Salta al contenuto principale

Tappa 6: la Gibraltar Race arriva in Italia, Lucchese si ritira

La Gibraltar Race 2017 approda in Italia per la tappa di Ariano Irpino portando con sé, tuttavia, un cambiamento importante e inaspettato le cui conseguenze si rifletteranno sull’andamento della classifica. Il pilota Manuel Lucchese, infatti, per un impegno improvviso di lavoro, è costretto a fermarsi.
Una decisione sofferta
Sono già trascorsi sei giorni da quando sessanta motociclisti si sono recati a Burgas, sul Mar Nero, per iniziare l’avventura della Gibraltar Race 2017. Un po’ di ambientamento, poi le verifiche tecniche e il prologo e, finalmente, la prima vera tappa di centinaia di chilometri, prove speciali e navigazione. In pochi giorni, persone anche diversissime tra loro per provenienza, età e professione, si sono trovate a vivere a stretto contatto l’un l’altro, condividendo gli spazi angusti e scomodi dei bivacchi, dormendo in tenda e, in generale, imparando a contare reciprocamente gli uni sugli altri. Anche durante la giornata di gara, quando ogni individuo ha dovuto sfruttare le proprie capacità di guida e di navigazione, imparando a gestire fatica, sofferenza fisica e stanchezza mentale, in realtà non era davvero solo.
La Gibraltar Race, con la sua formula avvincente e aggregante, fa sentire i concorrenti uniti nonostante racchiuda una componente intrinseca di competitività. Lo si è visto la sera, alla fine delle lunghe e stressanti giornate di gara e, soprattutto, quando un concorrente ha avuto bisogno di aiuto. Chi, per un qualsivoglia motivo, si è trovato in difficoltà ha sempre ricevuto sostegno da uno o più partecipanti che, così facendo, hanno messo in secondo piano la loro posizione in classifica per qualcosa di più grande: prestare il proprio aiuto a un’altra persona.
Spesso è l’aspetto più bello e profondo che emerge da gare come la Gibraltar Race, che nasce come competizione per diventare qualcosa di più: un’occasione di aggregazione tra persone che si conoscono appena ma che si sentono già intimamente legate dallo spirito di altruismo ed empatia che alberga in ogni motociclista.
È stato così anche per Manuel Lucchese, pilota di rally con alle spalle quattro recenti partecipazioni alla Dakar nella categoria Malles Moto, quella senza assistenza in cui, dopo una giornata estenuante, ci si deve arrangiare anche a sistemare la moto. Lucchese è rimasto affascinato dall’Athens-Gibraltar 2016 e, nonostante sia abituato a competizioni più impegnative, ha voluto partecipare a questa edizione. Intenzionato fin da subito ad arrivare fino a Gibilterra, però, è stato obbligato a ritirarsi a causa di un improvviso impegno di lavoro che lo ha costretto a prendere la dura decisione di fermarsi qui, alla sesta tappa di Ariano Irpino.
Amareggiato ma entusiasta dell’esperienza, ha confermato l’impressione positiva che aveva avuto sulla Gibraltar Race: «Personalmente mi è piaciuta molto questa formula. C’ho messo un po’ a capire come funzionava la navigazione e mi ci sono voluti tre giorni di errori per comprenderne il meccanismo perché si tratta di un genere di gara abbastanza unico, basato sulla regolarità, molto diverso dalle altre competizioni a cui ho partecipato. Ho trovato molto stimolante e divertente il fatto di dover navigare con il GPS cercando i way point, è stata una sorta di caccia al tesoro! Guidare in spazi aperti, dove ognuno sceglie la sua strada cercando di raggiungere i way point da direzioni opposte dalle quali magari li hanno raggiunti gli altri, è stata una bella novità», racconta Manuel, che esprime la sua opinione in merito alla moto che ha usato: «Mi rendo conto, però, di aver partecipato alla Gibraltar Race con una moto che ha reso tutto più facile. La mia Yamaha T4, agile e leggera, mi ha avvantaggiato rispetto a chi è iscritto con moto più grosse e pesanti. Se dovessi tornare, sicuramente, sceglierei di correre con una bicilindrica, che è di gran lunga più impegnativa e che, di conseguenza, alzerebbe la posta permettendomi di misurarmi in una sfida più importante con me stesso. La maggior parte dei piloti, qui, guida moto di 800cc, 1200cc, più complicate da gestire sia a livello di percorsi, sia per mantenere i tempi imposti delle speciali. A prescindere da questo, comunque, una manifestazione come la Gibraltar Race, in cui si attraversano così tanti Paesi, dà ai concorrenti l’occasione di scoprire le bellezze nascoste di luoghi che, magari, una persona non avrebbe mai visitato».
«Trovo che la formula di questa gara sia vincente, perché dà l’opportunità di vivere l’esperienza di un grande raid pur non esagerando con la difficoltà delle prove speciali. Tuttavia, le differenze con gare come la Dakar non sono poi così lontane: si parla pur sempre di quindici giorni consecutivi in moto, che affaticano molto il fisico e la mente. Non conta tanto se alla Dakar si va molto più forte, è comunque stressante. Inoltre la Gibraltar Race non è poi così facile, perché bisogna fare tutti i calcoli dei tempi, trovare i way point, guidare per tante ore, e tutto questo mette sotto pressione. Quando ci si trova nella prova speciale e si sbaglia, si deve rimettere tutto in discussione e ritrovare la strada giusta, si rischia di perdersi senza capire dove ci si trovi e, per cavarsela, bisogna saper leggere il GPS. Insomma ci sono molteplici aspetti che, secondo me, regalano forti emozioni e che resteranno impressi nella memoria come ricordi indelebili di un’avventura stupenda. In due settimane accade di tutto! È davvero una bella sfida e, anzi, faccio i complimenti a tutte le persone che ho visto qua per la costanza e l’impegno che ci stanno mettendo. Un altro aspetto sicuramente importante è che, in un contesto di questo tipo, nascono tante nuove amicizie perché in quest’avventura si è tutti insieme quindi, in un modo o nell’altro, ci si dà una mano e ciò crea una forte aggregazione, che magari può essere l’inizio di amicizie che si potranno sviluppare in altri viaggi e in altre avventure. Anche se ora purtroppo devo fermarmi, voglio tornare l’anno prossimo, però con una bicilindrica, perché sono convinto che la sfida sarà ancora più divertente. I percorsi, dopotutto, sono stati tracciati per questo genere di moto, il che non significa assolutamente che siano facili».
Con l’abbandono di Manuel Lucchese, dunque, la Gibraltar Race perde una presenta importante, ma non lo spirito di fondo che la contraddistingue: quello che si legge negli occhi di ogni singolo partecipante, e che non ha nulla a che vedere con il livello di esperienza perché la passione, quando è autentica, non fa distinzione di provenienza, età, professione e bravura.

Ph. Alessio Corradini
Aggiungi un commento