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Troppe gare: perché la MotoGP non pensa ai piloti?

Gli appuntamenti continuano ad aumentare e le Sprint sono un rischio: il doppio delle partenze, molti incidenti. E se i tester fossero impegnati come sostituti dei piloti titolari in un paio di weekend l'anno?

Il calendario 2024 della MotoGP non è ancora definitivo, o meglio, è pur sempre passibile di modifiche. Lanciata come la stagione più lunga di sempre, ha già perso per strada il gran premio di Argentina, tornando a 21 appuntamenti, e anche il Kazakistan sembra a rischio, per la mancanza di alcune infrastrutture legate al circuito. Il circuito del Balaton Park, in Ungheria, non è ultimato, e la possibilità di un mondiale a 20 appuntamenti è tutt'altro che remota.

 

Impegno enorme

Anche con la configurazione a 20 gare, lo sforzo per i team sarebbe enorme, analogo a quello del 2023, quando con le Sprint si è corso per 40 volte. E in stagione le defezioni sono state moltissime – addirittura 49- tanto che il dottor Charte, medico della MotoGP, aveva ammesso che a fine anno si sarebbe dovuto fare una riflessione sul tema.

La questione è delicata: tutti gli sport principali – quelli che ricavano grandi introiti dalle televisioni- stanno provando ad aumentare gli appuntamenti, in modo da offrire di più ai broadcaster e incassare introiti superiori. Le Case, ma soprattutto i piloti, sono contrari: stanchezza, stress, rischio infortuni amplificato, con i contratti che però sono rimasti – almeno quelli in corso- sulle stesse cifre del passato. L'anno scorso ci fu anche una riunione della safety commission a tema, con Marc Marquez, Aleix Espargarò e Fabio Quartararo eletti portavoce del dissenso. Alla fine non ne venne fuori molto, anche perché ogni rider è molto sensibile al proprio stipendio e la sindacalizzazione della categoria è difficile.

 

Pareri contro

A ogni modo, ecco cosa dissero all'uscita del calendario. Marc Marquez: “22 gare sono tante, ma in realtà sono 44, con 44 partenze, è una gara vera la sprint, e tanti infortuni ci sono stati quest’anno e molti al primo giro, dove si rischia di più, con questo programma sono troppe gare. A livello fisico è probante e se sei stanco rischi di sbagliare”. Quartararo: “Siamo al limite, siamo chiaramente al limite, non ci sono solo 22 gare ma anche 22 sprint, e già dal venerdì mattina devi andare al limite”. Aleix Espargarò: “Lo stress per i piloti è molto maggiore rispetto agli altri anni. Non è sostenibile, non si può andare avanti così, ma non sono io quello che deve cambiare questa cosa”.

 

Tester o terzi piloti?

Nel 2023 inoltre ci saranno potenzialmente più wild card: 6 per Honda e Yamaha, 3 per Aprilia e KTM, nessuna per Ducati. Anche così, a ogni appuntamento saranno accettate fino a 3 iscrizioni aggiuntive, con la possibilità di vedere fino a 25 moto in pista. Jerez de la Frontera o Misano sono storicamente piste che vengono sfruttate con la finalità di provare in gara. Sotto questo aspetto, anche il ruolo dei tester si è modificato e si è venuto a creare un vero e proprio “mercato” per una figura professionale che un decennio fa era mestiere di semplice sgrossamento. Il capostipite è stato Michele Pirro: pilota veloce e in attività in sbk, ma anche abile collaudatore, capace di girare su ottimi tempi in MotoGP e portare a casa punti. Discorso simile per Cal Crutchlow (Yamaha), Stefan Bradl (Honda) e Lorenzo Salvadori (Aprilia). Ora anche KTM si è adeguata e ha spostato Pol Espargarò nel ruolo, oltre ad avere Dani Pedrosa che l'anno scorso è stato ancora capace di conquistare un quarto posto come tester di lusso.

Insomma, i tester stanno sempre di più diventando dei “terzi piloti”, come in Formula 1, ma forse una possibilità per ridurre lo stress per le prime guide sarebbe quella di mutuare il regolamento di alcune vecchie edizioni del campionato del mondo rally. Perché non rendere valevoli ai punti “solo” 18 gran premi per le prime guide, con la scelta dei gp da “scartare” lasciata agli stessi team? Nelle altre gare potrebbero correre i tester, riducendo lo stress per i compagni di squadra. Diventerebbe anche un'arma tattica: un pilota potrebbe decidere di non partecipare a una gara a lui o alla moto non congeniale. L'obiezione è immediata: quale organizzatore di gp vorrebbe una gara senza Marquez, Quartararo o Bagnaia? Ma da qualche parte bisognerà pur togliere, o saranno gli infortuni a farlo.

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