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Promossi & Bocciati: Morbidelli in paradiso, Dovizioso all'inferno. L'Italia spera ancora nel titolo con Franco

Ducati si perde nel deserto aragonese, Dovizioso vede il titolo sempre più come un miraggio. Yamaha invece conquista la sesta vittoria in undici gare, ma Mir è davanti a tutti con 14 punti su Quartararo e 25 sull'allievo di Valentino
La penultima tripla della stagione va in archivio con la strepitosa vittoria di Franco Morbidelli, in testa alla gara dal primo all’ultimo giro, e di nuovo in lotta per il mondiale. È un campionato davvero matto, guidato da un leader - Joan Mir- che non ha ancora vinto un gran premio. Andiamo allora a rivedere Promossi&Bocciati di questo gp di Teruel insieme al nostro Guido Sassi.

Chi piange, chi ride
Con la flemma che lo contraddistingue nelle occasioni pubbliche, Morbidelli non si è lasciato andare a esultanze sfrenate, ma nel dopo gara ha sfoggiato il suo sorriso migliore, quello che racconta di tanta serenità, accompagnata a una determinazione incredibile. Morbido ride perché, come ha spiegato ai microfoni di Sky Sport nel dopo gara “ieri con Ramon (Forcada, ndr) siamo rimasti a lavorare fino alle 10 per cercare di trovare qualcosina in più per fare durare la gomma nel finale”. Franco ha corso una gara magistrale, tanto quanto è stata tribolata quella di Andrea Dovizioso. Le cose non si erano messe male per il ducatista: partito 17esimo, era 13esimo già al termine del primo giro. Poi DesmoDovi è arrivato addirittura a lottare con Quartararo per l’ottava posizione, salvo poi essere ripassato da Espargaro con l’Aprilia (!) e affondare infine dietro a Bradl, per chiudere 13esimo. Se il mondiale si riapre per Franky, sembra chiudersi per Andrea. “Non è questione di punti – chiosa il romagnolo- ma se non hai la velocità, non te lo puoi giocare”.

Oscar del sorpasso
A volte non bisogna aspettare chissà quanto per vedere il sorpasso che vale la gara. Morbidelli lo ha fatto tra la curva 1 e la curva 2, quando si è ripreso la posizione su Alex Rins, che lo aveva beffato al via e gli aveva anche rifilato una gomitata per farsi spazio. Ma alla frenata della prima curva Franco si è allargato quel tanto che bastava, è schizzato a tutta velocità all’esterno verso la curva 2, ha sfilato lo spagnolo e per poco non ha fregato anche Takaaki Nakagami. Passare il giapponese non è stato però necessario, perché Taka si è steso da solo e a quel punto Morbidelli ha avuto il via libera. Non cedere la posizione a Rins è stato un fatto di enorme importanza, perché così l’italiano ha potuto guidare facendo le proprie linee e Alex invece è rimasto indietro, scaldando la gomma, senza trovare lo spunto per sorpassare il pilota Petronas. La Yamaha va guidata così: davanti a tutti è una moto di un altro pianeta, ma se finisce dietro agli altri non riesce più a guadagnare posizioni.

Data check
Morbidelli è davvero stato un martello: ha completato i primi 17 passaggi sotto il muro dei 49”, cedendo solo un poco negli ultimi 6 giri. Il pilota Yamaha al quinto passaggio aveva già frantumato il record della pista in gara, a firma Jorge Lorenzo, che resisteva dal 2015 (con gomme Bridgestone). Yamaha batte Yamaha, ma Franco è stato anche migliore della Suzuki di Rins, che sette giorni fa aveva segnato il best lap in 1'48”4. Tre decimi meglio di chiunque altro insomma: Morbido ha ampiamente meritato la vittoria, e si è riportato alla distanza esatta di 25 punti dalla vetta della classifica. Se non fosse che Mir continua a conquistare podi, regolare come un orologio, per il nostro Franco nazionale le possibilità di conquistare il titolo sarebbero ancora più importanti. Quartararo in fondo dista solo 11 lunghezze e viene male a pensare a tutti i punti lasciati per strada da Morbidelli per colpe non sue: il motore rotto a Jerez quando era in lotta per il podio, l'incolpevole incidente a Spielberg (quando Zarco gli ha tagliato la strada), o la manovra di Aleix Espargaro nel secondo gp di Misano che lo ha mandato al tappeto. In quell'occasione Franco è riuscito a ripartire e a prendere qualche punticino, ma cosa avrebbe potuto fare senza quel sabotaggio? Recriminare non serve, il passato caso mai può infondere ulteriore fiducia per un finale di stagione ad alto livello.

Meditate gente
La Ducati ha fatto una moto progettata sulle vecchie Michelin, ed è rimasta fregata. La Desmosedici con questa posteriore non lavora: una gara si salva Johann Zarco, quella prima nessuno, la pioggia resuscita Danilo Petrucci in Francia o a Misano la pista dice bene a Pecco Bagnaia, ma nel complesso di una stagione nessuno cava fuori un ragno dal buco. E che dire dell'anteriore? Chiedere a Quartararo, che lo scorso gran premio è finito nelle retrovie perché aveva una pressione adatta solo a guidare davanti. La gomma – soprattutto la soft- si scalda a rimanere in scia e chi sta dietro - principalmente se guida una Yamaha- subisce un degrado marcato. Vero è che gli pneumatici sono gli stessi per tutti, ma un tale grado di estremizzazione delle variabili che determinano una resa più  omeno buona della gomma finisce per trasformare il gran premio in una specie di lotteria. Al momento mancano tre gare - sempre se si correranno tutte, a causa del Covid- alla fine del mondiale: speriamo che non sia uno pneumatico a rivelrarsi l'ago della bilancia iridata, magari proprio all'ultimo gran premio.
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