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Abbigliamento moto, la sicurezza è “certificata”

Pochi sanno che l’abbigliamento da moto può essere omologato CE. Il più delle volte, in caso di incidente, questo piccolo "dettaglio" può fare davvero la differenza. Ecco come riconoscere i capi più sicuri.
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Le statistiche sugli incidenti dimostrano che indossare abbigliamento da moto può fare davvero la differenza, quando si cade. Purtroppo non tutti i capi “tecnici” in vendita sono di buona qualità: il rischio di indossare una giacca che sembra protettiva, ma si sfalda appena tocca l’asfalto è drammaticamente reale. Eppure esistono da quasi 10 anni le normative europee per testare e certificare l’abbigliamento da moto, proprio per rendere più facile la scelta al consumatore-motociclista. Vediamo quali sono queste normative e cosa dicono.

Vestirsi "bene" fa la differenza

Ancora oggi molti motociclisti pensano che l’abbigliamento tecnico da moto sia superfluo o “esagerato”. Eppure oltre al buon senso esistono ricerche statistiche che dimostrano l’efficacia dell’abbigliamento da moto di qualità, come quella realizzata dall’ACEM (l’associazione europea dei produttori di moto) che ha fatto analizzare un campione di ben 921 incidenti nei quali erano state coinvolte le due ruote. Da questo studio chiamato MAIDS (Motorcycle Accidents in Depth Study, cioè “studio approfondito degli incidenti in moto”) è emerso che in quasi la metà dei casi, la presenza di un capo tecnico ha limitato i danni alla parte del corpo che era protetta. Nelle tabelle qui sotto, ecco i dati della ricerca suddivisi per le varie parti del corpo.

Dorso
-Danno (nonostante fosse presente una giacca tecnica*) - 8,3%
-Riduzione del danno con la protezione* presente - 45,4%
-Nessun danno con la protezione presente - 19,2%

Guanti
-Il motociclista ha riportato dei traumi nonostante la protezione - 2,3%
-Riduzione del danno con la protezione indossata - 23,6%
-Nessun danno con la protezione indossata correttamente - 19,9%

Calzature
-Si è verificato un trauma nonostante la protezione - 4,5%
-Si sono verificati dei traumi minori grazie alla calzatura di protezione - 27,7%
-Non si è verificato nessun danno con la protezione indossata - 21%

Gambe
- Infortuni nonostante la protezione di abbigliamento adeguato 11,8%
- Danni contenuti grazie alla protezione presente 50,2%
- Il pilota non ha subito nessun trauma grazie ai pantaloni tecnici 11,1%


Il certificato CE è poco diffuso

Tutto l’abbigliamento da moto (giacche, guanti, pantaloni, stivali, protezioni) può essere omologato CE. Le prove sono severe: per questo al momento sono ancora (troppo) pochi i produttori che propongono abbigliamento certificato. D’altra parte, secondo le norme europee l’omologazione dei capi per i motociclisti non è obbligatoria, ad eccezione delle protezioni (spalle, gomiti, schiena, anche…) e degli stivali: se questi ultimi sono venduti come calzature per motociclisti, devono essere per forza CE. Per quanto riguarda le protezioni dell’abbigliamento tecnico, devono sì essere omologate CE, ma la loro efficacia può essere ridotta o addirittura nulla se il capo dove sono inserite non è omologato. Per esempio, se si cade non c’è garanzia che la giacca che indossiamo (non certificata) sia in grado di resistere e mantenere le protezioni in posizione: basta che si spostino di poco per ridurre la loro efficacia.
Protezioni e giacche da moto. Perché le prime svolgano il loro "dovere" è necessario che le seconde siano omologate. A sinistra la giacca Clover Road wp con inserti in tessuto riflettente è certificata EN 13595 livello 1. A destra il paraschiena Forcefield Pro Sub 4: nei test di certificazione a Livello 2 ha fatto registrare una forza residua di soli 3.38 kN dopo l’impatto, meno della metà di quanto richiesto dalle norme attualmente vigenti


I codici della sicurezza

Come si riconosce l’abbigliamento certificato? Basta guardare le etichette... ma non fatevi ingannare da marchi CE stampati senza risparmio (e magari in modo truffaldino). Oltre alla sigla CE deve essere indicata la sigla che si riferisce alla normativa di omologazione del capo. Ecco quali sono i codici da cercare.

EN 13595-1-2-3-4 - Riguarda tute (intere e divisibili), giacche e pantaloni. I capi omologati secondo questa normativa prevedono due livelli di protezione.
Livello 1: il capo deve resistere per almeno 4 secondi in caso di caduta a 50 km/h
Livello 2: il capo deve resistere per almeno 7 secondi in caso di caduta a 110 km/h

EN 1621-1 - Riguarda la capacità di assorbire urti dei protettori che equipaggiano gli indumenti: le protezioni per gomiti, spalle, anche e ginocchia.

EN 1621-2 - È la normativa riguardante i paraschiena: come per l’abbigliamento sono previsti due livelli di protezione (cadute in città e fuori città).

EN 13594 - Questa è dedicata ai guanti. Le prove prevedono che in caso di scivolata il guanto deve resistere all’abrasione almeno per 2,5 secondo prima di “aprirsi”.

EN 13634 - La norma che riguarda gli stivali è stata aggiornata di recente: ora tutti gli stivali definiti dal produttore “da moto” devono essere omologati CE. La normativa prevede due livelli. Il primo prevede che la calzatura resista almeno 5 secondi all’abrasione prima di aprirsi, per l’omologazione al secondo livello la resistenza minima richiesta sale a 12 secondi.

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franco21
Sab, 02/18/2012 - 16:01
Finalmente qualcuno si e' accorto dell'esistenza delle omologazioni... Bravi,continuate a parlarne e a mettere in evidenza le differenze sostanziali con il solito abbigliamento spazzatura che spesso costa piu' dei capi omologati. Certo che i produttori continuano a lucrare sulla pelle dei motociclisti male o poco informati in materia.VERGOGNA. Meno pubblicita' e campagne disinformative e piu' prodotti VERAMENTE DA MOTO!!!