki porta le naked a un livello mai raggiunto in precedenza, grazie al motore quattro cilindri "supercharged" da 200 CV e alla ciclistica di alto livello. Ma la Z H2 non è solo potentissima e velocissima: è anche comoda, ben costruita e offerta a un prezzo molto interessante
Dopo un rodaggio di tre anni e tre modelli carenati, la casa di Akashi propone anche sulla "nuda" Z H2 il motore supercharged da oltre 200 CV. È una mossa importante per l'immagine della casa e anche per i fatturati, visto che il segmento delle hypernaked è uno di quelli che ancora tengono (molto più delle supersporitive). E grazie alle doti del suo "supermotore", la nuova Kawasaki si pone al vertice della categoria per le prestazioni unite a una guidabilità che permette di sfruttarla anche nel "mondo reale", a differenza delle dirette concorrenti (Aprilia Tuono e Ducati Streetfighter in testa) a loro agio soprattutto tra i cordoli.



Il progetto H2 è il fiore all'occhiello dell'azienda dal punto di vista tecnico. Kawasaki oggi è l’unica Casa al mondo in grado di realizzare (e produrre in grande serie) motori da moto sovralimentati con un compressore centrifugo: una tecnologia che richiede competenze tecniche di altissimo livello e che l'azienda realizza completamente "in casa", sfruttando le esperienze e le tecnologie utilizzate dal gruppo Kawasaki Heavy Industries nei settori navale, ferroviario, aeronautico e aerospaziale in cui opera da sempre.    
Imponente l'impianto di scarico così come quello frenane con due dischi da 320 mm

Ha il "cuore" della H2 SX 
Realizzata con la stessa cura che contraddistingue le lussuose "superGT" H2, la naked Z H2 sfoggia lo stile spigoloso e "minimalista" delle attuali Kawasaki: plastiche ridotte all'osso, pochi fronzoli e il motore quattro cilindri sovralimentato lasciato (giustamente) in bella vista. Ci piace anche il contrasto tra il frontale imponente e asimmetrico, caratterizzato dalla grossa presa per alimentare l'air box sul lato sinistro, e la coda filante e rastremata in cui risalta la fanaleria tutta a Led (comprese frecce e luce della targa). Ma è il motore l'assoluto protagonista su questa moto. Il raffinato quattro cilindri in linea da 998 cm3 sovralimentato spinge come un propulsore di cilindrata ben superiore: la potenza dichiarata è di ben 200 CV a 11.000 giri e la coppia massima di 137 Nm di coppia a 8.500 giri. Il motore “balanced supercharged” è lo stesso che equipaggia la Ninja H2 SX: sfrutta una girante con reazioni meno "aggressive" rispetto a quella della H2R, ma in cambio offre un'erogazione ancor più vigorosa ai medi regimi grazie a nuovi condotti e fasatura degli alberi a camme specifici per questa moto. Unica differenza rispetto alla SX: i rapporti del cambio sono più corti, migliorando il comportamento in città e nel misto.

Ciclistica da superbike, elettronica al top
Il motore è anche parte integrante della ciclistica, perché chiude inferiormente come "parte stressata" il telaio a traliccio in tubi d’acciaio. Anche il forcellone in allumino (derivato da quello della Ninja ZX-10RR campione del mondo SBK con Rea) è infulcrato nel carter. Tutto Showa il reparto sospensioni con forcella SFF-BP e monoammortizzatore completamente regolabili mentre è "misto" l'impianto frenante con pinze radiali Brembo M4.32 che agiscono su dischi semi flottanti da 320 mm all'anteriore e pinza Nissin a doppio pistoncino con disco da 260 mm al posteriore.  
La dotazione elettronica è all'altezza delle prestazioni: la Z H2 monta una centralina con piattaforma inerziale IMU a sei assi e offre tre riding mode che “accordano” tutti i sistemi della moto (più uno personalizzabile) con la possibilità di gestire la potenza attraverso il Power Mode (Full, Middle e Low) e l'erogazione. Di serie ABS con funzione Cornering, controllo di trazione, sistema antimpennata, launch control, cambio elettronico in inserimento e scalata (funziona oltre i 2.500 giri) e il cruise control. Debutta anche un nuovo cruscotto digitale TFT (simile a quello della nuova Z 900) in grado di connettersi al cellulare e gestire telefonate e mail, ma anche in grado di scaricare sullo smartphone i dati di funzionamento della moto, le caratteristiche dei percorsi effettuati e di visualizzare i parametri dei sistemi elettronici, nonché pressione e temperatura del compressore. Già in vendita dai concessionari, la Z H2 è proposta a un prezzo molto interessante, visto ciò che offre: si parte infatti dai 17.790 euro per la versione tutta nera, per arrivare ai 18.240 euro della versione bicolore nero/rosso in queste pagine e ai 18.440 euro della versione nero/verde. 
 
