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Cina addio, le e-bike si producono in Italia

La Fabbrica italiana veicoli elettrici lascia la Cina per tornare a costruire le bici a pedalata assistita in Italia. Un ritorno dovuto all’aumento dei costi di costruzione nel paese asiatico, alle difficoltà nel rispettare i tempi di consegna e, soprattutto, alla volontà di raggiungere standard di qualità superiori
L’arrivo di un nuovo...Vento
Qualcosa sembra cambiare nel mondo dell’industria. Non è ancora una tendenza, ma un primo segno di una possibile mutamento del mercato. Se fino ad oggi le aziende europee, e non solo, sono corse in Cina per produrre a basso costo, adesso si inizia a vedere il processo inverso. L’esempio più eclatante riguarda la Techrules, supercar cinese ipertecnologica che ha scelto Torino per lo sviluppo e la produzione della vettura. Nel settore delle due ruote un caso di delocalizzazione al contrario riguarda la Five, la Fabbrica italiana veicoli elettrici. Costruttore storico di bici a pedalata assistita con diversi marchi, da alcuni anni ha attivato una politica per riportare la produzione in patria dopo un’esperienza in Cina. Un impegno giunto al traguardo con la realizzazione dello stabilimento bolognese dove saranno prodotte le e-bike firmate Wayel, Momo Design, Italwin e Hinergy Bike, marchio che vanta il primo modello, la Vento, ad uscire dalla nuova fabbrica. In realtà, l’impianto di oltre 7.000 metri quadri situato nella zona industriale delle Roveri a Bologna verrà inaugurato ufficialmente tra due mesi, quando entrerà a pieno regime produttivo. Una struttura che spicca per le tecniche costruttive “green” e per la presenza di pannelli fotovoltaici che lo rendono autosufficiente dal punto di vista energetico, nonché per il magazzino completamente automatizzato. Elementi di pregio che hanno contribuito a fare lievitare il costo di realizzazione a più di 10 milioni di euro, un investimento di rilievo per una società che nel 2016 ha fatturato 1,2 milioni di euro, ma che promette ampi margini di crescita produttiva. Gli obiettivi per il 2017 sono di superare la quota di 3.000 unità all’anno in uno stabilimento pensato per arrivare fino a 35.000 e-bike in 12 mesi. Oltre alle bici elettriche dei quattro marchi del Gruppo è, quindi, presumibile che la fabbrica sarà messa a disposizione di altri costruttori che desiderano fare rientrare la produzione nel Bel Paese. Con l’incremento dell’attività è probabile pure l’aumento dei dipendenti, ora costituito da 35 lavoratori. A cambiare, però, sarà soprattutto la qualità, ragione principale della delocalizzazione al contrario. In Cina, infatti, ci sono realtà con buoni livelli qualitativi, ma inadeguati per raggiungere gli standard più elevati del mercato europeo. Altri buoni motivi per tornare in Italia sono economici, con i costi di produzione cinesi in rialzo e le spedizioni che diventano sempre più lente con possibili ripercussioni sulle consegne. E poi c’è una motivazione che non ha prezzo: difendere il Made in Italy.
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