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Stoner è d'accordo con Marquez: deve divertirsi, ma la MotoGP di oggi è noia

MotoGP news – L’ex campione australiano ha detto la sua sulla scelta di Marc Marquez di cambiare squadra e moto nel 2024 

Stoner capisce la mossa di Marquez
Casey Stoner si ritirò a fine 2011, a soli 27 anni, dopo aver vinto due titoli iridati e aver messo in mostra il suo talento incredibile. Avrebbe potuto vincere molto di più se avesse continuato? Possibile, ma ormai l'ambiente del circus gli stava stretto e decise di tornare in Australia e godersi la sua bella famiglia. Di fronte a un bivio simile si è trovato anche Marc Marquez, aveva per le mani una Honda poco competitiva e ha rescisso il contratto per trovare a tutti i costi un’opzione nuova in vista del 2024.

Intervistato da 'TNT Sports’, Stoner ha commentato: “Se non ti diverti, perché rischiare tutto? Se Marc si diverte a correre, non vorrà rischiare tutto per niente. È importante per lui divertirsi di nuovo, è la motivazione  per alzarsi la mattina, allenarsi, rischiare di avere infortuni e ripartire”.

Quello che all’apparenza Marquez ha trovato in Gresini e con la Ducati: “La gente dà giudizi da fuori, ma è molto difficile quando hai tutto contro, il tuo corpo non vuole fare certe cose, ma lo costringi e paghi uno scotto. Se vuoi rischiare tutto, mettere tutto in gioco, devi farlo per un motivo. Alcune persone pensano che sia una questione di soldi. Oppure per un qualunque motivo, per un risultato. Io adoravo semplicemente andare in moto. Competere ne faceva parte. Ho gareggiato, è stato fantastico. Amavo di più guidare la moto, amavo spremere tutto ciò che potevo da una moto.

La nuova gestione delle MotoGP
Stoner è molto critico anche sulle MotoGP attuali e ha ammesso: “Quando le moto hanno iniziato ad avere troppa elettronica, il divertimento è sparito. In questo momento, gli ingegneri controllano tutto ciò che fanno i piloti, lo rimettono nelle mani dei piloti, si muovano un po', che commettano errori”.

Oggi le cose sono cambiate molto rispetto a quando correva lui: “L’unica cosa su cui un pilota può fare la differenza è il punto di frenata in ingresso di curva, tutto il resto è regolamentato”. E anzi, accenna anche a un paragone importante: “La Formula 1 non ha il controllo di trazione. In MotoGP c’è molta più elettronica, perché ne abbiamo bisogno su una moto? Non abbiamo bisogno di ingegneri campioni, abbiamo bisogno di piloti campioni, che mostrino quello che sono capaci di fare”.

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