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Laura Cola, Budapest-Bamako, Parte 2

Per affrontare con successo i 7mila e rotti km della Budapest-Bamako, Laura Cola s’è affidata, oltre ovviamente che alla sua esperienza di motociclista, ad una piccola ma equipaggiatissima Honda CRF 250 Rally. Ecco il suo racconto…
Parte 2
Prima donna in 14 edizioni a portare a termine la faticosissima Budapest-Bamako in sella ad una moto, Laura Cola ha ancora una volta dimostrato una grinta ed una determinazione che in pochi possono vantare. La fondatrice di i Donneinsella ASD, nota associazione del mondo moto al femminile, è partita da Budapest il 31 gennaio 2020, raggiungendo la Sierra Leone dopo oltre 7.000 km attraverso 5 stati africani. Dopo la prima, ecco la seconda pare del suo racconto.
Sono partita da Milano con il mio Van e a bordo moto e Carl, il mio team-mate svedese - spiega Laura - abbiamo raggiunto il Circuito di Aragon dove Carl aveva fatto spedire la sua moto. Da qui siamo partiti alla volta di Barcellona per l’imbarco. 30 ore ed eravamo a Tangeri. Poi 16 giorni di fuoco che ci hanno visto attraversare Marocco, Mauritania, Senegal, Guinea e Sierra Leone. 5 Paesi, più di 7000 Kilometri in quella che ho ribattezzato la mia “Milano- Freetown”.
Le difficoltà, ci raccontava Laura, non sono mancate, specialmente in fatto di guida notturna e scarsità d’acqua e di carburante, ma grazie all’ottima preparazione fisica e mentale, la centaura ha portato a termine la sfida con enorme successo e soddisfazione. Il merito va però anche alla moto, una piccola Honda CRF 250 Rally appositamente preparata per l’impresa. “Non è stato facile allestire Crifù - così è stata ribattezzata - moto che di per sé esce già ben “vestita” ma non certo pronta per un’esperienza del genere”, ha detto Laura, elencando le numerose modifiche apportate alla moto. “Necessario era infatti trovare spazio extra per bagagli, acqua, benzina, tenda, sacco a pelo, e pezzi di ricambio”. A disposizione c’erano “la piastra posteriore, le borse impermeabili, quelle laterali - piccole - la tanica, lo spoiler (utilissimo) per il vento, il porta smartphone e, soprattutto, le luci aggiuntive per la guida in notturna. Tutto Givi. Inoltre uscite USB collegate alla batteria indispensabili per ricaricare smartphone e videocamere vista la mancanza di elettricità al campo”. Fondamentale lo pneumatico: “considerando il caso di lunghe tappe in off ma anche on road oltre la mancanza di assistenza, la scelta di un pneumatico on-off come l’MT 21 o l’MT60 della Pirelli è perfetta”. Altrettanto importanti i pezzi di ricambio. Cosa portare quando davvero non si ha spazio? E ancor più importante, quando non hai assistenza? Ecco la lista. Pneumatici anteriore e posteriore (caricati per gentilezza sul Defender di altri partecipanti); Camere d’aria (due posteriori e un anteriore, bomboletta d’emergenza); Filtro aria, leve e pedaline; Candela. Ideale, aggiunge la motociclista,  sarebbe portare anche una falsa maglia per aggiustare eventualmente la catena”.
Ma il “bagaglio” forse più importante di questa incredibile avventura è, a detta della stessa protagonista, l’esperienza vissuta durante il viaggio: “Quando si è in moto e si partecipa ad un challenge così impegnativo si ha davvero poco tempo per mescolarsi con le realtà locali. Mi piace immaginarmi come la lama di un coltello che ha attraversato rapidamente tutti gli strati della mia fetta d’Africa. Dal deserto alla savana, dalle steppe al verde della Sierra Leone. E così i paesaggi secchi e aridi lasciano man mano il posto ad un’esplosione di vita, acqua e verde rigoglioso. Le immagini scorrono veloci, le sensazioni, i momenti difficili, gli sguardi delle persone e di tanti, tanti bambini sorridenti pronti a sbucare da ogni angolo per correrti incontro e salutarti. Non potrai goderti fino in fondo il posto quando sei in moto, non potrai scendere comodamente come faresti dalla tua auto per fare qualche scatto o mangiare, ma potei essere tu il momento speciale di tanti bambini. Io non so quanto bisogno abbiano di noi. Loro sicuramente a me hanno fatto benissimo. Quando ogni volta mi chiedono perchè lo faccio la risposta è sempre la stessa: Non posso farne a meno. Non posso fare a meno di sfidarmi, di mettermi alla prova, di tuffarmi in nuove realtà. Adoro sentirmi stanca, sfinita, adoro provare quella sensazione di fatica e paura mista ad appagamento totale. Cos’è vivere se non imparare ogni giorno qualcosa in più?!”.
 
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