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Pecco Bagnaia, il ragazzo cresciuto a Rossi e Ducati che ora è diventato un campione

Il neo-iridato è diventato grande imparando tutto il possibile da Valentino e dal mondo di Borgo Panigale, prendendo il meglio anche da un mito come Casey Stoner. Umiltà e caparbietà sono tra le sue più grandi dote umane, e lo si è visto in questa stagione
Ora che Pecco Bagnaia è davvero campione del mondo della MotoGP, il suo nome inizia a uscire dai ristretti circoli degli appassionati di motociclismo e arriva al grande pubblico. Non ci si chiede più solo che tempi fa, se vince le gare e se è più o meno forte dei suoi avversari del momento, ma lo si confronta – doverosamente- con altri grandi nomi del suo sport e non solo.

Una rimonta epica
Innanzitutto bisogna dire che la stagione 2022 di Pecco è un simbolo di uno dei suoi tratti caratteriali più forti: la caparbietà. Si è detto più volte ma vale la pena ricordarlo: Bagnaia ha rimontato da -91 su Quartararo e ha vinto il mondiale di 17 punti. Sono 108 lunghezze di differenza, e a chi ricorda che il pilota di Chivasso guida una Ducati, bisogna replicare che lo stesso vale per Miller, Martin, Bastianini, Zarco e via dicendo. La Desmosedici è una moto meravigliosa, ma solo nelle mani di Pecco è diventata uno strumento sfruttato al 100% del suo potenziale, quell'arma letale capace di battere chiunque. Senza di lui ora saremmo a parlare dell'ennesimo campionato vinto da un pilota Yamaha, e di una Ducati capace di vincere 4-5 gare in una stagione.

La “legacy”
Termine spesso utilizzato negli sport americani – tra i quali il basket, di cui Pecco è un grande fan- con cui si intende una sorta di “eredità” spirituale, un passaggio di consegne tra un vecchio e un nuovo campione. L'immagine di Valentino Rossi che abbraccia Pecco in parco chiuso è il simbolo di questa legacy: d'altronde Pecco è stato uno dei primi piloti a entrare nella VR46 e a correre per il team Sky, di cui il Dottore era partner. Bagnaia ha sempre visto Vale come un grande esempio, da cui “succhiare” tutta la conoscenza motociclistica necessaria, ma non ha mai messo in secondo piano l'altra sua grande passione: la Ducati. Per Pecco, il rosso del marchio bolognese è sempre stato un colore impresso nel cuore. Un amore di famiglia, iniziato con la 996 dello zio, e proseguito nel seguire con ammirazione le gesta di Bayliss e Stoner. Bagnaia non ha mai avuto difficoltà a fare convivere in sé la doppia venerazione per Valentino e Casey, due rivali che paradossalmente oggi si sono riavvicinati e che Bagnaia vuole entrambi come “padrini” o coach a seconda della situazione.

Una grande umiltà
Bagnaia non avrà la garra di alcuni colleghi spagnoli, ma la sua capacità di sentirsi sempre e comunque un allievo è qualcosa di enorme. Come Valentino per tutta la sua carriera, Pecco ha fatto dell'imparare di continuo da chi aveva intorno una delle chiavi del proprio successo. Vedere che questa attitudine non si sta spegnendo con il successo, ma anzi sembra addirittura crescere, è qualcosa di bellissimo e che lascia intendere ancora grandi margini di crescita per il talento italiano.

A spasso nella storia
Ieri è emerso più volte il paragone tra il titolo conquistato da Bagnaia-Ducati e quello marchiato Agostini-MV Agusta. La coincidenza dei 50 anni esatti dall'accoppiata mondiale del 1972 ha inciso nella narrazione della giornata, ma per il resto i punti in comune tra i due episodi non sono moltissimi. Nel 1972 Giacomo Agostini era un campione affermato, all'ennesimo trionfo di un sodalizio che negli anni si era rivelato difficilmente battibile. Bagnaia è alla sua prima vittoria al massimo livello, e deve ancora crescere sotto diversi punti di vista, tra i quali prima di tutto la freddezza in pista. Quella MV Agusta era ormai imbattibile da sei lunghe stagioni, mentre la Ducati di oggi è una novità a questi livelli di eccellenza.
Sicuramente Bagnaia può essere fiero che il suo nome inizi a circolare accostato a questi grandi campioni, ed essendo la Storia un libro aperto, può ancora scriverci molte pagine che portano il suo nome.
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