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Piloti che gente: quando corrono con le ossa rotte

L'impresa di Jorge Lorenzo ad Assen è sotto gli occhi di tutti. Ma in passato più di un pilota è riuscito a guidare in condizioni fisiche menomate e arrivare dove neppure loro stessi avrebbero immaginato. Ad esempio, sul podio di Assen con una mano rotta

Correrà?

Jorge Lorenzo ha corso a poche dall'operazione che gli ha rimesso in sesto la spalla fratturata (una frattura scomposta, cioé con disallineamento osseo). L'impresa è riuscita e lo spagnolo è arrivato quinto limitando alla grande i danni in ottica campionato. Jorge, a detta di molti è riuscito in qualcosa di impossibile. Già, ma impossibile per chi? Non sono pochi i piloti in grado di compiere imprese precluse alle persone normali, sopportando il dolore oltre le soglie dello stoicismo.
 

Storie di un passato remoto

Tazio Nuvolari, leggenda dell'automobilismo, nasceva in realtà come motociclista. Secondo gli annali, dopo essersi rotto entrambe le gambe a seguito di una brutta caduta, pur di non perdere il Gran Premio di Monza, si sarebbe fatto legare alla moto dai propri meccanici. Verità o leggenda? Difficile dirlo. Mentre l'episodio capitato a Omobono Tenni, il primo non britannico a vincere il Tourist Trophy, trova maggiore rispondenza: nel '37, Tenni si allenava sulle strade del Lario per partecipare alla corsa Milano-Napoli. Un carro sbucò all'improvviso da una traversa e Tenni non poté evitarlo, centrandolo in pieno. L'impatto fu tremendo e dal piede del pilota si staccarono due dita. Tenni non fece un lamento, le raccolse da terra e le mise in tasca avvolte in un fazzoletto, mormorando: "Chissà che non le possano riattaccare". Trasportato in ospedale, durante le cure le due dita rimasero nella tasca del pilota, stordito e dolorante. Quando uscirono dalla sua tasca, le medicazioni erano già state fatte, ed era troppo tardi per tentare un intervento di ricucitura.
 

Gramigni, Schwantz, Capirossi: tris di fratture

Venendo all'epoca moderna, impossibile non menzionare Alex Gramigni: nel 1992 il toscano si fratturò tibia e perone in Spagna, e fu regolarmente al via nel Gran Premio di casa, quello del Mugello. Vi arrivò in scooter (appunto: letteralmente "di casa"), indossò uno stivale venne issato in sella sull'Aprilia e arrivò undicesimo al traguardo. Anche quei punti lo aiutarono, pur se non determinanti, a vincere il Mondiale nella minima cilindrata. Due anni dopo, in 500, Kevin Schwantz, che in carriera è stato affezionato cliente dei reparti d'ortopedia di mezzo mondo, si fratturò il polso sinistro ad Assen: gareggiò stringendo i denti, arrivando quinto. Rimane ancora un mistero, smentito dall'ordine d'arrivo, come facesse a comandare la frizione. Nel 2000, sempre ad Assen, Loris Capirossi cadde nel warm-up, fratturandosi la mano sinistra. Niente gara? Macché! Curato del dottor Costa, superò per miracolo i test dei dottori olandesi e a scendere in pista. Forse il bagnato alleviò le sue pene, imponendo una guida più morbida. Ma Loris, arrivando terzo, scrisse una delle più belle pagine della propria carriera. Tagliò il traguardo provato, dolorante oltre ogni immaginazione. Svenne. Scrivendo con il proprio coraggio una pagina d'altri tempi.
 

Casey Stoner, l'ultimo della lista

Peggio, si fa per dire, fece Casey Stoner l'anno scorso: maschera di dolore dopo una frattura alla caviglia con interessamento ai legamenti, chiuse quarto a Indianapolis. Prese il via arrivando alla propria Honda sorretto dalle stampelle, fu a lungo in zona podio e solo un ottimo Dovizioso e un dolore acuto all'articolazione lo relegarono ai piedi dello stesso. Di lui si diceva che fosse psicologicamente fragile, al limite dell'ipocondriaco. Il Canguro rispose alla sua maniera: stando zitto e dando gas.

 

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