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MotoGP 2015, intervista a Danilo Petrucci: “Il titolo si deciderà a Valencia"

MotoGP news – Abbiamo fatto due chiacchiere con Danilo Petrucci, pilota del team Ducati Pramac, autore di una stagione assai positiva. Petrux ci ha parlato dello splendido podio di Silverstone, della gara di Misano, del rapporto di amicizia con Dovizioso e Rossi, e ha dato il suo pronostico per il mondiale
Petrux importante per Ducati
Uno dei piloti emergenti di questa stagione è senza dubbio Danilo Petrucci, che, dopo due anni nel team Iodaracing, con pochi risultati, è passato alla Ducati del team Pramac facendo vedere ottime cose, e cogliendo un ottimo secondo posto a Silverstone. Settimana scorsa il pilota di Terni era presente all'Expo, per un evento nel padiglione del Kuwait, e abbiamo avuto l'occasione di scambiare due parole con lui. Petrux ha la fiducia di Ducati, tanto che il prossimo anno avrà una moto molto simile a quella ufficiale. Ecco cosa ci ha detto.

Dopo il secondo posto di Silverstone tutti parlano di te, come vivi questo momento?
Male, non ero abituato (ride). Non sono uno a cui piace stare sotto i riflettori, io sono timido, avere tante persone che ti mettono al centro dell'attenzione non è facile. Ci sto facendo l'abitudine, d'altra parte è comunque bello che con una gara e alcune prestazioni buone, diventi subito un eroe per la gente che ti guarda.

Come è stato per te il GP di Misano?
Quello di Misano devo dire che è stato un week end più difficile del solito, perché oltre a essere la gara di casa, la gente nel paddock non mi lasciava camminare. Questa cosa a me non era mai successa. Arrivare a Misano dopo il podio di Silverstone è stata proprio la ciliegina sulla torta. Dovevo cercare di ridurre al minimo gli spostamenti, facevo solo motorhome – box. Non sono passato nemmeno per l'hospitality, però ovviamente fa piacere sentire la gente che ti chiama, i bambini che ti corrono dietro. Una delle sensazioni più belle è quella di poter far felice qualcuno solo con un autografo. Quindi cerco di essere il più disponibile possibile. È un po' stressante, perché io preferirei mettermi a lavorare, se mi dai in mano pala e picone sono più contento, visto che vengo dalla campagna. Se mi devi mettere a parlare per tanto tempo con tanta gente, dopo un po' mi risulta difficile perché sono timido.

Anche nella gara di Misano hai concluso davanti alle due Ducati ufficiali, un gran risultato...
Sì, grande! Ammetto che dopo c'è stato anche un po' di delusione da parte di tutti, perché quando hanno visto che la gara era bagnata e io ero quarto... Invece niente, poi ha smesso di piovere e ho sbagliato il cambio moto, l'ho fatto un po' troppo tardi. Il box me l'aveva suggerito, ma la prima volta che me l'hanno segnalato non ho fatto in tempo a vedere la tabella, e quando ho visto che su Pedrosa stavo perdendo un po' di tempo allora sono entrato in pit lane. Con il team ci siamo spartiti le colpe: io avrei dovuto interpretare meglio la situazione, loro dovevano comunicarmelo prima, ma ci siamo spartiti anche i meriti perché sull'asciutto non avrei mai chiuso in sesta posizione. Terminare davanti alle due ufficiali è buono, negli ultimi giri io stavo riprendendo Valentino... Questa volta ci avevo creduto di più, e infatti dopo ci sono rimasto un po' male perché gli ero arrivato vicino, e invece non ce l'ho fatta. Quando arrivi però per due gare (Silversone e Misano, ndr) dietro al leader del campionato, tutto sommato non è male.

Inizi a sentire la pressione di Ducati?
Un po' sì. A parte che adesso sono controllato come un galeotto per il peso, d'altra parte loro vogliono tirare fuori, dalla moto e dal pilota, il meglio. Da un lato questo è difficile, dall'altro ti fa contento, essere nei pensieri di Ducati, sapere che ci tengono particolarmente a te, fa piacere. Mette pressione sì, quando va male sono loro i primi a dire cos'è successo, ma quando va bene sono loro i primi a congratularsi. Tutti i piloti della MotoGP vogliono arrivare a vincere e a correre con una casa ufficiale, essere uno di quei piloti è difficile, ma tante persone non possono dire lo stesso.

