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In esclusiva - Botturi prima dell'ultima tappa: "Alla Africa Eco Race ho dato tutto"

Il campione di Lumezzane viaggia al secondo posto (dietro Jacopo Cerutti su Aprilia Tuareg) nella generale con la sua Yamaha Ténéré, una moto che ha sviluppato di giorno in giorno. "Abbiamo lavorato tanto, ora ci sono altre case ed è bello vedere che il livello della competizione si alza"

Ha vinto 4 delle prime 10 speciali, e se non fosse stato per un eccesso di velocità, sarebbe ancora in gioco per la vittoria finale. Poi, chiaro, non si sa mai. Alessandro Botturi sta chiudendo la sua Africa Eco Race in seconda posizione, un risultato ottimo, ma che alla luce di quanto è successo in gara, lascia un po' di amaro in bocca.

Hai vinto un'altra speciale oggi, è un buon modo di lasciarsi alle spalle la penalità.

Avrei vinto anche ieri, ma purtroppo ho preso questo speed limit. Di solito quando arriva la segnalazione audio hai tempo di rallentare, invece questa volta è scattato subito e passando a 86 chilometri orari ho pagato il massimo della pena. Un peccato: non mi era mai successo in tutti questi anni, mai presa una penalità per eccesso di velocità. È un peccato anche per la gara, ce la saremmo giocata fino alla fine.

Penalità a parte, sei soddisfatto della prestazione?

Ho vinto quattro tappe, abbiamo dato più di quattro ore al quarto. Non mi ricordo una gara così tirata, gli avversari erano tosti, più che negli anni passati. Ho fatto tutto quello che potevo e l'ho fatto al meglio, non ho rimpianti.

Yamaha è venuta qua con le idee chiare. La moto è migliorata molto?

La Ténéré ha fatto grossi passi in avanti. Abbiamo lavorato su off-set della forcella, forcellone, biellette, scarico, serbatoi. Abbiamo fatto tanti piccoli interventi, siamo riusciti a fare un bel passo in avanti. La moto è migliorata molto. E poi anche a livello di squadra: Pol (Tarres, ndr) è un compagno molto veloce, abbiamo fatto un bel lavoro insieme.

Aprilia ha innalzato il livello della sfida, vi aspettavate qualcosa del genere?

Sapevamo che si sarebbero presentati in forma ufficiale, già al Transanatolia avevano fatto capire che c'era un progetto dietro. Ma va bene così, più cresce la competizione meglio è e le case ufficiali fanno solo bene alla gara. Anche Harley-Davidson è venuta in forma ufficiale, il segno che ormai la strada è tracciata: bisogna portare in gara le moto che possono guidare tutti.

Perché si torna sempre in Africa? Tu ormai sei un “drogato” di questa gara e di questa terra?

Ho fatto anche tante Dakar, ma questa gara è diversa. Per i panorami, per le tappe, per la Mauritania che è qualcosa che non puoi trovare in una gara come la Dakar. E poi l'arrivo in Senegal, al lago Rosa. Sono cose che ti fanno tornare. L'Africa ha colori, spazi, ti presenta situazioni uniche e quando sono lì, dentro la tappa, sono felice.

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