Salta al contenuto principale

MotoGP - Casey Stoner, l'autobiografia e quella manciata di sassolini...

MotoGP news - A due anni dalla pensione è uscita Pushing the Limits l'autobiografia del pilota di Kurry Kurry. Programmato per vincere e allevato da un padre-padrone, il buon Casey non le manda certo a dire e ne ha per tutti...
Biografia al vetriolo
Che Casey Stoner non sia un personaggio "facile" è sotto gli occhi di tutti. La sua decisione di lasciare le corse perché stufo, tra le altre cose, di correre in un ambiente falso e ipocrita, hanno segnato ancora di più la distanza tra l'australiano e il circus della MotoGP. A esclusione infatti di qualche test per Honda, Casey ha davvero appeso il casco al chiodo e, nel paddock, a parte a Phillip Island, non si vede quasi mai. Di certo, la sua autobiografia, Pushing The Limits, uscita in Australia e non ancora tradotta in italiano, non aiuterà a ricucire i rapporti con Rossi e compagni. Casey, infatti, nonostante i due anni di lontananza ci ha tenuto a mettere per iscritto quello che ha sempre sostenuto, regalando buone parole davvero a poche persone. Le principali “vittime” delle invettive di Stoner, ovviamente, sono Rossi e la Ducati. Del primo, pur riconoscendone le qualità di pilota, condanna l'aspetto umano, secondo Stoner carente. Casey imputa a Valentino un cambio di atteggiamento quando Stoner ha iniziato a vincere. Anche con Ducati Stoner non è stato per nulla tenero: “Nel nostro mondo c'è poco rispetto delgi europei nei confronti dei giapponesi. Io ho sempre avuto team italiani e mi dicevano sempre che Honda era una grande azienda mentre Ducati una famiglia. Per me è stato il contrario.” Stoner accusa la casa di Borgo Panigale anche di essersi seduta sugli allori dopo il primo titolo nel 2007, rinunciando a sviluppare la moto, ma quel che più ha dato fastidio al pilota australiano è stato lo scarso interesse a trattenerlo quando si prospettò il passaggio in Honda: “Per loro non contavo nulla”. L'ira di Casey non si ferma qui e “regala buone parole” anche al suo idolo d'infanzia Kevin Schwantz, colpevole di aver sparlato di lui nel periodo di abbandono delle gare per l'intolleranza al lattosio, e per Carmelo Ezpeleta, il principale artefice della rovina della MotoGP. A parte le numerose invettive, l'autobiografia contiene parti molto interessanti circa l'infanzia di Casey: allevato da un padre-padrone che, resosi conto del talento del figlio lo ha trasformato in una macchina per vincere, comportandosi più come un allenatore che come un padre. Il suo carattere duro, gli insulti in caso di sconfitta e la dedizione totale allo scopo sono parte integrante di ciò che Stoner è diventato il quale ammette: “Fu un bombardamento psicologico per nulla sano.” Per saperne di più non resta che attendere l'arrivo della biografia nelle librerie italiane, in programma entro l'anno.
Leggi altro su:
Aggiungi un commento