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Coronavirus, il piano di Ferrari per tornare al lavoro

Ferrari si prepara alla riapertura degli impianti attraverso uno scrupoloso programma in più fasi sviluppato in collaborazione con medici e virologi. Tornati a Modena e Maranello, i dipendenti Ferrari potranno sottoporsi ad apposito screening medici, servirsi di una app per il monitoraggio della sintomatologia ed eventualmente accedere all’assistenza sanitaria e psicologica
Back on Track
Ferrari guarda alla cosiddetta “fase 2” preparandosi al riavvio delle attività negli stabilimenti di Modena e Maranello mediante un programma strategico sviluppato a tavolino insieme a virologi ed esperti. Denominato Back on Track, il programma - non ancora avviato e passibile ovviamente di eventuali aggiustamenti in base alle decisioni prese dalle autorità nazionali - affronta alcune delle più urgenti difficoltà derivanti dal riavvio delle operazioni produttive.
La riapertura avverrà ovviamente in modo graduale e nel pieno rispetto delle tempistiche e delle modalità indicate dal Governo. Una volta ricevuto il via libera, a collaboratori e dipendenti sarà offerta la possibilità di sottoporsi volontariamente ad esami del sangue utili a verificarne lo stato di salute. Successivamente, tali esami saranno allargati ai familiari conviventi ed al personale dei fornitori presente in azienda. Ciò consentirà di ottenere un quadro preciso circa lo stato di salute della "popolazione aziendale”. Conclusa la fase due, i collaboratori potranno (ancora, su base volontaria) servirsi di un’apposita app in grado di fornire loro supporto medico sanitario nel monitoraggio della sintomatologia. Fondamentalmente, si tratterà di un tracciamento dei contatti delle singole utenze - nel rispetto della privacy individuale, assicurano -  attraverso il quale, in caso di positività al Covid-19 di un utente, i suoi contatti potranno essere ricostruiti dall'applicazione. Il progetto, specifica Ferrari, “potrà essere uniformato secondo gli eventuali standard che saranno definiti dalle autorità competenti”. Terminata la fase 3, l’azienda fornirà comunque un servizio di assistenza sanitaria e psicologica, telefonica e domiciliare, a tutto il suo personale. In caso di positività al virus, verrà inoltre messa a disposizione una copertura assicurativa specifica oltre a un alloggio adatto all'autoisolamento, con assistenza medica e infermieristica a domicilio e supporto di materiale sanitario.
Il programma, ancora in fase di perfezionamento, è stato positivamente commentato  da parte della Fim Cisl: “Questo protocollo – ha detto il segretario generale della Fim Cisl Emilia Centrale Giorgio Uriti – rappresenta una sorta di rivoluzione, perché contribuirà a cambiare per sempre l’organizzazione del lavoro e, quindi, della produzione”. "Si tratta di una grande sfida – continua Uriti – alla quale dobbiamo arrivare tutti preparati, sia noi del sindacato che l’azienda e i lavoratori. Non è escluso che il ’protocollo sanitario Ferrari’ possa preso a modello da altre aziende, perché le maestranze che sanno di avere la salute sotto costante controllo lavorano più serenamente".
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