Salta al contenuto principale

5 stratagemmi usati dalle Assicurazioni per non pagare i risarcimenti

I costi per gli assicurati sono aumentati del 245 per cento dagli anni Novanta, del  21 per cento nel 2014 e del 10 per cento nella sola prima fino metà del 2015. Una situazione gravissima, soprattutto se confrontata con la diminuzione dei sinistri liquidati dalla grandi Compagnie. Il libro scritto da Massimo Quezel svela alcuni degli stratagemmi utilizzati dai gruppi per garantire utili miliardari
Utili che crescono, risarcimenti che calano
Attraverso la lettera aperta inviata alla Senatrice Simona Vicari poche settimane fa, il Presidente Aneis, Giovanni Polato, denunciava una grave situazione: a fronte di utili miliardari, le compagnie assicurative stanno progressivamente riducendo l’importo e il numero di risarcimenti e sinistri, costringendo gli assicurati a sborsare somme sempre più elevate per garantirsi l’obbligatoria assicurazione. Scritto dall’ex liquidatore Massimo Quezel, il nuovo libro edito da Chiare Lettere "Assicurazioni a delinquere" svela alcune delle bugie e degli stratagemmi oggi utilizzati dalle diverse Compagnie per garantirsi crescenti introiti e sempre minori spese. Eccone un breve elenco:

1- Ritardare il più possibile i pagamenti. Ciò “costringe” il povero assicurato ad accettare, ormai sfiancato, offerte calcolate al ribasso. Il diktat  imposto dai grandi gruppi assicurativi ai propri liquidatori -spiega Quezel - dev'essere: “pagare il meno possibile, se non addirittura niente, ritardare al massimo i pagamenti, sfiancando i danneggiati e costringendoli ad accettare proposte di risarcimento del tutto inadeguate”.

2 - Le “clausole subdole”. Sono tantissime e, ovviamente, ben nascoste nei contratti. Particolarmente infida, spiega l’autore, vi è quella che prevede il cosiddetto “risarcimento in forma specifica”, cioè l’obbligo di far riparare il veicolo incidentato presso un’autofficina convenzionata con la compagnia stessa e, s’intende, con un esborso ovviamente maggiore per gli assicurati.

3 -  Sfruttare il discorso frodi a proprio vantaggio. Le numerose truffe registrate dalla stessa compagnia tornano, in realtà, parecchio comode, legittimando, di fatto, un costante aumento dei premi da una parte e un’ altrettanto costante diminuzione dei risarcimenti dall’altra: la vera truffa però, denuncia Quezel, si rintraccia nell’operato  delle assicurazioni che, pur avendo a disposizione gli strumenti utili a smascherare l’eventuali frodi, lasciano inalterata una condizione che consente loro di mantenere alti i premi assicurativi.

4 - Diminuire punteggi, modificare tabelle ed erosione dei microdanni. I cavalli di battaglia utilizzati per raggiungere il fine sono parecchi: oltre alla miriade di clausole nascoste, vanno infatti ricordati anche i punteggi di invalidità permanente più bassi, le tabelle di calcolo del danno biologico più favorevoli alle compagnie nonché  la graduale e costante erosione di un decoroso ristoro dei microdanni.

5- Vera e propria eliminazione di alcuni risarcimenti. Molti dei danni sui quali un tempo l’assicurato poteva dirsi “tranquillo” sono progressivamente stati eliminati (e qui concorre ancora l’altissimo numero di sinistri). Primo fra tutti, quello relativo al famoso “colpo di frusta”, danno oggi non più liquidato con alcun rimborso.

Va ricordato, infine, che otre a regalare al nostro paese la maglia nera per quanto riguarda il numero di veicoli non assicurati, i dati diffusi dall’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) riguardo ai 3,9 milioni di veicoli, cioè 8,7% del totale, circolanti  senza alcuna copertura assicurativa, dovrebbero far riflettere sull’inaccessibilità dei premi stessi. L’articolo 132 del Codice delle assicurazioni, prevedendo infatti per l’automobilista un “obbligo a contrarre”, dovrebbe obbligare dall’altra parte le assicurazioni a consentire a chiunque di adempiere al suddetto obbligo, proponendo costi “accessibili”. Ma così non è, è invece la conclusione di Quazel, che sottolinea invece la sistematica riduzione dei diritti di chi ha la sventura di incappare in un incidente stradale.
Lasciato solo, il cittadino si trova dunque costretto ad affrontare, in caso di sinistro, lunghe situazioni complesse e sfiancanti, e a valutare offerte di risarcimento formulate sempre al ribasso. In suo aiuto la Giustizia italiana che, va detto, pur con sentenze che nella maggior parte dei casi danno ragione all’assicurato rispetto alla compagnia, soffre del tristemente noto problema relativo ai troppo lunghi - se non infiniti -  tempi di azione. 
Aggiungi un commento
pollix
Gio, 03/10/2016 - 08:50
Mi sembra un articolo fatto per le assicurazioni RC auto, e non per le RC moto, come mi potrei aspettare da un sito dedicato alle moto. Trovo soprattutto singolare la critica al fatto che non venga più effettuato alcun rimborso per il cosiddetto "colpo di frusta", dato che l'orientamento è quello di dare risarcimenti per danni che sia possibile provare con esami medici. Il "colpo di frusta" è stato per anni utilizzato da tutti coloro che hanno effettuato frodi assicurative, organizzate al punto di farsi tamponare, anche a velocità bassissime, per poi andare in ospedale e lamentare malesseri che venivano imputati al colpo di frusta, e poi risarciti. Decidere di non risarcire più questo tipo di danno porta a scoraggiare tutti coloro che creano incidenti per potere chiedere questo tipo di risarcimento. Se per voi questo è negativo... beh... allora consegnamoci nelle mani dei truffatori, ma poi non lamentiamoci se le assicurazioni vanno alle stelle.