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Dani Pedrosa sulle tracce di grandi campioni: i clamorosi ritorni in MotoGP e superbike

Il Piccolo Samurai torna a correre come wild card: fare bene non è impossibile, lo hanno dimostrato Max Biaggi e Troy Bayliss tra le derivate di serie. L'impresa più clamorosa rimane però qualle di Mike Hailwood, in trionfo al Tourist Trophy a dieci anni dal ritiro
Dani Pedrosa sarà in pista l'8 agosto a Spielberg per un clamoroso ritorno alle gare, dopo uno stop di due stagioni. Il Piccolo Samurai si era infatti ritirato dalle competizioni a fine 2018, e aveva sempre rigettato l'idea di ripresentarsi ai gran premi in veste di pilota, per lo meno a tempo pieno. In questo caso lo spagnolo correrà come wild card, un impegno una tantum che servirà soprattutto a KTM, che vuole avere riscontri utili per lo sviluppo della moto e che deve a Dani una percentuale non indifferente dei progressi ottenuti dalla RC16. Ma quali sono i più clamorosi comeback di motomondiale e sbk? Torniamo indietro nel tempo insieme al nostro Guido Sassi, partendo dalle ultime apparizioni.

Pazzo Troy
Bayliss è sicuramente uno dei piloti più amati dai ducatisti: tre volte campione nelle derivate di serie, autore di una vittoria su Ducati in MotoGP nell'unica gara corsa durante la stagione 2006. Quella era stata sicuramente una wild card d'eccezione, ma nel 2015 il mitico 21 ha forse compiuto una impresa ancora più clamorosa: a 7 anni dal ritiro è tornato in pista, con 45 primavere sulle spalle, nel mondiale superbike, per i primi due appuntamenti della stagione. Bayliss non ha assolutamente sfigurato, piazzandosi a punti in tre manche su quattro, con anche un arrivo in top10. Nonostante l'annuncio del ritiro arrivato dopo la doppia gara di 6 anni fa, nel 2019 Troy ha preso parte ancora una volta alle gare delle derivate di serie nell'Australian Superbike, chiudendo questa volta davvero definitivamente la propria carriera con un incredibile podio in sella alla Panigale V4R, a 50 anni suonati.

L'incursione del Corsaro
Rimanendo alla superbike, non si può dimenticare il ritorno di Max Biaggi, che si era ritirato da campione del mondo nel 2012, e che non ha resistito a un clamoroso rientro tre anni dopo, quando nel 2015 ha ripreso in mano la sua RSV4 alla soglia delle 44 primavere. A Misano Adriatico Max si è tolto di dosso un po' di ruggine, chiudendo le due manche in sesta posizione, e qualche mese dopo, in Malesia, è riuscito addirittura a centrare un bellissimo podio in terza posizione.

Il gusto di provarci
Non per tutti è arrivata la gloria: l'ultimo ad averci provato è stato Marco Melandri, che aveva annunciato il ritiro nel 2019 dopo una deludente annata in Yamaha e poi era tornato su una Ducati nel 2020, saltando di fatto solo il primo round a Phillip Island. Quattro gare con un solo arrivo in top10 hanno poi convinto il ravennate a staccare definitivamente la spina. A ogni modo Macho non è stato l'unico a provarci senza successo: anche Davide Giuliano ha tentato un paio di comeback non esaltanti, e se riprendere guanti e casco non è semplice in sbk, in MotoGP è pure più difficile. Nicky Hayden, che nel 2016 era impegnato nel mondiale delle derivate di serie, aveva accettato l'invito di HRC per sostituire prima Jack Miller e poi Dani Pedrosa per due tappe del motomondiale. Kentucky Kid era in lotta per la top5 a Phillip Island quando Miller lo ha mandato a terra, facendo sfumare un potenziale ottimo risultato.
Decisamente fuori attività - per quanto riguarda la pista- era invece Jeremy McWilliams, quando era tornato a correre a 50 anni suonati nel motomondiale, prendendo parte al gp di casa a Silverstone, in Moto2. Il pilota di Belfast non brillò, ma difficilmente avrebbe potuto essere performante in una categoria dove bisogna limare i centesimi di secondo e lottare con ragazzi che avevano metà o un terzo dei suoi anni. Eppure Jeremy, che non correva nel motomondiale dal 2004, in realtà era ancora un road racer di primo livello, e solo l'anno precedente era riuscito a vincere niente meno che la North West 200.

Il ritorno più clamoroso
Mike Hailwood si ritirò a soli 28 anni dalle gare motociclistiche, per intraprendere una non fortunatissima carriera a quattro ruote. The Bike decise per un clamoroso ritorno nel 1978, ormai 38enne, e non in una gara qualsiasi, ma addirittura al Tourist Trophy sull'Isola di Man. C'era più di uno scettico al tempo sulle possibilità di un buon risultato di Hailwood, ma l'inglese vinse addirittura il TT F1 in sella a una Ducati e si ripeté l'anno successivo, conquistando il Senior TT con una Suzuki: fu un trionfo indimenticabile nella categoria più prestigiosa, il suggello perfetto a una incredibile carriera.

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