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Ivano Beggio: “Prendemmo Valentino Rossi perché era figlio di Graziano”

Nel 1996 Valentino Rossi iniziò la sua carriera nel Mondiale 125 con Aprilia. Nella sua autobiografia postuma, il patron della casa di Noale ha raccontato il debutto di quel ragazzino che poi è diventato nove volte campione del mondo: "Lo consideravamo soprattutto come il figlio di Graziano"
"Vederlo mi dava sempre una grande energia"
È da poco disponibile l'autobiografia di Ivano Beggio, realizzata prima della sua scomparsa nel 2018, un'opera che ripercorre la storia di Aprilia e del suo patron, con tanti retroscena, anche sportivi. Aprilia infatti fu una fucina di piloti di talento, uno su tutti Valentino Rossi, ma non dimentichiamo che nel reparto corse di Noale passarono personaggi come Max Biaggi, Tetsuya Harada e Loris Capirossi. 
Beggio racconta dell’arrivo di Rossi nel Motomondiale e del primo contratto firmato, era il 1996. Il capitolo è intitolato “Il ciclone Valentino” e racconta: “Tutta la lotta intorno a Biaggi ha fatto passare in secondo piano il debutto di Valentino Rossi, che chiuse nono nel Mondiale e vinse la sua prima gara a Brno. Rossi è stato fatto arrivare nel mio ufficio da Pernat che lo considerava un giovane promettente, ma in realtà lo consideravamo soprattutto come il figlio di Graziano, un notevole talento italiano della 250 e 500. Graziano inoltre ci aveva aiutato a sviluppare la nostra 125, chi avrebbe immaginato che quel ragazzino a cui abbiamo fatto il suo primo contratto da 30 milioni di lire (Biaggi era intorno ai 2.000 milioni) sarebbe stato il protagonista del Mondiale destinato a diventare uno dei più grandi come Giacomo Agostini?” Quei 30 milioni di lire erano quasi 15.500 euro, mentre Biaggi correva per un milione di euro nella classe di mezzo. Beggio poi racconta del personaggio Valentino: “Quando vedo oggi Rossi correre, i miei pensieri vanno inevitabilmente a quel periodo estremamente felice. Di lui conservo un ricordo straordinario. Intorno a lui c’era sempre allegria e spontaneità, e non ricordo nessun disaccordo, né qualche momento di malumore con la squadra. Con la sua corte di amici poteva alleggerire e minimizzare qualunque situazione. Vederlo mi dava sempre una grande energia."

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