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MotoGP, Stoner: “A differenza di Márquez e Rossi non riuscivo a reggere la pressione”

MotoGP news – L’australiano è tornato a parlare di quando era pilota, delle difficoltà che ha vissuto e che l’hanno portato, alla fine, a ritirarsi in giovane età
"Volevo morire"
Oggi Casey Stoner qualche volta torna nel paddock e lo fa con piacere, a differenza di quando era un pilota e soprattutto verso la fine della sua carriera non riusciva a svolgere serenamente il suo lavoro. A raccontarlo è stato proprio lui stesso, nel podcast "Gypsy Tales" e il sito del giornale spagnolo Marca ha riportato le sue parole: “Per gran parte della mia carriera, probabilmente fino agli ultimi due anni in MotoGP, meglio andava il weekend, più volevo morire. Ero malato come un cane, non volevo correre. Sentivo molto la pressione della squadra, di tutte le persone che mi hanno aiutato. Quando sei il pilota numero 1 e tutti si aspettano che tu vinca, questo può influire su di te, come è successo a me”.

Una riflessione sul suo periodo racing
Riuscire a gestire la pressione è una qualità dell’essere pilota, ma in questo non ci è riuscito particolarmente bene: “Non è stato facile per me capire perché è stato difficile affrontare la pressione e la fama. Ci sono persone, come Marc Márquez e Rossi, che non ne risentono. Ci penso e credo che sarebbe stato molto più facile essere consapevoli di tutto ciò che mi accadesse, perché avrei potuto gestirlo in un modo migliore, non mi sono mai sentito a mio agio con la stampa, circondato dalle persone”. Inoltre ora ha scoperto un nuovo malessere che gli appartiene: “Recentemente mi è stata diagnosticata l'ansia, che non sapevo esistesse quando correvo. Pensavo fosse stress. Pensavo che tutti fossero stressati in un modo o nell'altro. Ma ora l'ansia mi ha bloccato la schiena, al punto in cui ho due dischi messi male”.
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