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Caprioni, una Africa Eco Race a corrente alternata: “Ma non stressatemi con i monocilindrici”

Paolo Caprioni ha trascorso la prima parte della gara cercando l'assetto giusto per la sua KTM 790, poi l'ha trovato e si è tolto qualche bella soddisfazione sui tratti veloci. Ma nel finale di gara ha rotto due motori e ha concluso... con una Husqvarna
Paolo Caprioni era venuto all'Africa Eco Race per portare avanti lo sviluppo della sua versione da rally della KTM 790 Adventure R, ma l'esperimento si è rivelato piuttosto complicato. Dopo avere passato i primi giorni a cercare la giusta taratura delle nuove sospensioni AirTender, nella quinta e sesta tappa finalmente sono arrivate le prime soddisfazioni per il pilota italiano. Le gioie sono però durate poco, perché la rottura di due motori in due giorni ha messo fine all'esperimento 2020 sulla moto austriaca.

Una difficile trasformazione
Al di là dei problemi di pressione dell'olio che hanno impedito al pilota italiano di arrivare a Dakar con la bicilindrica, l'impressione generale è che la nuova KTM sia una moto pensata per l'utilizzo su strada e nel fuoristrada amatoriale, anche impegnativo, ma la ciclistica non sia ancora adatta all'uso agonistico in offroad. Ne abbiamo parlato con lo stesso Paolo Caprioni, chiedendogli se per i prossimi appuntamenti ha intenzione di riesumare la sua vecchia 990 o se userà un monocilindrico, come ha fatto nell'ultima parte di questa Africa Eco Race.

Un banco di prova difficile
“Il progetto del vecchio 990 era ormai giunto a compimento, la moto era giusto che venisse pensionata. Noi abbiamo pensato di sviluppare questa 790 con un sistema di sospensioni innovativo: Airtender infatti unisce una molla tradizionale a un sistema ad aria. Le potenzialità ci sono, ma per mettere a punto il tutto serve un gran lavoro e al momento la vecchia moto è ancora più prestazionale di questa. Anche a livello di peso non abbiamo guadagnato chili, però è anche vero che il 990 nasceva per le gare, mentre questa è una moto che è stata pensata per l'uso stradale”. Il team Kapriony ha faticato non poco a trovare una messa a punto soddisfacente: “Eppure secondo me eravamo sulla strada giusta. Peccato che poi abbiamo avuto quel problema al motore, anzi, a entrambi i motori”. Con la pressione dell'olio non perfettamente calibrata, Caprioni si è trovato ad affrontare le dune della Mauritania. Così - a differenza del Marocco- le alte temperature del deserto nella seconda settimana di gara sono state un ostacolo insuperabile per la KTM e Paolo ha dovuto abbandonare il sogno di raggiungere Dakar sulla bicilindrica, dopo avere finito due motori in altrettanti giorni: “Abbiamo provato a fare un motore funzionante dai due che avevamo, ma purtroppo non è stato possibile. All'appello mancava sempre un pistone”.

Fedele alla linea
Alla fine Caprioni è salito sul podio dell'Africa Eco Race con una Husqvarna in prestito dal team Solarys, ma la scintilla non è scoccata nonostante un buon secondo giorno: “All'inizio ero terrorizzato. La moto davanti non ne voleva sapere di andare dritta, ma poi abbiamo rivisto il set up e devo dire che ora è tutta un'altra cosa, è molto più piantata. Ovviamente nel tecnico è molto più leggera dell'altra, ma non mi venite a chiedere di correre con queste biciclette” chiude Paolo scherzando.

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