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Cambridge dà “aria” alle batterie del futuro

I ricercatori dell'ateneo inglese hanno sviluppato degli accumulatori al litio-aria con una densità energetica pari a quella presente in un normale serbatoio della benzina. Un risultato che garantirebbe alle future moto elettriche autonomia e peso simili alle odierne due ruote con motore a combustione. Per vederle montate su modelli di serie, però, si dovrà aspettare ancora molto
Costi di produzione tagliati dell'80%
Una moto elettrica equipaggiata con batterie con autonomia, peso e dimensioni equivalenti a quelli di un serbatoio di benzina? E' possibile, ma si dovrà attendere ancora una decina di anni per vederle montate su un esemplare prodotto in serie. A dichiararlo sono i ricercatori dell'Università di Cambridge impegnati nello sviluppo di accumulatori al litio-aria, noti anche come batterie al litio di ossigeno. Gruppo di studiosi che ha apportato innovazioni alla tecnologia grazie all'impiego dell'idrossido di litio al posto del perossido di litio e del grafene per l'elettrodo. Il risultato ottenuto in laboratorio sarebbe, appunto, molto simile a quello oggi offerto dalla benzina per le attuali due ruote a combustione. Le batterie dell'ateneo inglese, infatti, sarebbero in grado di avere una densità energetica di dieci volte superiore rispetto agli attuali modelli agli ioni di litio, ossia sarebbero in grado di immagazzinare dieci volte più energia a parità di peso raggiungendo, di fatto, un valore simile a quello racchiuso nella miscela nobile. Un risultato, per la verità, già ottenuto da altri ricercatori, ma con alcuni miglioramenti in termini di efficienza, stabilità e durata (più di 2.000 cicli di ricarica completi, circa il doppio di quanto registrato oggi) degli accumulatori. Secondo gli esperti britannici, inoltre, le nuove batterie avrebbero un quinto del peso di quelle odierne e si potrebbero produrre con un quinto dei costi attuali. Un esito, quest'ultimo, che contribuirebbe non poco a ridurre i listini delle moto elettriche rendendole più competitive con i modelli tradizionali. A smorzare gli entusiasmi, però, sono una doverosa prudenza nella valutazione dell'annuncio effettuato dai ricercatori (comunicazioni simili si sono lette già nel decennio scorso) e le precisazioni di Clare Grey. Secondo la professoressa di Cambridge che ha guidato la ricerca i risultati ottenuti dal progetto sono “un passo verso una batteria ideale, anche se con molti ostacoli a venire”. Per arrivare alla definizione di accumulatori pronti per la produzione di serie, infatti, potrebbero essere necessario più di un decennio per affinare la tecnologia ed eliminare alcuni dei problemi ancora non risolti, come la bassa velocità di carica ottenuta.
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