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Kawasaki W854 Schlachtwerk, una classica accordatissima

Il customizer tedesco Thomas Thoring oltre a costruire razzi da gare 1 contro 1 ha una particolare predilezione per le Kawasaki neoclassiche di recente produzione. Ci tira fuori delle vere e proprie armi non convenzionali dal peso irrisorio e dal motore affilato.
Peso piuma
Non conoscete il tedesco Thomas "Tom" Thoring? Male. Andate a cercarvi su Youtube i filmati in cui bastona chiunque gli si pari davanti durante le gare di Glemseck nel 2015. La sua paciosa Yamaha TR1 era la cosa più vicina a un missile che si potesse ammirare in quel fine settimana.
Attraverso il suo marchio, Schlachtwerk, Tom non si premura solo di fornire dei missili a due ruote all’asfalto delle gare d’accelerazione, ma si diverte molto a modificare le paciose Kawasaki serie W, siano esse 650 o 800.
L’ultima uscita dal suo garage è un inno al racing vecchia scuola in cui la prima forma di aumento di prestazioni era la diminuzione di peso. Ovviamente la cosa non si limita a una semplice cura dimagrante, ma anche il cuore bicilindrico con la meravigliosa distribuzione a coppie coniche è stato pompato a dovere.
Iniziamo proprio dal motore: questa non è una W650, è bensì una W854 visto che i cilindri sono stati rialesati fino a raggiungere la cilindrata, appunto, di 854 cc. Mettiamoci poi un filtro aperto K&N, un nuovo albero a camme da corsa e lo scarico 2 in 1 fatto in casa e 70 cavalli alla ruota sulla piccoletta sono serviti.
Poi c’è la dieta che fa scendere il peso della jap classica fino a 162 Kg, un risultato sorprendente.
Si è partiti dalle superfici. via il serbatoio originale, sostituito da uno risagomato proveniente da una Yamaha SR500 e via i pannelli laterali con un bel paio di elementi costruiti in officina.
Sempre di Schlachtwerk sono anche i due parafanghi che si accoppiano ai due cerchi inediti da 18 pollici che calzano un paio di grassottelli Avon Roadrider.
Il gruppo sospensioni consiste in due ammortizzatori posteriori YSS vincolati a un nuovo forcellone in alluminio trapiantato e modificato da un’altra Kawa classica, la Zephyr 550.
All’avantreno una forcella con steli da 43 mm e tripla piastra ex Suzuki GSF1200 Bandit ha avvicendato quella stock. Sebbene il peso sia diminuito, Tom non ha voluto lesinare sugli spazi di arresto, installando nuovi componenti per l’impianto frenante. Ecco un discone da 310 mm e pinza a 4 pistoncini sulla ruota anteriore e un secondo disco da 220 mm al posto del tamburo posteriore.
Chiudono il cerchio i dettagli e le manovre salva peso: nuova batteria ultraleggera, abbandono dell’avviamento elettrico e persino un alternatore dal peso piuma, tutto a controbilanciare il nuovo radiatore dell’olio, fondamentale viste le alte prestazioni di questa motocicletta.
A forza di perdere tutti quei chilogrammi, chissà che fame d’asfalto sarà venuta a questa leggerissima Kawa!
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