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Alex Zanardi, una vita di corsa tra automobilismo e sport olimpico

Il campione bolognese è ricoverato in condizioni gravissime a Siena. L'incidente di ieri è l'ennesimo episodio di una vita costellata di grandi dolori ed enormi soddisfazioni conquistate con l'impegno e la tenacia dei fuoriclasse dello sport. Dalle gare negli Usa ai Giochi paralimpici, il bolognese ha vinto moltissimo e si è sempre reinventato
Condizioni stabili nella notte per Alex Zanardi, ricoverato in condizioni gravissime nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Siena dopo l'incidente di ieri con l'handbike nei pressi di Pienza, durante un evento con altri atleti paralimpici. Ad assistere il campione ci sono la moglie Daniela, che era al seguito della carovana, e il figlio Niccolò. Il prossimo bollettino medico dell'azienda sanitaria senese sarà emesso in mattinata.

Una carriera a tutta velocità
Quello di ieri in ordine di tempo è solo l'ultimo episodio di una vita costellata di prove difficili per il campione emiliano: ripercorrendo le tappe fondamentali del suo percorso, sono state molte le montagne da scalare per Alex: Zanardi perse la sorella all'età di 14 anni, tragedia che spinse il padre a indirizzarlo verso le quattro ruote piuttosto che le due. Ai primi successi in Formula 3000 seguirono inizi promettenti in F1, ma le delusioni furono più grandi delle soddisfazioni e fu per quel motivo che verso i 30 anni decise di dare una svolta alla carriera andando a correre negli Stati Uniti. Negli Usa fu subito velocissimo: vinse due titoli Champ Car nel 1997 e 1998 e si guadagnò una seconda chance in Formula 1, ma il ritorno nel Circus fu infelice.

La seconda vita
Zanardì tornò così oltre oceano una seconda volta nel 2000, ma la nuova avventura con le monoposto si interruppe quasi subito per il terribile incidente del 15 settembre 2001 al Lausitzring, nel quale perse le gambe. Negli anni Alex aveva imparato a rivedere la tragedia con un'immancabile dose di ironia che lo accompagnava costantemente e una certa serenità: ''Mi risvegliai una settimana dopo. Mi mise al corrente di tutto mia moglie. Mi feci subito forza attraverso le parole del dottor Costa, il medico che mi ha seguito fin dal primo momento, che mi prospettò che tipo di vita avrei potuto riprendere ad avere. E poi fu fondamentale anche Niccolò, mio figlio''. Dopo la riabilitazione Zanardi riprese con le corse in auto, ma iniziò a gareggiare anche nel paraciclismo, dove ha corso in handbike fin dal 2007. Il 6 novembre 2011 vinse la maratona newyorkese, stabilendo nell'occasione anche il nuovo record della categoria handbike. Ai Giochi paralimpici ha conquistato sei medaglie, quattro d'oro. I titoli mondiali invece non si contano. In Zanardi - in questi ultimi anni- tutti hanno visto un vulcano di idee e un atleta formidabile, capace di imbarcarsi costantemente in nuove avventure. Spesso gli è stato chiesto del suo ritorno alle gare, domande a cui rispondeva volentieri, consapevole del suo nuovo ruolo ispirazionale nei confronti dei giovani e delle persone con handicap: ''In molti mi chiedono perché ho preso questa decisione - aveva risposto in uno dei tanti documentari dedicati alla storia di una vita incredibile-. La realta' è che io non ho mai smesso. Dopo aver trascorso due anni in rieducazione e' stato naturale ricominciare a fare le stesse cose che ho sempre fatto nella vita. E correre rientra in una di queste''.
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