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La riparazione è una truffa? Ecco la guida per far valere i propri diritti

Dal preventivo al ricorso legale, tutto quel che bisogna sapere per fare valere i propri diritti, spendere il giusto ed evitare le “fregature”

“Mi date una controllatina generale?”, se amate le brutte sorprese è la richiesta da fare quando andate in officina per il tagliando o una riparazione. Alla consegna della moto potrete scoprire un'ampia gamma di cattive notizie, dai costi di manodopera e dei ricambi troppo alti, agli interventi lunghi e a volte inutili. Ecco qualche consiglio per prevenire fastidiosi litigi, controllare nel dettaglio la ricevuta fiscale e scegliere il meccanico “migliore”.

 

Il preventivo è fondamentale

La cosa migliore sarebbe presentarsi dal meccanico con l'elenco dettagliato degli interventi da fare, cosa assai difficile…. Indispensabile allora il preventivo, anche per eventuali contestazioni future. Se è impossibile quantificare i lavori senza visionare la moto, fatevi scrivere la stima delle operazioni di diagnosi da effettuare e il tempo di manodopera necessaria, con relativo costo. Ricordate che il meccanico non può eseguire lavori non autorizzati ed è consigliabile anche richiedere la possibilità di visionare i pezzi sostituiti al momento del ritiro della moto.

 

Come deve essere fatto il preventivo

Oltre ai dati dell'officina nel documento devono esserci:

- costo manodopera,

- tempi di riparazione

- elenco di eventuali materiali di consumo e dei ricambi. Questi ultimi dovrebbero includere il prezzo e il codice identificativo che consente di verificare se si tratta di un componente originale.

 

Come viene calcolata la manodopera

In un mercato libero, ogni officina può fissare il costo della manodopera che ritiene più opportuno. In realtà le tariffe orarie applicate sono spesso quelle suggerite da case motociclistiche e associazioni di categoria che propongono a officine autorizzate e indipendenti una “forchetta”di importi tra cui scegliere. Il risultato è che difficilmente il costo scende sotto i 30 euro/ora e raramente supera i 60 euro, IVA esclusa.

Il costo della manodopera suggerito da costruttori e associazioni di categoria è elaborato tenendo conto di diversi parametri, gli stipendi degli operai incidono per poco meno del 50% del totale della costo orario. Altre voci di rilievo sono le spese di locazione del locale (circa il 15%), di gestione e amministrazione, dei servizi (formazione, adesione ad associazioni, ecc.) e delle materie prime e di consumo (tutte valgono più o meno il 10%). Un mix che fa salire il costo orario delle aziende con più dipendenti situate nelle zone centrali della città, in particolare del Nord Italia, dove gli affitti (o il mutuo) sono più salati.

 

Officine ufficiali o indipendenti?

Di solito i meccanici indipendenti sono più economici per i minori costi di manodopera e di gestione e, a volte, per l'impiego di ricambi aftermarket. A rendere più alto il prezzo delle officine ufficiali sono diversi fattori, come gli standard qualitativi, i servizi offerti o la maggiore burocrazia. Le  reti ufficiali possono offrire in certi casi maggiore “trasparenza” per non compromettere il rapporto con il costruttore, un altro vantaggio può essere la maggiore specializzazione che può tradursi in tempi di riparazione inferiori a compensazione del costo di manodopera più alto.

 

Tempi di riparazione

I tempi necessari per le riparazioni e, soprattutto, i tagliandi, sono stabiliti dai costruttori nei loro “mitici” tempari, che per lo più non sono resi pubblici, difficile quindi per il consumatore capire se quanto riporta la ricevuta è corretto o meno. Se comunque differiscono molto da quelli del preventivo bisogna chiederne giustificazione.

 

La fattura sospetta va firmata

La fattura (o la ricevuta fiscale) è d'obbligo per il fisco, ma anche per eventuali contestazioni se l'importo è sospetto. In ogni caso non fatevi illusioni, bisogna pagare, altrimenti il meccanico può tenersi la moto. Sulla fattura però scrivete “pagato con riserva di reclamo” e firmate le due copie, quella del cliente e dell'officina. Questa procedura è la più corretta per dare poi il via alla contestazione, che va effettuata, secondo la legge, entro 60 giorni.

 

Se il guaio è meccanico

Se invece si vuole contestare l’esecuzione del lavoro, bisogna recarsi nell'officina che ha eseguito la riparazione e descrivere accuratamente il difetto apparso (o non scomparso) dopo la riparazione e le circostanze in cui si manifesta. Il meccanico, che ha l'onere di dimostrare che il difetto non è imputabile a lui, ha il diritto di esaminare moto, pena decadenza della possibilità di ricorso. Se l'officina non riconosce il permanere del guasto, è possibile rivolgersi ad altra officina dopo avere avvisato la prima con una notifica con valore legale (raccomandata, fax o posta elettronica certificata) di avere preso atto del rifiuto e di riservarsi il diritto di rivalersi su di lei per il rimborso della spesa sostenuta per la nuova riparazione. Naturalmente per l'eventuale rimborso sono necessarie la ricevuta fiscale e i dettagli degli interventi effettuati dal meccanico che ha risolto il problema.

 

La garanzia sulle riparazioni

La fattura serve anche da garanzia che, in base al Codice del Consumo, è di 24 mesi dalla data di emissione del documento e assicura al cliente il ripristino gratuito delle anomalie dovute a erronea riparazione o a difetti dei ricambi.

Per le componenti rigenerate o i materiali considerati di consumo, come pastiglie freni e batterie, la tutela legale può essere inferiore (di solito 12 mesi) e soggetta a vincoli, cioè alla verifica che i problemi riscontrati non siano causati dal motociclista (ad esempio, l'inutilizzo della moto per un lungo periodo con conseguente decadimento degli accumulatori). Se si ritiene che le limitazioni alla durata della garanzia sono vessatorie si può ricorrere lAutorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust) per fare accertare la legalità delle clausole. Se i ricambi sono forniti dal cliente la garanzia è valida soltanto sulla manodopera.

 

Il ricorso si fa dal Giudice di Pace

In caso di “grane” bisogna rivolgersi a un Giudice di Pace, purché l'importo della fattura sia inferiore a 5.000 euro (per valori superiori si passa al tribunale ordinario e i tempi diventano biblici: 5/6 anni per una sentenza…). Dal Giudice di Pace, per importi inferiori ai 1.100 euro, si può anche procedere senza avvocato, ma la materia è complicata da gestire e non è consigliabile. Per tutti questi casi conviene rivolgersi a un'associazione dei consumatori che, in cambio di poche decine di euro per l'iscrizione, fornisce assistenza legale a prezzi accessibili. Le spese burocratiche (variabili a seconda dei Comuni, ma di solito limitate a meno di 200 euro) e quelle sostenute per l’avvocato saranno poi a carico della parte che perde la causa. Per i dettagli su come agire si può consultare la voce “Giudice di Pace” della sezione “Che Fare” del sito del Ministero della Giustizia (www.giustizia.it).

 

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