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Benzina ai massimi storici, la denuncia dell'Unione Consumatori

Le percentuali sono impietose: +18,1% benzina e +25,1% gasolio. Questi i numeri dei rialzi dei prezzi carburante che superano anche quelli successivi al Decreto Salva Italia del Governo Monti nell'ormai lontano 2011. L'Unione Consumatori denuncia: "Non è la guerra, ma speculazione"
Non solo guerra
L'aumento del costo dei carburanti da quando la Russia ha invaso l'Ucraina è un dato ormai evidente che sta raggiungendo proporzioni storiche. I record raggiunti dai prezzi stanno minando non solo le tasche dei cittadini, ma anche di quelle di molte aziende. A tal proposito l'Unione Consumatori ha fatto il punto con un comunicato in cui vengono snocciolati alcuni dati che fotografano in maniera impietosa la situazione attuale. 
"Non solo la benzina in modalità self service secondo i dati ufficiali del Mite sfonda per la prima nella storia i 2 euro al litro, arrivando a 2,185 euro, ma si tratta del maggior rincaro settimanale dall'inizio delle serie storiche. In soli 7 giorni, infatti, aumenta di oltre 23,144 centesimi, battendo il precedente rialzo del 12/12/2011 quando salì di 9,743 cent per via dell'entrata in vigore della famosa stangata del Salva Italia di Monti che alzò le accise di 8,21 centesimi al litro per la benzina e 11,21 cent per il gasolio per incassare 4,8 miliardi di gettito in più all'anno. Battuto anche il record storico del gasolio, che toccando i 2,155 euro al litro, segna un balzo di 32,53 cent rispetto alla settimana precedente, superiore ai 13,239 cent del 12/12/2011. Un aumento che per la benzina è pari all'11,8%, 11,57 euro per un pieno da 50 litri, 278 euro su base annua. Per il gasolio l'incremento è del 17,8%, 16,27 euro a rifornimento, 390 euro su base annua". Questa la  denuncia di Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, sulla base dello studio condotto sui dati settimanali e mensili del ministero della Transizione Ecologica.
I dati portano tutti a una sola conclusione: la guerra c'entra, ma fino a un certo punto: "Questa è la prova del nove che si tratta di una mera speculazione, visto non c'è ancora nessun blocco dell'import russo per quanto riguarda il petrolio né verso l'Italia né verso l'Ue e visto visto che il petrolio greggio va distillato e raffinato prima di arrivare alla pompa. Il dato di oggi finirà, quindi, nel dossier che stiamo presentando alla Procura di Roma, dove chiederemo anche che il ministro Cingolani sia sentito come persona informata dei fatti. Ora la Guardia di Finanza deve andare a tappeto da tutte le società petrolifere e in tutti i distributori. Da quando è scoppiata la guerra, come dimostra il confronto rispetto all'ultima rilevazione pre-conflitto del 21 febbraio 2022, un litro di benzina è rincarato di oltre 33 cent, +18,1%, pari a 16 euro e 73 cent per un pieno da 50 litri, 402 euro su base annua, un litro di gasolio è aumentato di oltre 42 cent, +25,1%, 21 euro e 61 cent a rifornimento, equivalenti a 519 euro annui".
Secondo Dona, la situazione per tamponare questa escalation di prezzi c'è, e deve essere messa in atto subito: "Il Governo ora non può più ritoccare di pochi cent le accise. Non ci sarebbe alcun effetto reale sui prezzi alla pompa che continuerebbero la loro folle corsa. Serve una vera scossa con una riduzione delle accise di minimo 50 cent". La situazione delle accise sui carburanti è una questione annosa, che ciclicamente viene rispolverata ogni volta che il prezzo della benzina fa un balzo in avanti. Allo stesso modo però, nonostante le promesse fatte in questo senso, le accise non sono mai state toccate da nessuno degli ultimi Governi in carica. Chissà se questa sarà la volta buona... 
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