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Gemma, l'ultimo gioiello di Roberto Rossi

Il customizer mantovano ha presentato la sua ultima creazione, una bobber su base Harley-Davidson Softail Springer che nasconde un dettaglio prezioso: sei gemme incastonate per ogni lato nei parafanghi e molti dettagli squisitamente old school
Una preziosa Springer

Roberto Rossi da Mantova è un "giovane veterano"  e un artista, dietro ai suoi lavori c’è la storia: ogni sua Harley-Davidson racchiude dettagli che vogliono farsi scoprire, particolari che arrivano direttamente dal passato, quello giusto, quello che si apprezza e stupisce i veri appassionati. Il suo è un concetto di custom prossimo, se vogliamo, a quello della scuola giapponese, con dettagli nel dettaglio.
E’ di non più di una settimana fa la sua ultima motocicletta, “una figlia” se chiedete a lui, visto lo stretto rapporto che ha con le sue creazioni. Lei si chiama Gemma, è una bobber vecchia scuola, su base Harley-Davidson Softail Springer del 2004 che si porta dietro una storia un po’ particolare, come racconta lo stesso Roberto: "Intanto questa moto è mia, me la sono fatta nel giro di alcuni mesi, tra un lavoro e l’altro. Ma era già stata nella mia officina, infatti l’avevo customizzata pesantemente per un cliente tempo addietro, poi lui l’ha passata al figlio. E io me la sono ripresa, dopo aver scambiato con quest’ultimo uno scrambler su base Sportster Ironhead, che avevo fatto sempre io tre anni fa". Quindi dopo aver fatto da testimone a due generazioni, l’americana con la sua forcella a molle in bella vista è ritornata a casa, da papà Roberto.
Chiamiamola figliola prodiga? Forse. Più correttamente, chiamiamola come si deve, Gemma. E qui si torna al concetto del dettaglio di Roberto Rossi, il motivo di quel nome scintilla sui due parafanghi risagomati e accorciati: sei gemme per lato. Sei punti di colore sulla vernice scura del bobber a stelle e strisce.
È chiaro che non finisce qui, non c’è solo il particolare che battezza la moto.
Rossi cita gli albori dei bobber, quando venivano costruiti su motociclette anteguerra: ecco quindi un manubrio Flanders TT originale degli anni Cinquanta, a cui sono applicate due manopole in gomma naturale. Ecco collettori fatti su misura che finiscono con due scarichi trumpet a megafono, anche quelli provenienti dai mitici Fifties e la sella racing WR anni Quaranta.
Un discorso a parte meritano le ruote, componente essenziale delle bobber: i cerchi lenticolari sono stati parzialmente verniciati e le gomme a spalla alta, vecchia scuola, sembrano esplodere sotto ai parafanghi.
Troviamo poi una borsa Heritage dei primi anni Novanta, la retina sul fanale, unico vezzo modaiolo e il faro posteriore Sparto, un classicone.
Finezze. E ancora tante altre chicche da scoprire poco per volta, perché così sono fatte le motociclette di Rossi. Sono sue, anche se il nome non è sul serbatoio.
C’è un dato chiaro su cui riflettere: in più di vent’anni di onorato servizio, Roberto Rossi da Mantova ha sfornato oltre cento moto custom.
Quasi tutte sono ancora in mano ai proprietari che gliele avevano commissionate.
Roberto ripete sempre che ama tutte quelle moto come sue figlie, ma probabilmente non è l’unico.
 
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