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Autovelox nel mondo: il 10% è in Italia!

Prima in Europa, l’Italia è terza al mondo per numero di dispositivi installati: davanti a noi solo Russia e Brasile. Il problema però riguarda ancora una volta la finalità con cui vengono usati: fare cassa. Cambierà qualcosa col nuovo Codice?

Già primo in Europa, il Bel Paese vanta ad oggi anche la terza piazza nel mondo per numero di dispositivi installati: tra semafori intelligenti, autovelox e tutor, degli oltre 111.400 apparecchi sparsi per il pianeta, 11.171 sono in Italia, pari cioè al 10% del totale. A rendere il dato ancor più impressionante, il fatto che davanti a noi vi siano soltanto Russia, prima in classifica con 18.414 apparecchi, e Brasile, secondo con 17.614: Paesi cioè con un territorio enormemente più vasto del nostro.
I numeri arrivano dal Codacons, che riporta le statistiche della piattaforma specializzata, Scdb.info. Guardiamoli più nel dettaglio.

Italia: tanti ed in costante aumento
Non solo esorbitante ma anche in costante aumento: come vi raccontavamo qui, il numero di dispositivi per il rilevamento della velocità e delle infrazioni semaforiche in Italia continua a crescere, confermando il nostro Paese ai vertici della classifica europea. Ad oggi si contano oltre 11.170 apparecchi, pari cioè al 17% di tutti gli strumenti automatici presenti in EU, che tra semafori di nuova generazione, autovelox e tutor registra un totale di 65.429 dispositivi. Giusto per fare un paio di esempi, in Gran Bretagna ce ne sono circa 7.700, in Germania poco più di 4.700 e in Francia solo 3.780.

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E nel mondo?
Come accennato, a rendere il numero di dispositivi in Italia così “esagerato” è il confronto con altri Paesi del mondo. Prima di noi ci sono nazioni molto più estese, come Russia e Brasile. Per farsi un’idea, basti pensare gli USA ne hanno soltanto 7.970. Tornando in Europa, citiamo ancora il Belgio (3.179), la Svezia (2.466) e la Spagna (2.268). Insomma: non c’è confronto…

Un primato di cui andare fieri?
Non esattamente: parallelamente al numero di dispositivi, in Italia è cresciuto anche, com’è ovvio, il numero delle multe erogate ai cittadini. Come riportato dal Codacons, nel 2023 i comuni hanno infatti incassato in totale oltre 1,5 miliardi di euro grazie alle multe, con una crescita del +23,7% sul 2019. Una “manna dal cielo” se si considera che, purtroppo, la maggior parte dei proventi non finisce, come dovrebbe, per finanziare opere di sicurezza stradale ma, al contrario (ve lo raccontavamo qui) in ambiti del tutto differenti, tra cui, facciamo un esempio, la copertura delle spese delle bollette dell’energia.

Mantenere lo status quo?
Se questo è l’andazzo, non c’è da stupirsi che la maggior parte dei comuni in Italia abbia fatto di tutto - a denunciarlo è lo stesso Codacons - per ritardare ed ostacolare l’emanazione di un provvedimento (parliamo più precisamente dell’articolo 25, comma 2, della legge n. 120 del 2010 di riforma del Codice della Strada) che avrebbe di fatto limitato o quantomeno vigilato sull’istallazione dei dispositivi e, sopratutto, sull’utilizzo dei proventi derivanti dalle multe. Per la maggior parte dei sindaci e delle amministrazioni, i cui bilanci beneficiano enormemente delle sanzioni, conviene mantenere le cose così come stanno, “in modo da avere carta bianca sulla collocazione degli autovelox sul territorio”.

Forse qualcosa cambierà?
Senza certo riporre troppa fiducia nelle promesse degli esecutivi, qualcosa, forse, potrebbe cambiare col nuovo Codice della Strada. Il vicepremier Salvini ha parlato di un pacchetto di norme che porteranno un “poderoso giro di vite” agli autovelox, con una serie di norme che stringeranno il campo di azione dei dispositivi. L’idea sarebbe quella di affidare la collocazione degli stessi al Prefetto e, quindi, di togliere potere decisionale ai Comuni. Sarà la volta buona?

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