Il cruscotto TFT può avere differenti visualizzazioni


Come va
La posizione in sella è azzeccata, l'ergonomia corretta: la Z H2 è solo un po’ larga nella zona di passaggio delle gambe, ma tutto sommato è normale quando il motore è un quattro cilindri in linea. C’è un giusto carico sulle braccia che svanisce appena si raggiunge la velocità autostradale, bilanciandosi correttamente con la pressione dell’aria. L’approccio con la Z H2 è facile e intuitivo, la frizione è morbida e nonostante lo sterzo non leggerissimo, ci si muove senza problemi anche nel traffico "giocando" con l'acceleratore e i freni (potenti e gestibili). 
Come abbiamo detto fin dall'inizio comunque il motore è l'assoluto protagonista nella Z H2. Il quattro cilindri supercharged è un "mostro" gentile e amichevole: ai bassi e medi regimi l’erogazione è docile e gestibile, per poi crescere con vigore impressionante man mano che la scala del contagiri si illumina verso la zona rossa, una spinta fenomenale che si protrae dai 5.000 fino ai quasi 12.000 giri (anche se il regime di cambiata ideale è attorno ai 10.000 giri).



Imbattibile nel misto veloce
Ottima anche la ciclistica con misure piuttosto compatte (1.455 mm di interasse) per la categoria ma estremamente stabile e rassicurante nella guida, con il classico “granitico" avantreno Kawasaki a garantire la direzionalità. Visto però che non è molto agile e nemmeno leggerissima (239 kg in ordine di marcia), la Z H2 si trova bene soprattutto nel misto veloce, una situazione in cui si può sfruttare la spinta formidabile del motore anche usando una marcia alta, col manubrio che resta sempre ben saldo tra le mani. L’assetto sostenuto delle sospensioni Showa riduce al minimo i trasferimenti di carico, mentre la protezione aerodinamica di alto livello per la categoria (non abbiamo sentito turbolenze neppure ad alta velocità) permette di affrontare anche lunghe trasferte senza stancarsi, nonostante l'imbottitura leggermente dura della sella. Vibrazioni? Neanche l'ombra. Per questo la hypernaked di Akashi può essere presa in considerazione anche come moto da viaggio... molto veloce. Un giro nell’ovale del Las Vegas Motor Speedway ci ha infatti permesso di toccare con mano le eccezionali doti velocistiche di questa moto, capace di superare facilmente i 260 km/h.



Unica nel suo genere
La Z H2 è una naked fuori dagli schemi, come del resto lo sono tutte le Kawasaki della famiglia H2. Con queste moto la casa di Akashi ha voluto davvero fare sfoggio di capacità tecnologiche superiori alla media: oggi nessuno ha nei propri listini moto sovralimentate come queste con prestazioni esagerate, finiture di lusso e per giunta le propone a un prezzo praticamente in linea con le concorrenti “normali”. Ma siamo sinceri: la Z H2 ha davvero delle concorrenti?

Carta d'identità

Dati tecnici (dichiarati dalla casa)
Motore 4 cilindri 4 tempi
Cilindrata (cm3) 998
Raffreddamento a liquido
Alimentazione a iniezione
Cambio a 6 marce
Potenza CV (kW)/giri 200 (147,1)/11.000
Freno anteriore a doppio disco
Freno posteriore a disco
Velocità massima (km/h) nd
Dimensioni
Altezza sella (cm) 83
Interasse (cm) 145,5
Lunghezza (cm) nd
Peso (kg) 239
Pneumatico anteriore 120/70-17"
Pneumatico posteriore 190/55-17"
Capacità serbatoio (litri) 19
Riserva litri nd

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Kawasaki Z H2 2020

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