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MotoGP 2015 Valentino Rossi, come ha cambiato lo stile di guida

Un pilota che è sulla breccia da 20 anni ha un'esperienza inarrivabile per i rivali più giovani. Rossi lo sta dimostrando quest'anno, riuscendo a tornare in alto dopo un trienno difficile. Il suo merito più grande? Sapersi adattare e aver cambiato lo stile di guida. Ecco come ha fatto
Cambiare per continuare a vincere
Valentino Rossi
è forse l'unico pilota dell'era moderna a essere riuscito a vincere in tutte le categorie in cui ha corso. Dalla 125, passando per le 500 2tempi e le tante evoluzioni della MotoGP (800, 1000, monogomma..), Rossi ha sempre detto la sua riuscendo ad avere ragione di quasi tutti i suoi avversari. In questa cavalcata trionfale l'unica vera battuta d'arresto è stata nel biennio 2010-2012 con il passaggio a Ducati. Rossi e la Desmosedici non si sono mai amati: il primo aveva un background troppo "giapponese" per comprendere al volo le dinamiche Ducati, la seconda, invece, era già sul viale del tramonto. I due anni passati a masticare amaro sono stati difficili da digerire per il Dottore che ci ha messo un bel po' di tempo per riparametrarsi e tornare a essere il pilota che era. Via le sconfitte, via le insicurezze via anche alcuni capisaldi della sua carriera, come il genio delle sospensioni Jeremy Burgess. Rossi, in questi mesi, ha voluto resettare le sue certezze e questo salto nel buio (molto raro a livelli professionistici così alti)  gli ha permesso di trovarsi oggi in testa al mondiale, con 23 punti di vantaggio dal rivale Lorenzo. La capacità di Rossi di adattarsi alla moto e ai cambiamenti è nota, fu uno dei primi, ad esempio, a gestire al meglio l'adozione dell'elettronica, sfruttandone a pieno tutti i vantaggi e riuscendo ad aggirare gli svantaggi. Altrettanto nota la sua sensiblità nello sviluppare la moto, come nel 2004, quando suggerendo un motore più morbido nell'erogazione, riuscì a trasformare una moto costantemente annichilita dalle Honda nella M1 che tutti conosciamo. Ci sono però dei capisaldi, come lo stile di guida, che Rossi ha mantenuto suoi per molto tempo, avendo appunto la possiiblità di crearsi "il margine" con l'intelligenza.
Un esempio su tutti è dato dall'uso della parte superiore del corpo, che Rossi, appartenendo alla vecchia scuola, non utlizzava molto, tenendolo relativamente in asse con la moto e spostando solo la parte inferiore. Questo modo di guidare, unito alle staccate violente e un utilizzo della moto in curva rotondo e regolare fu una sorta di biglietto da visita del campione di Tavullia che rimase pressoché costante nel corso degli anni. Anche nel periodo in cui la scuola spagnola inziò ad affacciarsi sulla scena (Pedrosa, Lorenzo e, all'eccesso, Tony Elias), Rossi mantenne il suo stile almeno fino al 2010. Poi due anni di balckout in Ducati e il lento ritorno alla competitività con Yamaha. 
Tra i più grandi miracoli sportivi compiuti da Rossi quest'anno (al netto degli evidenti miglioramenti della sua Yamaha M1) c'è senza dubbio il suo profondo cambiamento di stile. Rossi ha capito che la guida alla Rossi, sulle nuove MotoGP non era più efficace e (con l'aiuto, immaginiamo, di Silvano Galbusera) ha provato a "cancellare" tutto ciò che gli ha fruttato nove mondiali per trovare una soluzione efficace. Ovviamente nel corso degli anni per sua stessa ammissione, Rossi ha iniziato a studiare Marquez per provare a replicare il suo stile di guida, abbandonando così i suoi celebri ingressi in curva rotondi e adottando le tipiche  spigolature del pilota di Cervera. Stesso discorso per il busto, che da qualche tempo Rossi "butta fuori" molto di più rispetto al passato trovandone giovamento in fase di percorrenza. Una tecnica inedita per lui, ma tremendamente efficace con i moderni prototipi. A spiegarlo è proprio Rossi: "Se si vuole rimanere in alto, si deve guardare a ciò che i piloti più veloci stanno facendo. Io oggi uso molto di più la parte superiore del mio corpo per muovermi al di fuori della moto, questo migliora la rotazione." Alla domanda se il suo nuovo stile è come quella di Marquez, ha risposto: "È 'un po' come quello di Marquez, ma non esattamente la stesso. La questione è anatomica, le mie gambe sono troppo più lunghe delle sue.”
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