Salta al contenuto principale

Audi e le moto? Non è la prima volta…

Chi pensa che il matrimonio tra Audi e Ducati sia  il primo "sconfinamento" nelle due ruote del gruppo tedesco si sbaglia di grosso. Ferdinand Piëch ci aveva già provato 36 anni fa, con un progetto "autarchico" denominato ZR 02. Ecco com'era e come nacque.

La prima due ruote era "fatta in casa"

Ferdinand Piëch (oggi a capo del gruppo Volkswagen, ma anche grande progettista e nipote dell'ing. Ferdinand Porsche, il "papà" del Maggiolino) è un grande appassionato di moto: nessuno dubita che la sua passione per le due ruote sia stata tra i motivi della recente acquisizione di Ducati da parte del colosso tedesco. Pochi sanno però che Piëch già nel lontano 1976 aveva provato a realizzare una moto con il marchio Audi. All'epoca Piëch era a capo del Centro Ricerche Audi: in questa veste commissionò il progetto di una moto a due ingegneri di sua totale fiducia i quali con un budget risicato (2.500 marchi, poco più di 1.250 euro odierni) e poco tempo a disposizione nel corso del 1976 realizzarono un prototipo con motore 4 cilindri automobilistico da 1.100 cm3 (era quello dell'utilitaria Audi 50, l'antenata della Polo) e ciclistica di derivazione BMW. La moto battezzata ZR 02 pesava 250 kg e sviluppava circa 60 CV, aveva la trasmissione a cinghia ed era priva di avviamento elettrico a causa dell'ingombro del motore. L'anno seguente la ZR 02 percorse circa 8000 km di test e venne analizzata e studiata in ogni suo dettaglio. Ma lo sviluppo del sistema Quattro (la trazione integrale Audi) tolse risorse al progetto che venne abbandonato e tenuto nascosto per molto tempo.
In realtà, anche se la storiografia ufficiale Audi si è dimenticata della ZR 02, la moto esiste ancora e ogni tanto viene esposta nel museo dell'auto di Ingolstadt, dove l'ha scoperta un giornalista di corriere.it che ne parla in questo articolo. Ma l'interesse per le moto sta dilagando nel gruppo Audi: chi è stato a Misano per il WDW ha visto tantissime camicie con il logo Audi nel paddock... senza contare gli inviati in incognito (ancor più numerosi, secondo i "bene informati").

Leggi altro su:
Aggiungi un commento