Il prossimo anno sarai sulla GP15, una bella prova di fiducia.
Sì, non so se ci sarà una moto più evoluta di questa. Sembra ci saranno solo alcuni aggiornamenti, ma non lo so. So che avrò una GP15 e comunque sarà molto più vicina alla moto ufficiale, rispetto a quella di quest'anno, che è quella del 2013. L'anno prossimo pare che la mia moto sarà molto più vicina come prestazioni alle loro, è un altro piccolo passettino in avanti. Sono contento, bisognerà vedere quanta sarà la differenza e se io soprattutto sarò in grado di stargli vicino. Sul 2016 non c'è nessuna certezza, cambierà tutto già a partire dalle gomme Michelin che non ho mai provato e poi c'è la centralina unica.

Ora che hai iniziato a far risultato, come sono i rapporti con Dovizioso e Iannone?
Con Iannone non ho molti rapporti, ci salutiamo, ma non ci sentiamo fuori dalla pista. Con Dovi invece è diverso, lui ci tiene a me, ha visto da dove sono partito e le difficoltà che ho avuto. Con lui ci alleniamo insieme, a volte mi ha anche prestato la moto e ha anche indicato a Ducati il preparatore a cui potevo rivolgermi. Dovi è più un amico. Quando sul podio a Silverstone ho detto che ero contento per tutti e tre, è perché sia Valentino che Andrea hanno fatto qualcosa per me. Già solo il fatto di potermi allenare con loro per me è importante. Ad alti livelli questa non è una cosa usuale. In Dovi ho visto la felicità quando abbiamo tagliato il traguardo, era quasi più contento di me per il mio secondo posto. Era davvero felice, non me la scorderò mai l'immagine di quando mi è venuto a dare la mano.

Che sensazioni hai in vista della gara di Aragon?
Per Aragon sono ottimista, la pista mi piace. Lì la moto non era andata malissimo lo scorso anno, anzi nella gara caratterizzata dal flag to flag (con il passaggio dai box a cambiare la moto, ndr), Cal Crutchlow aveva fatto podio. Era competitivo sia sull'asciutto che sul bagnato. Mi aspetto di stare nei primi dieci, magari un po' più vicino ai primi cinque. Vorrei essere veloce anche sull'asciutto e stare costantemente tra i primi dieci.

Tra le piste rimaste ora in calendario, quali pensi sia la migliore per te e per la Ducati?
Phillip Island, dove l'anno scorso Crutchlow ha mantenuto la seconda posizione fino a due giri dalla fine, quando è caduto. Quella è anche la mia pista preferita, quindi se piace sia a me che alla moto si può provare a fare qualcosa di buono.

Qual è il tuo obiettivo nelle ultime cinque gare?
Arrivare a Valencia nei primi dieci, assolutamente, a tutti i costi. Sono ancora ottavo, ho un po' di punti di distacco da Pol Espargaro, però lui è generalmente più veloce di me, qualche decimo al giro e nelle gare è più avanti. A volte gli sono arrivato vicino, altre abbiamo battagliato. È meno costante di me, ma più veloce. Mi piacerebbe fare un'altra gara bella, di quelle che ti ricordi per tanto tempo.

Considerando le piste e la situazione in campionato, chi vincerà il titolo?
Non lo guarderei al fattore pista, perché Lorenzo e Marquez hanno dimostrato di essere veloci su qualunque tipo di circuito. Jorge soprattutto ha dimostrato qualcosa in più, dalla seconda parte della stagione. Valentino è apparso un po' meno competitivo rispetto a loro due, però i piloti Yamaha hanno fatto i test ad Aragon. Secondo me si giocherà tutto a Valencia, non arriveranno con più di venticinque punti di distacco. Marquez ha tanti punti di svantaggio, ma finché non è fuori... Lui pensa a vincere tutte le gare, come ha dimostrato a Misano non ha niente da perdere. Ventitre punti sono tantissimi e sono niente, perché con un errore ne puoi perdere venticinque. Valentino ora ha un piccolo vantaggio psicologico e magari ad Aragon può anche gestire in attesa di una pista a lui più favorevole. Jorge forse deve rischiare un po' di più, deve provare a prendere l'iniziativa.

Conoscendo Valentino come pensi che affronterà queste gare?
Vale ha una grande esperienza. Essere in lizza per il titolo è una situazione che ha già vissuto molte volte. Non è facile, non riesco a immaginarmelo nemmeno cosa voglia dire, però Valentino con intelligenza può sfruttare questa occasione. Ventitre punti non sono molti con cinque gare da disputare. Magari a lui questo vantaggio dà una sicurezza che gli scarica un po' di tensione adesso, ma ne mancano comunque ancora tante di corse. Ne succederanno talmente tante da qui a Valencia che niente è deciso, come ne sono successe tante in due gare.
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