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Intervista esclusiva - Guido Meda: “Un 2022 sorprendente, ma la MotoGP ha bisogno di un restyling"

La voce che ha commentato il fantastico titolo conquistato  da Francesco Bagnaia è stata ancora una volta quella di Guido Meda. L'abbiamo intervista in esclusiva e ci ha raccontato come ha vissuto questo incredibile 2022, ma ha anche spieato cosa si aspetta dal prossimo anno e di cosa avrebbe bisogno il Mondiale per tornare ad avere il seguito che si merita

I tre aggettivi della stagione 2022 secondo Meda
Dopo aver vissuto e commentato tutte le stagioni di Valentino Rossi nella top class, quest’anno ha potuto celebrare un altro italiano campione del mondo, ma questa volta su una moto italiana: Francesco Bagnaia. Guido Meda, “la voce della MotoGP” ha vissuto un'altra annata "in piedi sul divano" e l'ha raccontata in esclusiva alla nostra Serena Zunino .

 

Com’è stato commentare il titolo Pecco-Ducati?

Bellissimo, è stata una liberazione. Ho voluto molto bene a tutti i piloti quest’anno, il poter raccontare – anche egoisticamente – la vittoria del pilota italiano su moto italiana dopo cinquant’anni era stuzzicante. Poi a Pecco sono legato, è carinissimo. Tutto è diventato veramente bello negli ultimi tre minuti di gara, prima è stata grande concentrazione, ipertensione, professionale e umana. Un po’ come i piloti, il bello arriva quando cominci a vedere il traguardo.

 

Descrivi questo 2022 con tre parole.
Sorprendente, è stata proprio la stagione che dimostra come nello sport tutto può ricominciare, quando tutto sembra finito. Dolce, perché ci siamo misurati con dei piloti umanamente molto carini, magari un po’ timorosi della mega dimensione dentro la quale possono entrare. Siamo nell’era social in cui se dici qualcosa fuori posto ti ammazzano. Devono avere un po’ di tempo anche per capire fino a che punto si possono liberare. Corretto, i piloti sono molto leali e rispettosi tra loro. È una cosa che conta molto. Non è mai mancata una stretta di mano. È stato globalmente un anno di buoni principi.

 

Che avversario è stato Fabio Quartararo?
È un figo pazzesco, un grande talento. È stato rivale fin quando ha potuto e si è visto scalare i punti in un momento di difficoltà. Ma è anche vero che c’è stato un momento in cui quei punti li ha fatti e chi era in difficoltà era Pecco. Alla fine si sono compensati. Mentre sapevamo che Fabio era il golden boy della MotoGP, adesso ne possiamo aggiungere almeno un altro (ovvero Pecco). È stato un Mondiale verissimo e meritatissimo.

 

E poi è arrivato il terzo incomodo, Aleix Espargarò con Aprilia.
Mi è piaciuto molto quando ha detto: “Io non sono Marquez, non sono Valentino, quando mi ricapita una stagione così? Per questo ci devo credere fino all’ultimo”. Secondo me è fantastico. Poi pensare che è un papà, con i figli appresso, il vero veterano del gruppo. Bellissimo anche se lo si mette in parallelo con la storia di Aprilia. Chi è che pensava che sarebbero arrivati all’ultima gara a lottare per il terzo posto? Se hanno fatto tesoro di questa stagione, l’anno prossimo probabilmente li troveremo competitivi fino in fondo.

 

Come pensi che sarà la convivenza tra Pecco ed Enea Bastianini?
Finora è come se avessi imparato a rifiutare il pregiudizio. Per come li ho visti, sono più sereni tra loro di quanto non lo siano i loro tifosi. Il pubblico italiano si è un po’ spaccato tra i due: probabilmente i tifosi di Pecco sono quelli a cui era antipatico Valentino ed Enea rappresenta l’alternativa. Loro due questo tema non ce l’hanno per niente. Al di là di gare tirate, dove gli equilibri erano delicati, giù dalla moto vanno d’accordo e si conoscono da una vita. Poi vedremo come andrà. Il tema sarà più complesso per la Ducati se dovesse scoppiare. Perché sono due piloti forti, l’altro arriva in rosso e potrebbe essere considerato l’invasore. Inoltre possono avere esigenze tecniche diverse e fare un po’ divergere la linea di sviluppo della moto. Devono essere molto bravi a tenere insieme tutte queste cose, per fare in modo che Ducati continui a essere quello straordinario oggetto buono per tutte le mani che abbiamo visto quest’anno.

 

Cosa ti aspetti da Marc Marquez il prossimo anno?

Quest’anno è tornato con una moto che non è andata avanti nello sviluppo. Questo ci dimostra quanto sia importante, anche per uno come lui, avere una moto buona. Ha guidato una moto difficile e non ha vinto, perché il livello è alto. Se riescono a fare una moto che lui gradisce, sarà lì per vincere. Dopo il test di Valencia era così deluso, a meno che non fosse una provocazione, ma bastano tre mesi per metterla a posto come gli serve? Non so…


Cosa manca a questa MotoGP per riempire gli autodromi come prima?
Deve recuperare un po’ di energia persa quando si è seduta sugli allori. Prima c’era qualcuno come Valentino, che faceva fare sold out ora che non c’è lui si è fatto i conti con gli autodromi che hanno perso il loro catalizzatore. Di base manca un po’ di restyling: senza snaturare il valore genuino della moto, che non sarà mai uguale al mondo della F1. Bisogna costruire il grande evento, con grandi schermi, fare delle coreografie del pre-gara quando suona l’inno con artisti veri, per farlo diventare appetibile per la gente, per i VIP, per mettere in moto un volano che faccia girare il nome della MotoGP nel mondo. Bisogna cambiare un po’ il vestito, quello che c’è intorno, il corpo (ovvero le gare) può restare sempre lo stesso.

 

C’è tantissima Italia in MotoGP oggi, sia tra piloti, sia con Ducati e Aprilia, come siamo arrivati fin qui?
Questo è l’ultimo frutto di un motociclismo ancora abbastanza sostenibile. Ora diventa selettivo, ci sono meno soldi, è più difficile trovarli per correre e l’Italia fa un po’ fatica. Anche la Federazione ha dovuto semplificare alcune formule. Ora comincia una fase più difficile, bisogna far sì che questa non sia l’ultima ondata e poi non ci siano più italiani veloci per un decennio.

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