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Intervista esclusiva a Dovizioso: "Vince Quartararo, anche se..."

Dopo un anno semi sabbatico, in questo 2022 è tornato in pista Andrea Dovizioso che non sta certamente raccogliendo i risultati sperati alla guida della M1 del team WithU Yamaha RNF MotoGP Team. Il forlivese in esclusiva ci ha parlato di questo periodo, del suo futuro, del carattere della sua moto e ha anche fatto un pronostico su chi vincerà il titolo quest'anno

Poco prima che iniziasse la lunga pausa estiva di cinque settimane la nostra Serena Zunino ha potuto fare una lunga chiacchierata con Andrea Dovizioso, nella cornice del circuito di Assen in cui il forlivese le ha raccontato come sta vivendo questo 2022 un po' complesso, ha parlato di com'è cambiata la MotoGP dal suo anno di debutto, il 2008, e se c'è un pilota in cui si rivede.

Che commento fai di queste undici gare disputate?
Non ci siamo, è palese. Non sono assolutamente risultati che ho mai fatto e quindi inaspettati. La situazione era già abbastanza chiara e stabile dopo i test. Non sono stati delle batoste. Quando capisci le motivazioni alla base del perché sei competitivo in certe cose e non in altre e non c’è la possibilità di lavorare a livello di materiale, ma c’è solo una questione di adattamento, capisci che sarebbe stato molto limitato il miglioramento. È quello che è successo. Le cose poi vanno peggio della realtà perché nella MotoGP di oggi se si parte dietro la gara si complica talmente tanto che si resta dietro.

Com’è cambiata la MotoGP dai tuoi tempi ad oggi?
Se parliamo di tecnica ci sono molti meno sorpassi semplicemente perché c’è più aerodinamica e ali. Questo da fuori non si capisce troppo bene, ma è chiaro quanto ti condizioni la staccata e quanta fatica si faccia in curva. Con questo carico che creano le ali e le gomme che usiamo adesso non c’è possibilità di fare una frenata tanto diversa. Si parla di pochissimi metri e se non riesci a prepararti esattamente, non c’è alcuna possibilità: o si fa la staccata e si arriva lungo, così la gara è condizionata o su rischia di centrare il pilota davanti. È così facile fare un errore che non ci si prova.

Cosa ne pensi di questa evoluzione dell’aerodinamica?
Non mi è mai piaciuta, ma conta fino a un certo punto. È normale che il pilota si debba adattare al regolamento e deve trovare il massimo per sfruttare quello che c’è. Se togliessimo del carico si andrebbe più piano, le moto sarebbero più instabili e la manovra del pilota avrebbe più influenza.

Che carattere ha questa Yamaha?
Il solito carattere, simile a quello della moto che nel 2012 mi permise di chiudere quarto in campionato (con il team privato Tech 3, ndr). Le differenze sono due: i costruttori europei hanno investito e lavorato in un modo abbastanza diverso dai giapponesi e sono diventati molto più competitivi del passato; per vari motivi la differenza di aderenza al posteriore della Yamaha confronto ad altri marchi è molto diversa.

Visto che sei un pilota della “vecchia” generazione, come vedi quelli di oggi?
Sono più pronti a livello mentale quando arrivano al primo anno di Mondiale, in Moto3 come il primo in MotoGP. Sono stati preparati di più. Ora quando un pilota arriva ce l’ha in testa da 6 anni che sarebbe arrivato qui, ha già partecipato a tutti i campionati minori. Inoltre come vanno guidate oggi le moto è diverso: ci sono molti aiuti a livello di abbassatore, ali, elettronica che stabilizzano tutto e quindi non è facile, però si fanno meno errori e il pilota può essere più aggressivo e veloce da subito. In passato ci voleva più lavoro.

C’è un giovane in cui ti rivedi?
No, sono cambiate così tante cose. Per noi arrivare al Campionato del Mondo di 125 era uno shock talmente grosso che avevi talmente paura che ti sentivi piccolo perché ti dovevi creare una situazione, un nome, un’esperienza. Adesso non è così. Non riesco a vedere un pilota minimamente simile a me che magari ho fatto la differenza nella mia era perché in pochissimo tempo mi sono giocato il campionato, ma sono partito facendo dei trentesimi posti. Ora arrivano e alla prima gara si giocano la vittoria. Addirittura oggi viene sminuito quello fatto da noi, che invece facevamo la differenza in quegli anni. Stiamo parlando di un mondo che si è evoluto.

Nel tuo futuro cosa vedi?
Ho un’idea molto entusiasmante per quello che piace a me, un bel progetto che però non è ancora andato in porto. Quando e se accadrà ne parleremo, ma sarà una bellissima cosa. Mi riempirà molto il tempo che avrò e l’ho sempre voluta fare, anche se in Italia è molto complicato creare queste situazioni. Quando però si hanno dei sogni si aprono le porte perché con la testa si riesce a far sì che certe cose accadano.

E la Dakar ti piacerebbe?
Magari cambierò, ma oggi ho la mentalità racing, pista. Se penso di essere in mezzo al deserto mi viene il panico, non mi sento libero. Bellissimo posto, ma questa è la mia sensazione. Non credo ora mi proporranno dei contratti! (ride) E poi il rischio che c’è... Il rischio è collegato al sogno e alla passione che hai, sono il primo a rischiare tantissimo per il cross, ma sono disposto a rischiare di più facendo altre cose.

Continuerai quindi a fare motocross per diletto?
Non so cosa succederà perché essendoci già passato per sei mesi l’anno scorso, quando ti ritiri cambiano tante cose. A una vita che è abituata in un certo modo da 20 anni, la testa ragiona diversamente. Sono aperto e non chiudo nessuna porta.

Come descriveresti la tua carriera?
È stata molto lineare, fin dal primo anno di minimoto. È andato tutto secondo i piani, ma senza riuscire a ottenere quel risultato che avevo in mente (il titolo con HRC, ndr). Da quel momento poteva finire tutto lì o potevo provarci in un altro modo, e non essendoci riuscito con l’HRC, che era il team dove ho sempre sognato essere, prima c'è stato un momento difficile, poi dopo un anno ottimo in Yamaha satellite, è arrivata una situazione difficile in Ducati che si è rivelata ottima per dimostrare ancora di più quello che ero capace di fare.

Ti va di fare un pronostico quest’anno su chi vince il titolo?
Ci sono rimaste tantissime gare, più o meno a metà, questo vuol dire che almeno è possibile che accada esattamente il contrario. Quindi il campionato è totalmente aperto. Vedendo però un Fabio Quartararo così, ce l’ha in mano lui. Adesso dev’essere bravo a gestire. Mi aspetto che riesca a farlo, ma ha degli avversari molto forti: ci sono più piloti Ducati che possono vincere delle gare e Aleix Espargarò con Aprilia è costante in tutte le gare, anche le prossime. È facile recuperare dei punti con questa competitività. E poi Fabio ha il tallone d’Achille dell’acqua, un aspetto fondamentale da ricordare perché Yamaha in quelle condizioni non è così competitiva, lo è stata in Indonesia perché c’era un’aderenza anomala, ma di base c’è più difficoltà ed è un aspetto che può condizionarti il campionato.

Ecco il calendario 2022 della top class e la classifica del campionato.

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