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MotoGP: Iannone squalificato 4 anni per doping. Carriera finita?

Il Tribunale Arbitrale Sportivo ha condannatro Andrea Iannone a quattro anni di squalifica per doping. Il pilota di Vasto era stato trovato positivo a un controllo lo scorso novembre. Il tribunale svizzero ha accolto la richiesta di pena fatta da WADA (l'Agenzia mondiale antidoping) e Iannone non potrà più fare alcun tipo di ricorso contro questa decisione
Sconfitta pesante
La Wada, l’Agenzia mondiale antidoping, ha ottenuto quello che chiedeva. Andrea Iannone è stato squalificato per quattro anni dal TAS (Tribunale Arbitrale Sportivo) di Losanna per la nota vicenda di doping. Il pilota di Vasto a seguito di un controllo effettuato durante il Gran Premio della Malesia del 2019 erano stato trovato positivo al Drostanolone, uno steroide anabolizzante inserito tra quelli vietati dalla WADA.
Con sentenza definitiva il TAS ha rigettato il ricorso del pilota e ha accolto la tesi dell'agenzia antidoping. Il documento recita: “Andrea Iannone e WADA hanno presentato appelli separati presso il Tas contro la decisione resa dalla Corte Disciplinare Internazionale FIM del 31 marzo 2020 in cui è stato accertato che Andrea Iannone aveva commesso una violazione del regolamento antidoping e gli è stato imposto un periodo di ineleggibilità di 18 mesi.”
Iannone era stato squalificato per 18 mesi dalla Corte d’appello della Fim, che aveva però ritenuto non volontaria l'assunzione della sostanza dopante poiché era stato accertato che la fonte era carne contaminata mangiata in Malesia prima del Gran Premio.
Questa decisione era stata contestata dal pilota di Vasto che aveva fatto ricorso al TAS, con l’obiettivo di essere assolto, ma la WADA si era opposta. Il documento del TAS sottolinea: “Il gruppo di esperti scientifici Tas ha rilevato che Andrea Iannone non è riuscito a stabilire né il tipo preciso di carne che aveva consumato né l’origine di detta carne. Inoltre, il gruppo di esperti scientifici ha riscontrato che né Andrea Iannone né i suoi esperti erano in grado di stabilire specificamente che esisteva un problema di contaminazione da carne da Drostanolone in Malesia. Il gruppo di esperti scientifici ha pertanto ritenuto che sia stato commesso un ADRV (una violazione delle regole antidoping). Andrea Iannone ha sostanzialmente sostenuto la sua innocenza e la sua presunta mancanza di incentivi ad assumere sostanze dopanti. Fattori che erano insufficienti per stabilire, con un buona probabilità, che l'assunzione di sostenze dopanti di Andrea Iannone non fosse intenzionale (in caso di ADRV accidentale, il periodo di ineleggibilità applicabile sarebbe stato di due anni al massimo)”.

Il Tas spiega ancora così la decisione: “Poiché spetta a un atleta dimostrare che l’assunzione non è intenzionale, la sua incapacità di farlo significa che si ritiene che abbia commesso una violazione intenzionale, ai sensi delle norme antidoping applicabili. La conclusione del gruppo di esperti scientifici non esclude di per sé la possibilità che la violazione di Andrea Iannone possa essere il risultato del consumo di carne contaminata da Drostanolone, ma significa che Andrea Iannone non è stato in grado di fornire alcuna prova convincente per stabilire che quello che ha commesso non era intenzionale”. Per questo motivo è stato accolto l’appello della WADA, e la squalifica è stata portata a quattro anni, questa sentenza annulla quella della Corte Disciplinare Internazionale FIM del 31 marzo 2020 e potrebbe segnare la fine della carriera di Iannone oggi 31enne.
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